Aerei, più lenta la ripresa del traffico. Iata: le compagnie bruceranno cassa per 95 miliardi di dollari nel 2021
Le prenotazioni di voli per l’estate sono inferiori del 78% rispetto a febbraio 2019. Il consumo di cassa previsto è il doppio delle previsioni precedenti. Più debiti per le compagnie.
di Gianni Dragoni
4' di lettura
Il problema è la cassa. Mentre il caso Alitalia tiene banco, perché la compagnia non ha i soldi per pagare tutti gli stipendi di febbraio, e venerdì ci sarà un vertice fra i ministri dello Sviluppo economico, dei Trasporti e (forse) dell’Economia, l’associazione mondiale dei vettori (Iata) avverte che quest’anno la situazione sarà peggiore di quanto previsto in dicembre. Pertanto le compagnie mondiali bruceranno più cassa, tra 75 e 95 miliardi di dollari, ovvero fino al doppio rispetto ai 48 miliardi stimati in dicembre.
Vaccinazione lenta e restrizioni ai viaggi
«Avevamo stimato fino a dicembre che nell’ultimo trimestre del 2021 le compagnie mondiali sarebbero tornate a generare cassa, ad avere un cash flow positivo. Invece bruceranno cassa per tutto quest’anno e anche all’inizio del 2022», hanno detto da Ginevra il direttore generale della Iata, Alexandre de Juniac e il capo economista, Brian Pearce. La colpa è della mancata ripresa del traffico, «a causa delle varianti del Covid, della vaccinazione più lenta e dell’aumento delle restrizioni ai viaggi decise dai governi», spiega de Juniac.
Prenotazioni per l’estate - 78% rispetto al 2019
Fino a dicembre la stima dell’associazione era che il traffico quest’anno si sarebbe ripreso rispetto al 2020 e avrebbe raggiunto in media il 51% rispetto ai livelli del 2019, prima della pandemia, in termini di passeggeri per chilometri (Rpk). «Adeso è chiaro che il primo semestre di quest’anno sarà più debole delle attese e ci sono rischi anche per il secondo semestre», ha osservato Pearce. «Le prenotazioni per l’estate, luglio e agosto, sono inferiori del 78% ai livelli di febbraio 2019, il periodo prima della crisi».
Due scenari, entrambi in ribasso
Di conseguenza adesso si fanno due scenari, entrambi peggiorativi. Lo scenario 1, quello cosiddetto «migliore», ipotizza che i governi eliminino le restrizioni ai viaggi internazionali dopo che nelle economia sviluppate saranno state vaccinate le persone delle categorie «vulnerabili», in tal caso il traffico potrebbe attestarsi al 38% del livello del 2019. Lo scenario 2, il peggiore, ipotizza invece che i governi siano «più prudenti», in questo caso il traffico si fermerebbe al 33% dei livelli pre-crisi.
Il flusso di cassa negativo
Con lo scenario 1 la Iata ipotizza che le compagnie mondiali brucerebbero cassa per 75 miliardi di dollari nell’intero 2021, con un andamento in miglioramento dai -33 miliardi di cash flow del primo trimestre a -7 miliardi nel quarto. Con lo scenario 2, il peggiore, le compagnie brucerebbero cassa per 95 miliardi di dollari. Dallo stesso dato di partenza del primo trimestre si arriverebbe a un flusso di cassa negativo per 16 miliardi nel quarto.
Troppi debiti
I risultati per cassa non coincidono con quelli del conto economico, nel quale ci sono anche voci che non hanno un effetto finanziario (per esempio gli ammortamenti), ma sono significativi perché la capacità delle compagnie di investire, per esempio nella flotta, è legata proprio al flusso di cassa. «La conseguenza dell’aumento del consumo di cassa sarà che le compagnie a fine anno avranno molti più debiti, troppi debiti per essere sostenuti», spiega Perace. Aumenterà il numero delle compagnie con necessità di ristrutturazione finanziaria o che finiranno in bancarotta.
Le perdite nei bilanci
Si preannuncia un 2021 ancora catastrofico per compagnie, aeroporti, società di servizi e per l’industria aeronautica commerciale. La Iata per il momento non modifica le previsioni sui conti economici delle compagnie annunciate a novembre. Dopo aver stimato perdite complessive aggregate per -118,5 miliardi di dollari nei bilanci del 2020 (dati non ancora definitivi), la Iata ha stimato per quest’anno perdite nette per -38,7 miliardi per tutte le compagnie mondiali. Se non ci sarà un’apprezzabile inversione di tendenza entro poche settimane, la stima sarà probabilmente peggiorata al ribasso.
Il «passaporto digitale» Iata Travel Pass
La Iata va avanti con la sperimentazione del «passaporto digitale», lo Iata «Travel Pass». In sostanza si tratta di una «app» che consente la gestione digitale delle credenziali sanitarie dei passeggeri, come la carta d’imbraco elettronica. Questo sistema consente ai passeggeri di avere tutte le certificazioni sanitarie, sui risultati dei test anti-Covid sostenuti prima della partenza del volo e/o di eventuali vaccinazioni, in forma digitale, sul proprio cellulare. Questi dati _ spiega la Iata _ possono essere condivisi con la compagnia con cui si vola in due modi, o mostrando lo schermo al check in, come quando si esibisce la carta d’imbarco elettronica, oppure con un “clic” inviandoli alla compagnia con cui si vuole volare. I certificati digitali possono essere condivisi, se richiesti, anche con le autorità sanitarie. Per la Iata questo passo è importante perché si ridurrebbe la possibilità di false certificazioni, più facili con i documenti cartacei.
Air New Zealand si aggiunge alla sperimentazione
La Iata sta sperimentando il «Travel Pass» con diverse compagnie. All’elenco si è appena aggiunta Air New Zealand, nella lista comunicata dall’asosciazione dei vettori ci sono già Singapore Airlines, Emirates, Qatar Airways, Etihad, Copa, Malaysia Airlines, RwandAir. Le sperimentazioni sono in corso in quasi tutte le aree geografiche, non ancora in Nord America. La Iata cerca ogni metodo per far tornare la fiducia nei viaggi. Ma è chiaro che il passaporto, anche se digitale, non può sostituire l’efficacia delle vaccinazioni o dei test prima del volo, un tasto su cui de Juniac continua a insistere perché si possano fare voli internazionali senza l’obbligo di quarantena all’arrivo.
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