Addio Stefano, il ricordo dei tuoi colleghi
Grande professionista e punto di riferimento della redazione Esteri per l’estremo oriente, Carrer era molto benvoluto al Sole 24 Ore. Di seguito riportiamo il ricordo dei colleghi
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Aveva quel suo modo di stringersi nelle spalle quando fumava all’aperto d’inverno, solo un berretto in testa per proteggersi dal freddo. Era come se si abbracciasse da solo, ma forse è solo la mia immaginazione.
Era una persona schiva Stefano e insieme gentile, come molti asiatici, a cui aveva finito per assomigliare. O forse era sempre stato un po’ asiatico dentro. E per questo amava - anzi: sentiva - il Giappone e sapeva raccontarlo così bene.
Era anche un lavoratore instancabile Stefano, un giornalista preciso, appassionato, serio, onesto.
Era una persona seria e onesta, che a volte si incupiva o brontolava quando aveva l’impressione che altri non lo fossero altrettanto. Spesso si lamentava anche di come il suo lavoro non fosse valorizzato a sufficienza: storie esotiche le sue, spesso scalzate da altri temi sulle pagine del giornale. E allora evviva il digitale: gli articoli online, i video... Stefano aveva imparato a fare tutto, lo faceva tanto e bene, qualche volta imprecando tra sè e sè davanti alla tastiera del computer, ma sempre con un sorriso gentile per i colleghi, sempre pronto a dare una mano in redazione, che fosse un pezzo da scrivere al volo - a qualunque ora del giorno e della notte - o un consiglio per un itinerario di viaggio in Giappone.
Proprio di Giappone abbiamo parlato l’ultima volta: gli raccontavo che mia figlia di 11 anni sogna di visitarlo, ne è talmente affascinata da essersi scaricata una app sul cellulare per studiare gli ideogrammi. Gli brillavano gli occhi: «Che bello... devi proprio portarla a fare questo viaggio».
Lo farò, Stefano, quando finirà questo maledetto virus che ci chiude in gabbia. E penso che per le strade di Tokyo in qualche modo ti troverò.
Non sono mai andata molto d’accordo con la religione, ma se c’è qualcosa lassù spero che per te sia un paradiso asiatico, pieno di ciliegi in fiore.
Sissi Bellomo
«Potere ai petali. Il rito del ciliegio in fiore in Giappone». Lo scrivesti un anno fa. Raro privilegio quello di poter parlare con un collega di quei mondi, di sfumature e sfaccettature. Che tu conoscevi come nessun altro. Ciao Stefano. La terra ti sia lieve.
Andrea Biondi
Qualche giorno fa ho ritrovato i blu ray della serie The Pacific, pochi intensi episodi prodotti da Tom Hanks e Steven Spielberg sulla seconda guerra mondiale, anzi sulla «guerra del pacifico» come avrebbe detto, correggendomi, Stefano. Già, lui sapeva tutto dei conflitti in Asia e qualche mese fa avevo promesso al mio «maestro di storia contemporanea» che glieli avrei portati. Poi settimana scorsa avevo iniziato a convertirli per inviarglieli come file. Non ho fatto in tempo. Stefano non potrà più raccontarmi del Giappone e della Cina. E non potrò più descrivergli cosa avevo visto in un viaggio nel Sol Levante o confrontarmi con lui sulle case automobilistiche giapponesi. E ancora oggi ricordo le volte che ci siamo incontrati ai salone dell’auto di Tokyo. E lui era sempre un passo avanti. Jya ne Stefano San
Mario Cianflone
Ciao Stefano e grazie per tutto quello che ci hai lasciato, andandotene via prima del tempo: gentilezza, profondità, passione per il lavoro, voglia di fare e di mettersi in gioco su tutti i media, curiosità.
Mi mancheranno le nostre chiacchierate sul Giappone, le tue analisi, la tua discrezione mista a timidezza: che in un mondo di saccenti rischia di essere scambiata per debolezza e invece è la virtù di chi è consapevole del proprio valore.
Grazie per tutto quello che ci hai lasciato.
Ci aiuterà a essere persone migliori.
Marco Lo Conte
Sarà strano non incontrarti più in quel tratto di corridoio che separa le nostre redazioni, strano non salutarti sulle scale di vetro interne, strano non vederti fuori all’ingresso del giornale, strano non sentire più la tua voce, vedere il tuo sorriso. Abbiamo perso tanto, Stefano, tutti noi. È stato un onore lavorare con te.
Isabella Della Valle
In porta, in difesa, a centrocampo e in attacco: poteva giocare in ogni zona del campo, e non era mai fuori ruolo. E sapeva stare anche in panchina, perché magari era il turno di qualcun altro o quel giorno gli toccava fare l’allenatore. Giocare con te è stato un onore, Stefano. Oltre che un piacere.
