Superbonus 110%, stop alla cessione del credito dal 2024: ecco cosa cambia
Nella manovra lo stop da gennaio ai due meccanismi di utilizzo delle agevolazioni fiscali. Si torna al meccanismo della detrazione in dieci anni per blindare la contabilizzazione per cassa
di Marco Mobili e Gianni Trovati
2' di lettura
La manovra , insomma, si pone l’obiettivo di completare la normalizzazione di un Superbonus che ha travolto oltre ogni previsione i saldi del bilancio pubblico italiano, per riportare gli sconti fiscali dell’edilizia nei binari tradizionali seguiti per molti anni dai vecchi sconti del 50 e del 65% senza mai offrire sorprese alla dinamica dei conti.
In quest’ottica la conferma strutturale della possibilità di utilizzare le detrazioni in 10 anni, altra misura in arrivo con la manovra, serve a contenere il tratto regressivo dell’agevolazione, permettendone l’utilizzo anche a chi non dichiarando redditi alti spesso non ha capienza fiscale per assorbire lo sconto in quattro anni.
Il ritorno alla tradizione anticipato sul Sole 24 Ore del 13 settembre, con la rateizzazione decennale e la chiusura delle vie alternative che hanno creato quella sorta di moneta fiscale alla base della pesante ipoteca sul debito, serve però anche per provare a blindare la contabilizzazione per cassa dei nuovi crediti d’imposta indicata da Eurostat e Istat alla fine di settembre.
Un criterio, quello dei crediti etichettati come «non payable», che se non verrà rimesso in discussione facilita parecchio la gestione del bilancio pubblico, allineando gli effetti dei bonus sul deficit e sul debito e fermando la girandola degli impatti sul disavanzo che è impazzita nell’ultimo anno. E che complica ogni ipotesi di proroga anche per le scadenze sui lavori in corso nei condomini.
Sul punto la pressione politica rimane elevata, e anche i costruttori sono riusciti a spuntare qualche generica apertura nell’incontro a Palazzo Chigi con il Governo di venerdì scorso; ma altrettanto alto rimane il timore di aprire nei conti pubblici nuovi strappi complicatissimi da quantificare in via preventiva come dimostra in modo molto efficace l’esperienza di questi anni.
In ogni caso il dossier sugli sconti fiscali all’edilizia rimarrà aperto anche dopo la nuova stretta in manovra, che potrebbe trovare spazio nei testi iniziali oppure arrivare con maxiemendamento al termine dell’esame parlamentare per cercare di contenere un dibattito che si annuncia acceso. Perché in gioco rimane l’esigenza di proseguire negli incentivi al rinnovamento e all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, magari con strumenti più efficaci nel rapporto fra costi e benefici rispetto a un Superbonus che nonostante i quasi 100 miliardi di costo registrato fin qui ha interessato poco più del 3% degli immobili italiani.
Per trovare altro respiro finanziario il Governo ha introdotto il tema nella proposta di Repower Eu , l’integrazione da 19,2 miliardi del Pnrr inviata dall’Italia a Bruxelles il 7 agosto. La previsione è di destinare 4 miliardi, divisi a metà fra 2024 e 2025, al cosiddetto «Ecobonus sociale», chiamato così perché «indirizza il sostegno esclusivamente alle categorie di persone a basso reddito» come si legge a pagina 140 del documento italiano con la proposta alla Commissione.
Ma l’esame comunitario è ancora in corso, e a quanto risulta i tecnici dell’Esecutivo Ue hanno indirizzato più di un’obiezione all’idea di finanziare con questo programma un altro giro di crediti d’imposta all’edilizia, anche se riservati alle famiglie meno fortunate sul piano economico.
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