«Adottate gli ulivi per salvare l’ambiente»: il rilancio green dell’agricoltore di Spezzano Albanese
Grazie ai social l’imprenditore Francesco Barbati estende il sostegno per recuperare l’oliveto di famiglia. E vuole adottare gli alberi abbandonati della sua zona
di Alessia Maccaferri
2' di lettura
«Anche mio nonno, che ha fondato l’azienda, era appena uscito da una epidemia, la Spagnola. Ora tocca a me» racconta Francesco Barbati, 38 anni, titolare di Olio In Erba, azienda agricola di Spezzano Albanese che ha lanciato l’iniziativa «Adotta un ulivo in biologico». Durante il lockdown «ho pensato a come rilanciare il mio oliveto biologico. Io non voglio vendere solo un prodotto ma un modello circolare, sostenibile. Questo virus è conseguenza dello sfruttamento delle risorse naturali, dalla deforestazione, dagli allevamenti intensivi».
Francesco Barbati sta recuperando l’uliveto di famiglia (800 piante), lasciato un po’ andare dopo che il padre era andato in pensione e lui con la Laurea in Economia aziendale aveva trovato lavoro in una multinazionale. «Poi il richiamo della mia vocazione è stato più forte e ho fatto questa scelta. Io offro olio extravergine puro certificato. Il terreno non viene concimato ma viene utilizzata un’antica tecnica, lo sfalcio meccanico delle erbe» racconta l’imprenditore cosentino. Le erbe spontanee vengono tranciate, fatte essiccare assieme alle frasche dei rami potati e leggermente interrate. Una sorta di autocompost naturale. «Inoltre abbiamo investito in una cisterna inox a chiusura ermetica per conservare l’olio sottovuoto», aggiunge.
Durante il primo lockdown Barbati matura la consapevolezza di voler dare un contributo maggiore alla sostenibilità. E ha l’intuizione di lanciare l’adozione a distanza per accelerare la sua attività. Ma come fare? Contatta Davide Dal Maso, 25 anni, esperto di social media per aziende importanti che nei mesi scorsi probono ha lanciato Aiuto digitale, per offrire sostegno a chiunque volesse riconvertire la propria attività economica. Proprio grazie ai social Barbati ha già trovato venti persone che hanno adottato un ulivo, donando 90 euro e in cambio riceveranno 6 litri di olio. Un costo medio-alto, che si comprende considerando che «con un approccio totalmente naturale gli alberi danno un numero di frutti inferiore rispetto alle colture concimate. Ma il concime sappiano essere responsabile di rilascio di gas serra nell’atmosfera» aggiunge Barbati. Inoltre queste colture preservano la biodiversità della zone e riducono il rischio di dissesto idrogeologico.
«Il mio sogno è riuscire a mettere in adozione tutti gli ulivi - aggiunge Barbati - E poi magari prendere accordi con proprietari dei terreni della zona e recuperare altri oliveti, che oggi sono in stato di abbandono, e che costituiscono un patrimonio locale importante, un bene comune».
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