Agcom, il faro sulle Tlc fra crisi dei ricavi e attesa sulla rete Tim
La relazione del presidente Agcom, Giacomo Lasorella, al Parlamento sull’attività dell’Authority. Che si trova a operare in un contesto caratterizzato da cambiamenti, ma anche da situazioni di crisi come per il mercato delle Tlc o dell’editoria tradizionale
di Andrea Biondi
I punti chiave
3' di lettura
Un mercato in crisi, con calo di ricavi e anche di investimenti, che comunque restano elevati in rapporto al fatturato (25%), ma con un denominatore in calo costante. È a tinte indubbiamente fosche la fotografia del settore Tlc che traspare dalla relazione Agcom al Parlamento. La presentazione fatta dal presidente dell’Autorità Giacomo Lasorella ritrae i contorni del settore che, in ambito comunicazioni, genera le maggiori preoccupazioni.
Mercato Tlc in trasformazione
«L’azione del regolatore è stata fortemente condizionata dall'incertezza relativa alla possibile trasformazione, peraltro ancora in corso, degli assetti strutturali e proprietari dell'operatore dominante», afferma il presidente Agcom. Il dibattito sulla vendita della rete Tim è ovviamente una variabile determinante quindi in un mercato che comunque mostra dei cambiamenti strutturali: la fusione delle attività retail di Linkem e Tiscali o l’entrata di nuovi operatori «in segmenti di mercato precedentemente non presidiati: Iliad e postePay nella rete fissa». Inoltre «negli ultimi cinque anni le linee in tecnologia Fttc e Ftth sono passate dal 36% a quasi il 70% degli accessi complessivi, anche se, come in passato, permangono non marginali differenze tra il Nord e il Centro, da una parte, e il Sud e le Isole dall'altra»
Flessione di ricavi, margini e investimenti
I numeri della crisi delle Tlc sono tuttavia eloquenti: «Nelle comunicazioni elettroniche si sono ridotte ulteriormente le risorse, -3,3% rispetto al 2021, soprattutto per effetto della flessione dei ricavi nel segmento della telefonia mobile». E ancora: «Il valore complessivo del settore si attesta oggi intorno ai 27 miliardi di euro, evidenziandosi tuttavia per il 2022 una flessione del rapporto tra margine lordo e ricavi.La riduzione delle risorse disponibili ha avuto effetti negativi anche sull'andamento degli investimenti: in rapporto ai ricavi, nel 2022, gli investimenti restano superiori al 25% ma si riducono in misura non marginale in termini assoluti: -7,3%, passando da 7,49 a 6,95 miliardi di euro». In definitiva «lo scorso anno i processi di riorganizzazione aziendale hanno prodotto una riduzione degli addetti diretti del settore, stimabile in circa 1000 unità, per un totale di circa 56.000 addetti a fine 2022». Quelli delle Tlc sono numeri critici accompagnati a un’attività passata attraverso l’aumento delle tariffe wholesale per il passaggio sulla rete Tim e l’avvio della consultazione di mercato per gli anni che vanno dal 2024 al 2029.
Le difficoltà dell’editoria tradizionale
Anche sui media però c’è da affrontare uin momento particolare, di cambiamento ma anche di crisi seppur non generalizzata. Perché, spiega il presidente Lasorella «in tale mercato si conferma il declino strutturale del comparto editoriale - stampa quotidiana e periodica - e la tenuta di quello televisivo, insieme alla crescita dei ricavi di quello radiofonico». Nel contempo «si registra un'ulteriore crescita dei ricavi, dell'offerta e del numero di abbonati dei servizi Video on demand, offerti su piattaforme internet».
Il «cantiere» sui media
Il cantiere delle misure è aperto: si va dal regolamento sulle procedure istruttorie per la verifica delle posizioni lesive del pluralismo in ambito del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic) con la delibera n. 265/22/CONS alla «adozione di linee guida e di prescrizioni regolamentari volte a garantire la prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale, e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre» con la delibera n. 14/23/CONS. In quest’ultimo caso l’idea dell’urgenza arriva dalla considerazione che la prevalenza dei servizi on demand rischi di diventare insostenibile se anche in prima battuta le schermate delle smart tv dovessero indirizzare verso i servizi Vod.
Il focus sull’audiovisivo
Il lavoro sull’ambito media, molta attenzione l’Authority sta rivolgendo ai rapporti e agli equilibri fra servizi media audiovisivi e produttori indipendenti di contenuti. Da qui il nuovo regolamento riguardante gli obblighi in materia di opere europee e indipendenti - delibera n. 424/22/CONS - in attuazione del Tusma e l'Autorità ha inviato una specifica segnalazione al Governo per una semplificazione delle norme in tema di quote europee ed un loro adattamento al nuovo contesto di mercato. In ultimo Agcom ha messo in consultazione un testo sulle misure per garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. Influencer – i più grandi – da trattare quindi alla stregua di emittenti Tv e servizi di video on demand.
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