Airbnb e altri affitti brevi, i portali devono riscuotere la cedolare secca
La sentenza del Consiglio di Stato n. 9188 del 24 ottobre 2023 recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione europea
di Enrico Bronzo
I punti chiave
3' di lettura
«Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato».
Federalberghi all’attacco
Ne dà notizia Federalberghi commentando la sentenza del Consiglio di Stato n. 9188 del 24 ottobre 2023, che recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione europea e ribadisce che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi.
«Federalberghi è intervenuta nel giudizio al fianco dell’agenzia delle Entrate per promuovere la trasparenza del mercato, - si spiega in una nota - nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza».
Entrate: 500 milioni di euro di arretrati
Federalberghi parla di 500 milioni di euro di tasse non versate da Airbnb all’agenzia delle Entrate. «Ci auguriamo che non si facciano sconti e che la web company americana venga invitata a pagare per intero le somme sottratte all’erario in questi anni, senza dimenticare sanzioni e interessi». Federalberghi conclude sottolineando che «il mancato versamento delle imposte è solo uno dei tanti problemi generati dal far west degli affitti brevi» e auspica che «si proceda celermente all’aggiornamento delle norme che disciplinano la materia. Occorrono regole, controlli e sanzioni, per tutelare i clienti, i lavoratori, i cittadini e le imprese».
Non ci sono più scuse
Già lo scorso 22 dicembre 2022 la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha dato parzialmente torto ad Airbnb nel ricorso sul regime fiscale italiano per le locazioni brevi introdotto nel 2017: la legge può chiedere di raccogliere informazioni e dati sulle locazioni effettuate, e soprattutto di applicare la ritenuta d’imposta alla fonte prevista dal regime fiscale nazionale. Complice una normativa europea più stringente verso le piattaforme digitali, dal 1° gennaio 2023 i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili affittati dovranno essere comunicati all’agenzia delle Entrate; gli host che non metteranno a disposizione questi dati rischieranno di essere «bloccati»
La posizione di Airbnb lo scorso dicembre 2022
«Airbnb ha sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come Dac7. In attesa della decisione finale da parte del Consiglio di Stato, continueremo ad implementare la direttiva Ue in materia».
Federalberghi si toglie il sasso dalla scarpa
Federalberghi punta l’indice contro Airbnb e, dati alla mano, rivela «le grandi bugie della shadow economy» sulla base di elaborazioni Incipit consulting e Centro Studi Federalberghi su dati Inside Airbnb.
§Innanzitutto, evidenzia in una nota in merito agli annunci relativi ad alloggi italiani pubblicati su Airbnb che «nella prima settimana di agosto 2023 sono oltre 503mila». «Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: più di 4/5 degli annunci (l’81,6%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.
Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti; quasi due terzi degli annunci (il 65%) sono pubblicati da host che amministrano più alloggi, con casi limite di soggetti che ne gestiscono più di 10.000 alloggi” segnala l’associazione degli albergatori di Confcommercio.
Inoltre, “non è vero che si tratta di attività occasionali: più della metà degli annunci (il 55,6%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno e non è vero che le locazioni brevi tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta: gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali”.
A questo proposito, segnala che “il Comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con 27.389 annunci, seguito da Milano (23.656), Firenze (12.117), Napoli (9.353), Venezia (8.130) e Palermo (6.402)” mentre “la regione con più alloggi disponibili su Airbnb è la Toscana, con 66.986 annunci, seguita da Sicilia (57.144), Lombardia (54.704) e Puglia (45.785)”.
La dichiarazione di Airbnb
«Airbnb ha sempre inteso collaborare con le autorità in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando la normativa europea di riferimento sulla rendicontazione, nota come Dac7. Stiamo analizzando la sentenza e valutando le iniziative più opportune da intraprendere».
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