Addio a Tosoni, maestro di fisco per le imprese e l’agricoltura
Da più di trent’anni collaboratore del Sole è mancato ieri a Mantova. Una vita che ha combinato generosità e capacità professionale
di Maria Carla De Cesari e Jean Marie Del Bo
3' di lettura
«Ho lavorato in tanti studi professionali, anche più grandi di quello di Tosoni, ma il lavoro, quello vero, me lo ha insegnato lui». A parlare è una collega che si è formata nella fase iniziale della sua vita professionale sotto la guida di Gian Paolo Tosoni. Come spesso avviene nel momento del distacco emergono i ricordi migliori, quelli che ci fanno capire la portata della perdita con cui saremo costretti a misurarci d’ora in poi. Ma questa volta il lutto svela una verità più vera di altre.
I tanti amici e colleghi con cui Gian Paolo Tosoni ha condiviso il lavoro e la vita trasmettono l’immagine di un uomo generoso, come non tutti sanno essere. Un uomo che sapeva condividere. Dalle questioni professionali e di lavoro, dalla conoscenza teorico-pratica che ne faceva un fuoriclasse del diritto tributario, alle situazioni che nascono dalla frequentazione del giorno per giorno e che sanno andare oltre l’Iva o l’agricoltura e passare alle storie più personali.
Già, l’agricoltura. Perché la vita professionale di Gian Paolo Tosoni era iniziata come funzionario della Confagricoltura. Un mondo difficile, quello dell’agricoltura, dove la credibilità si conquista. Dove si sanno stimare le strette di mano che valgono come contratto. E in agricoltura la sua parola era diventata Cassazione a sezioni unite, fino a essere consultato dai ministeri prima delle scelte fiscali. Ma, a dimostrazione della poliedricità degli interessi, il suo ambito di intervento si era poi allargato fino a farlo diventare un’autorità in materia di Iva, reddito d’impresa e lavoro autonomo. Per arrivare, poi, alla nuova frontiera, quel superbonus su cui ha fornito nell’ultimo anno indicazioni con la chiarezza che lo contraddistingueva.
E questo ci porta all’avventura con Il Sole 24 Ore che lo ha visto in prima linea su tanti fronti: dalle pagine di Norme e tributi a quelle del Lunedì alle tante risposte fornite su L’Esperto risponde. Per arrivare all’impegno nei convegni e nella kermesse annuale di Telefisco di cui era una delle colonne. Con il convincimento che, come diceva, il Sole deve avere spirito critico, far vedere le incongruenze di leggi e circolari perché questo il lettore si aspetta da noi.
Un impegno e una generosità che si dispiegavano anche sul territorio in una logica di servizio che passava dalla carica di sindaco di Roverbella a quella della presidenza del Collegio dei ragionieri fino al lavoro al fianco delle aziende locali oltre che alla presidenza della multiutility di Mantova.
Il nostro era un rapporto che aveva la base in una comune consuetudine con i temi tributari. Di cui, certo, si discuteva. Ma la cosa più bella, quella che renderà queste giornate così difficili per il peso del distacco era l’allargarsi dei discorsi a un’intimità che andava dalle vicende più personali ai ricordi, dalle esperienze di lavoro a quelle con i figli e alle aspettative per il futuro. Oppure alla politica o al calcio (che passione per la Juve!). E che portava a contaminazioni suggestive e curiose. Come quando ci disse: «Vedi quel collega? Leggerlo è come vedere giocare Dybala. I suoi articoli hanno lo scatto che supera le difficoltà, che scioglie il nodo che sembra irrisolvibile con l’intuizione geniale». Non parlava, ovviamente, di sé. Ma questa definizione è centrata per lui.
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