Affitti on line: ecco le Regioni anti-furbetti in attesa della stretta del Governo
di Marzio Bartoloni
3' di lettura
Il Governo giallo-verde ha promesso di intervenire: «Basta praterie», ha annunciato prima dell’estate il ministro del Turismo Gian Marco Centinaio. Che presto dovrebbe presentare il suo progetto per combattere gli abusivi che affittano le case vacanze senza pagare le tasse. Un progetto che gira intorno all’obbligo di indicare un codice identificativo per ogni appartamento affittato on line nelle piattaforme come Airbnb che oggi conta 400mila annunci solo in Italia. Ma in attesa della stretta del Governo già diverse Regioni stanno sperimentando il codice identificativo. E non mancano esempi anche all’estero.
GUARDA IL VIDEO - Airbnb Italia: sugli affitti online sì a regole, ma no al caos
Finora sono cinque le Regioni che in ordine sparso hanno legiferato in materia. Non senza intoppi, tra ricorsi e norme attuative da scrivere. E con il rischio di creare confusione per un turista che in ogni Regione si trova con regole diverse. In Sardegna le strutture ricettive da luglio 2017 devono esibire lo Iun (Identificativo univoco numerico) da pubblicarein tutti gli annunci. L’obbligo è stato esteso la scorsa estate anche agli appartamenti e proprio in questi giorni sono arrivate le regole attuative. Il Piemonte ha deliberato lo scorso giugno introducendo un codice identificativo regionale che viene assegnato da ciascun comune esclusivamente agli alloggi dati in locazione turistica. Ma dopo le polemiche ne è stata sospesa l'entrata in vigore. Anche in Lombardia il «Cir» (Codice identificativo regionale) è obbligatorio per tutte le strutture ricettive extralberghiere. Ma l’entrata in vigore del provvedimento, prevista da il 1 settembre, è stata posticipata al 1 novembre. Uno slittamento dovuto, probabilmente, all’attesa della sentenza della Consulta sul ricorso di legittimità costituzionale presentato il 6 aprile dal governo proprio sulla legge regionale. Nel Lazio il codice identificativo è già in vigore per tutti gli annunci di strutture alberghiere e alloggi per uso turistico. Infine c’è il Veneto che ha appena messo a punto una legge ad hoc sul codice identifricativo ora all’esame del Consiglio regionale.
Ma cosa si prevede a livello nazionale? Le norme approvate dal precedente Governo Gentiloni prevedono che gli affitti brevi (di durata non superiore ai 30 giorni) scontino la cedolare del 21%, che viene trattenute e versata al fisco subito in caso il pagamento sia gestito da “intermediari immobiliari” (agenzie e portali), ma Airbnb che è la piattaforma più utilizzata si è chiamata fuori da questo adempimento perché non vuole essere chiamata a fare da sostituto d’imposta. Sulla norma pende anche un ricorso alla giustizia amministartiva. Il risultato è che degli 83 milioni di gettito attesi nel 2017 nella casse pubbliche ne sono entrati soltanto 19. Il nuovo Governo ora si prepara alle contromisure: tutte le strutture ricettive, comprese le case affittate on line, dovranno munirsi di un codice identificativo. E per chi non lo utilizzerà scatteranno multe - ha detto il ministro Centinanio - fino a 100mila euro. L’obiettivo di fondo - se il progetto passerà - è quello di unificare a livello nazionale i vari codici identificativi regionali. E all’estero? Città turistiche come Barcellona, Parigi e San Francisco già impiegano il codice identificativo. Tra i casi modello per semplicità c’è quello del Portogallo che prevede l'ottenimento del codice al momento dell'inserimento dell'annuncio sulla piattaforma collegata on line alla pagina dell’amministrazione pubblica.
A nche la stessa Airbnb apre all’introduzione di un codice identificativo, a patto che serva a semplificare la vita di chi affitta e sia unico per tutto il Paese: «Doveroso l'impegno per la legalità, ma serve riconoscere i diritti di chi affitta casa occasionalmente. Tra leggi nazionali e regionali oggi c’è confusione. Aggiungere nuovi adempimenti alla giungla attuale non vedo come possa funzionare», ha spiegato Matteo Frigerio, Country Manager Airbnb Italia. «Se invece l'intenzione - come sembra - del ministro Centinaio è quella di semplificare istituendo un codice identificativo unico, attraverso un portale nazionale, ha tutta la nostra attenzione e collaborazione». Soddisfazione per l’idea di istituire un codice identificativo unico arriva da Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi: «Con Airbnb e le strutture extralberghiere - ha spiegato al convegno “Hotel Reloaded” - non c'è nessuna guerra, sono convinto che ci sia spazio per tutti ma non ci deve essere concorrenza sleale. Noi siamo host, fuori non ci possono essere ghost».
loading...