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Agilità in azienda: fondamentale per i Ceo, ma la adotta un’impresa su cinque

Privilegiare efficienza e adattabilità è il primo passo da compiere per avere più possibilità di cavalcare la ripresa e di tornare a crescere

di Gianni Rusconi

3' di lettura

Il 90% delle figure apicali delle aziende europee afferma che l’agilità organizzativa – a livello di leadership, di processo e relativa al portfolio prodotti e alla tecnologia - è un punto fondamentale per poter indirizzare la crescita e le performance del business. Fin qui nulla di nuovo, perché i benefici operativi dell’essere unimpresa “agile” sono un assunto consolidato da tempo, anche prima dello scoppio della pandemia. Ed è inoltre diffusamente riconosciuto che esista una correlazione fra questa caratteristica e i risultati raggiungibili anche in fatto di time to market, fidelizzazione dei clienti e acquisizione di talenti.

Il punto di rottura, evidenziato chiaramente da una ricerca condotta da Idc per conto di ServiceNow (software house americana specializzata nei workflow digitali) che ha coinvolto oltre 870 senior decision maker di grandi aziende di vari settori del Vecchio Continente, è nella sovrastima che molti Ceo hanno delle loro capacità di sviluppare l’agilità all’interno delle proprie organizzazioni. La maggioranza delle imprese, in altre parole, è solo all’inizio del proprio viaggio verso questo “status” organizzativo.

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L’analisi di vari fattori aziendali ha portato gli esperti a delineare differenti tipologie di agilità organizzativa, catalogando di conseguenza le aziende in cinque distinte categorie (agili, sincronizzate, in movimento, disconnesse e statiche). E così emerso come solo il 21% del campione oggetto di studio si trovi nei due livelli superiori e come il 34% si fermi ai due livelli più bassi.

La dicotomia fra la convinzione dei Chief Executive Officer e l’effettiva maturità di questo modello dentro le imprese è quindi esplicita e l’osservazione a firma di Phil Carter, Chief Analyst Europe di Idc, lascia poco spazio alle interpretazioni: “Poche organizzazioni hanno abbracciato pienamente l’agilità e l’urgenza di diventare più agili è oggi chiara più che mai, perché non si tratta solo di sopravvivere ma di avere successo, e per farlo le aziende devono accelerare il cambiamento partendo dal sapere dove si trovano”.

Costruire una bussola verso l’agilità, privilegiando componenti quali l'efficienza e l'adattabilità, è quindi il primo passo da compiere per tutto il management per avere più possibilità di cavalcare la ripresa e di tornare a crescere. Solo chi dimostra una certa dinamicità operativa, si legge ancora nello studio, può scaricare a terra vantaggi in termini di ricavi, maggiore produttività e ottimizzazione dei costi e massimizzare le performance anche in altre aree aziendali.

Oltre la metà (il 53% per la precisione) delle aziende catalogabili come “agili” ha ottenuto infatti ritorni eccellenti in termini di customer experience (rispetto a meno di un quinto delle organizzazioni in generale), traendo valore da modelli flessibili per orientarsi rapidamente nei confronti delle preferenze dei clienti e facendo leva su una forza lavoro soddisfatta e qualificata. Raggiungere il mercato più velocemente, accelerando i cicli decisionali e i processi di sviluppo del prodotto e di pianificazione del budget, è come detto uno dei principali benefici derivanti dall’essere un’organizzazione agile.

Poco meno della metà (il 47%) delle imprese con questo requisito oggetto di indagine si considera la migliore in termini di time-to-market (la percentuale scende al 13% medio per le aziende europee) e oltre un terzo (il 36%) conferma di aver riportato un eccellente risultato per quanto riguarda le quote di mercato.

Lo scotto da pagare per le aziende statiche, e cioè scarsamente flessibili in termini organizzativi e strategici (anche sotto l'aspetto tecnologico, spesso ancorato a sistemi legacy) e con una leadership poco propensa alla collaborazione e all’innovazione, rischia di essere particolarmente sostenuto in un momento di incertezza come quello attuale.

L’agilità - come suggerisce invece Filippo Giannelli, country manager di ServiceNow per l’Italia - non deve essere il punto di arrivo ma un percorso e la maggior parte delle aziende europee si trova a metà strada, né troppo indietro né troppo avanti, e non ha ancora realizzato appieno il proprio potenziale”. Il viaggio verso l’obiettivo della resilienza e dell’adattabilità di fronte a qualsiasi variabile, insomma, è tutt’altro che completato ma per chi resta indietro, questa la sensazione, sarà sempre più difficile recuperare il terreno perduto.

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