Marco Ferrando
Con Stefano ci conoscevamo dal lontano 1995, quando lui era in Finanza... mi è sempre piaciuto il suo modo di scrivere e raccontare... ma forse l’ho conosciuto veramente solo quando nel 2016 ho avuto la fortuna per lavoro di andare a Tokyo. Gli scrissi prima e, arrivata in città, Lui come sempre disponibile mi dedicò un intero pomeriggio e una serata. Grazie alla sua passione ho conosciuto quel Giappone che tanto amava con quel suo modo così delicato ma allo stesso tempo mai scontato, puntuale e originale. E anche dopo, parlando di Giappone e Asia, lui non si è mai risparmiato... quello che sapeva lo condivideva... cosa non banale, anzi spesso rara nelle redazioni.
Stefano è anche uno degli ultimi colleghi con i quali ho fatto il turno di mattina prima del lockdown... e che il nostro modo di lavorare cambiasse radicalmente... non scorderò più quel giorno....
Lucilla Incorvati
Un giorno, qualche anno fa, Stefano Carrer si avvicina a me. Mi propone un weekend lungo, per me e mia moglie, a Berlino. Lui aveva già pagato i biglietti aerei, il pernottamento in un hotel a 5 stelle e due biglietti per la Boheme in un teatro di Berlino, ma per un impedimento non poteva più partire. Così mi chiede se voglio andarci io al suo posto. Accetto entusiasta, ma gli propongo di rimborsargli il costo. Lui non vuole niente: mi regala il viaggio. Solo dopo ripetute mie insistenze accetta almeno 50 euro per i due biglietti per la Boheme. Perché Stefano era così: generoso.
Era generoso nella vita, era generoso nel lavoro. Quando viveva a Tokyo, come corripondente per Il Sole 24 Ore, rispondeva al telefono a qualunque ora della notte giapponese. Si metteva a lavorare nel cuore della (sua) notte, e mandava articoli sempre eccellenti: ben scritti, ben documentati, che trasudavano la passione che aveva per il giornalismo e per il Giappone. Era sempre in prima linea in tutti gli eventi che riguardavano l’area geografica che copriva: non si è mai tirato indietro neppure di fronte alle radiazioni di Fukushima. Era sempre lì. Con passione. Con generosità.
Il Sole 24 Ore perde un eccellente giornalista, preparato, di cultura, che parlava davvero il giapponese. Noi tutti perdiamo un collega, un amico. Ma soprattutto una brava persona.
Morya Longo
Io vorrei dire solo questo.
Il dolore è una dimensione privata. Quello che era Stefano Carrer sul piano professionale lo testimonia il suo lavoro, con la passione, mai appassita, con la quale raccontava la vita.
Antonella Olivieri
Estate 2017, redazione Online del Sole 24 Ore, turno di apertura. È mattina presto e chi si siede alla scrivania trova puntualmente un compagno diverso di desk ma lui c’è sempre, lì ad aspettarti. Tra i pezzi arrivati nella notte c’è una corrispondenza che viene dal Giappone, può parlare di temi alti o bassi, ma ha sempre un taglio originale, diverso da quello che trovi sugli altri giornali. Può parlare delle gesta diplomatiche in Corea del Nord dell’ex wrestler Antonio Inoki (sì, quello dell’Uomo Tigre) o di qualche giovane italiana che vive a Tokyo e si mantiene come traduttrice. Al centro, sempre la storia. Prima che tornasse dal Giappone - e lo conoscessi di persona - Stefano Carrer per me era essenzialmente questo: le storie che raccontava. Andrò a rileggermele, quando in giro per i corridoi mi mancherà il suo sorriso pensoso.
Francesco Prisco
Quello che mi ha sempre colpito di Stefano da quando l’ho conosciuto, prima per telefono da New York e poi come compagno di scrivania, era la sua grandissima capacità di farsi catturare dalle storie, piccola a grande che fosse, di buttarcisi dentro anima e corpo, di approfondire e capire, per poter poi raccontarne l’essenza, con quella schiva inquietudine che faceva di lui un grande e discreto curioso della vita e del mondo. Poi una volta scritta, era subito pronto a farsi catturare da un’altra storia che lo assorbiva completamente. Anche negli ultimi anni le poche volte in cui è capitato di lavorare insieme non era cambiato di una virgola: ogni volta ritrovavo quel suo sapersi stupire di fronte alla realtà e sapersi indignare, se del caso, di fronte alle cose. È stato davvero un onore lavorare con te! Buon viaggio, Stefano!
Pierangelo Soldavini
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