ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl bilancio dell’Asvis

Agenda 2030, anche in Italia è urgente cambiare passo

Sul fronte economico servono più investimenti nelle infrastrutture e persiste una forte componente di lavoro nero

di Giulio Lo Iacono (*)

L’Italia riciclata di Michelangelo Pistoletto al Museo Omero per la Giornata nazionale del paesaggio ad Ancona

4' di lettura

«A metà del percorso la promessa dell’Agenda 2030 è in pericolo». Questa frase, pronunciata dal Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, durante l’ultimo Sdg Summit a settembre, sintetizza bene lo stato dell’arte dell’Agenda 2030 nel mondo. Secondo l’Onu, infatti, solo per il 12% degli Obiettivi siamo sulla buona strada per rendere concreto il processo di sviluppo sostenibile entro la fine del decennio.

Lo sviluppo sostenibile globale, minacciato anche dai recenti drammatici conflitti in Medio Oriente e in Ucraina e dalle crisi energetiche e pandemiche, vive dunque un momento difficile che interessa anche il nostro Paese, come illustrato dall’ottavo Rapporto “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, realizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), pubblicato il 19 ottobre. Gli indicatori elaborati dall’Asvis per l’Italia mostrano, infatti, peggioramenti rispetto al 2010 per povertà, sistemi idrici e igienico sanitari, qualità degli ecosistemi terrestri e marini, governance. Si registra una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo, alle disuguaglianze e alla sostenibilità delle città. Ci sono invece miglioramenti molto contenuti su istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione e infrastrutture, lotta al cambiamento climatico. Per gli ambiti della salute e quello dell’economia circolare i miglioramenti sono più significativi.

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Focalizzandosi sulla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile, dal 2015 al 2021 la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5%. Continua inoltre ad allargarsi la forbice delle disuguaglianze tra ricchi e poveri mentre la spesa pubblica per sanità e istruzione dell’Italia è nettamente inferiore alla media europea. Restano irrisolti i fenomeni dell’abbandono scolastico e della disoccupazione giovanile, rispettivamente all’11,5% e al 23,7%, inoltre 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano.

Si registrano una serie di difficoltà anche sul fronte ambientale: soffriamo di un’alta percentuale di perdite idriche, pari circa al 42%; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ per il 43% dei fiumi e dei laghi; il fenomeno del degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale. Anche sul fronte delle emissioni climalteranti le cose non vanno come dovrebbero, basti pensare che attualmente le energie rinnovabili rappresentano il 19,2% del totale energetico del Paese, una quota che non consente di intraprendere il processo di decarbonizzazione su cui ci siamo impegnati.

Passando alla dimensione economica, va ricordato che la ripresa registrata nel biennio 2021-2022 in seguito alla pandemia presenta segnali di debolezza. Per l’occupazione, per esempio, risulta evidente che da una parte vi è una crescita ma dall’altra persiste una forte componente di lavoro irregolare. Passi in avanti importanti sono stati compiuti sull’economia circolare e sul tasso di innovazione, seppur numerose imprese continuino a mostrare resistenze nell’investire nella trasformazione digitale ed ecologica. In generale, il Paese necessita di consistenti investimenti nelle infrastrutture, per renderle tra l’altro più resilienti di fronte alla crisi climatica. Meglio il capitolo sulla finanza che, pian piano, sta muovendosi nella direzione della sostenibilità, accompagnando così il mutamento delle preferenze dei consumatori. In evidenza inoltre, nell’ultimo decennio, la diminuzione degli omicidi volontari e della criminalità predatoria mentre crescono reati come le violenze sessuali (+12,5%), le estorsioni (+55,2%), e i reati informatici quali truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012); male il sovraffollamento carcerario, che ha ripreso a salire nell’ultimo biennio.

Per recuperare il terreno perduto appare indispensabile l’adozione di un approccio politico-culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private. A tal proposito l’Asvis avanza una serie di proposte, alcune implicano risorse finanziarie significative, altre sono a “costo zero” o quasi. Molte, peraltro, sono in linea con le raccomandazioni dell’Ue all’Italia, vediamone qualcuna. Lo scorso mese il Governo ha approvato la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile a cui ora bisogna dare attuazione, costruendo in primo luogo un serio sistema di valutazione ex ante delle politiche rispetto all’Agenda 2030. Le bozze del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) e del Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti Climatici (Pnacc) devono essere rafforzate e finalizzate il prima possibile per guidare un ampio insieme di politiche economiche, sociali e ambientali da sostenere con adeguati finanziamenti. L’Italia deve poi dotarsi di una Legge per il clima, come già fatto dagli altri grandi Paesi europei. Bisogna inoltre agire per contrastare qualsiasi forma di disuguaglianza redistribuendo il carico fiscale e ottimizzando le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari. Al contempo, va aumentata l’occupazione giovanile e femminile combattendo qualsiasi forma di discriminazione, e va accelerato il processo di innovazione tecnologica, organizzativa e sociale. Alla constatazione che l’Italia procede a rilento non deve corrispondere un sentimento di disfattismo. È ancora possibile cambiare passo, bisogna far comprendere che scegliere la sostenibilità conviene sia dal punto di vista sociale e ambientale sia da quello economico.

Oltre che “in casa”, la partita dello sviluppo sostenibile si giocherà anche nei grandi consessi internazionali. L’Italia è chiamata a essere protagonista nella prossima Cop 28 sul clima di Dubai e in occasione del G7, di cui avrà la presidenza nel 2024, che secondo le prime indiscrezioni si concentrerà su cinque priorità: conflitti nel mondo, sicurezza economica, sicurezza energetica, migrazioni e relazione con l’Africa, con un’attenzione particolare alle questioni climatiche. Opportunità che non possiamo sprecare.

Segretario generale Asvis

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