Adele tra sentimenti e introspezione
Per la cantante con l'uscita di “30” l’artista londinese , che è al suo quarto disco, “la musica è la mia terapia”
di Fernando Rennis
2' di lettura
Quando cantava nei pub assieme a Florence Welch, con la speranza di realizzare i suoi sogni, Adele Laurie Blue Adkins sorprendeva già tutti con la sua voce, intensa e ricca di emozioni. Con l'uscita di “30”, l'artista londinese continua ad ammaliare il mondo intero, non solo per i record stracciati nelle piattaforme di streaming. Infatti, al centro del suo quarto disco c'è, come sempre, la sua esperienza personale, che questa volta tocca il delicato tema del divorzio e del conseguente tentativo di spiegare l'accaduto a suo figlio.
Più che un lungo rimorso, “30” è una sessione psicanalitica in cui Adele filtra il suo inconscio attraverso il senso di colpevolezza, l'ironia, l'amore incondizionato per la sua creatura e quello pieno di gratitudine verso il suo ex marito.
David Smyth sull'Evening Standard fa una riflessione più che giusta quando nota che nelle copertine dei primi due album gli occhi dell'artista sono sommessi, guardano in basso. Nel best seller “25” il primo piano ci consegna un viso che guarda dritto verso di noi, come a ribadire che pressione, vendite e l'esibizione a Glastonbury potessero stare tranquillamente sulle sue spalle larghe. Nella copertina di “30” il viso di Adele è di profilo e lei guarda “oltre”, magari verso un futuro meno turbolento.
Il quarto disco
Ad ogni modo, il quarto disco di Adele è l'ennesima raccolta di brani costruiti con maestria attorno alla sua voce. Il discorso vale sia per la minimale To Be Loved, arrangiata da Tobias Jesso Jr, sia per l'emotiva My Little Love – dove gli archi raggiungono la vetta compositiva del disco – che per l'overture affidata a Strangers By Nature. Il timbro di Adele scava dentro al sua anima e restituisce all'ascoltatore una voce che rende reali le sue pene e le sue speranze. Per quasi un'ora il suo diario è un libro aperto; un flusso di coscienza che sa trasformarsi in sussurro ma è capace di tramutarsi anche in melodie cristalline che emozionano per intensità e carica passionale.A giocare un ruolo fondamentale in “30”, come spesso accade, sono i collaboratori. Qui la lista è piuttosto fitta e comprende, tra i tanti, il paladino del revival teen pop di fine anni Novanta Max Martin e il pluripremiato compositore svedese Ludwig Göransson. Il merito di “30” risiede in una visione artistica più ampia che in passato, capace di pescare allo stesso tempo dal jazz e dal neo soul di Inflo, il produttore a capo del misterioso collettivo SAULT.
Il probabile difetto che il disco si porta dietro è legato alle aspettative riposte su quella che la Official Charts Company ha coronato l'artista femminile più venduta del 21° secolo nel Regno Unito. Con i suoi numeri, la trentenne di Londra rischia di lasciare un po' di amaro in bocca, indipendentemente da ciò che canta o dalla tessitura dei suoi brani. Ad ogni modo, Adele ha confessato in una recente intervista: «La musica è la mia terapia». Ascoltando “30” non si hanno dubbi sulla veridicità di questa affermazione.
loading...