Agricoltura, il deficit idrico tocca il -65%
Il Piemonte corre ai ripari: stanziati 55 milioni per realizzare micro invasi e ammodernare gli impianti irrigui. L’acqua dei fiumi tocca il -15%
di Claudio Andrea Klun
4' di lettura
Dopo un 2022 annus horribilis per la siccità e il caldo, il 2023 si preannuncia ancora peggio dal punto di vista della mancanza di precipitazioni in questi primi tre mesi. La Regione Piemonte corre ai ripari, e, in aggiunta alle misure per risparmiare acqua, stanzia 55 milioni di euro da destinare a interventi di breve e medio periodo per ammodernare gli impianti irrigui e realizzare micro invasi, ma prima che queste misure possano portare sollievo alla coltivazioni, bisognerà aspettare un anno. Il 2023, quindi, resterà “scoperto”, sperando che in primavera ed estate la siccità non torni ai livelli dello scorso anno. Sono questi alcuni degli aspetti approfonditi al convegno “La risorsa idrica in Piemonte”, organizzato dalla Regione Piemonte con la partecipazione di stakeholder istituzionali, del mondo della ricerca e universitario.
«Eravamo la Regione esperta nella gestione delle alluvioni, oggi invece dobbiamo focalizzarci sull’ emergenza idrica, a testimonianza dell’effetto del cambiamento climatico» ha sottolineato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, spiegando che la scelta di Palazzo Lascaris è quella di un approccio scientifico, «basato sui dati elaborati da Arpa Piemonte che ci permettono di fare previsioni e adottare tempestivamente le azioni necessarie per far fronte alle problematiche del futuro».
Nel tracciare gli scenari climatici di lungo periodo e i loro effetti sull’agricoltura piemontese nel trentennio 2020–2050, secondo Barbero, direttore generale dell’Arpa Piemonte, dopo aver ricordato che nel 2022 si è registrato il peggiore deficit idrologico degli ultimi 65 anni (111 giorni consecutivi senza pioggia in inverno, temperature di oltre 2 gradi al di sopra della media e una primavera con un caldo al di sopra della norma, che ha provocato lo scioglimento anticipato delle nevi), ha sottolineato che «nonostante le nevicate degli ultimi giorni, nelle nostre Alpi la situazione attuale di acqua immagazzinata nella neve è del 60% inferiore alla norma e nei primi mesi dell’anno 2023 il Piemonte ha registrato un deficit idrologico di -65%». Inoltre, le previsioni future indicano che a fine secolo in Piemonte ci possa essere un ulteriore aumento di 2 gradi della temperatura, nello scenario più ottimista, e di 5 gradi nello scenario più pessimista.
Di conseguenza, secondo il direttore dell’Arpa, «dobbiamo aspettarci una variazione del regime idrogeologico dei fiumi piemontesi: solo per effetto di questo nuovo regime, nel trimestre estivo giugno, luglio, agosto, avremo in un anno medio un -10/15% di disponibilità di acqua nei fiumi, proprio perché il nuovo regime idrogeologico avrà anticipato la fusione delle neve. Questo è un dato di partenza dal punto di vista delle programmazioni. Ci si sta muovendo per mettere a disposizione del mondo dell’agricoltura nuovi strumenti ed elementi per usare al meglio la risorsa acqua, quali le osservazioni aggiornate con dati satellitari e tutte le informazioni utili da un punto di vista agroalimentare, con le previsioni a 15 giorni con tutti gli elementi utili per la programmazione».
Carlo Grignani, direttore del Disafa (Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari) dell’Università degli studi di Torino, ha analizzato le prospettive di modifica e adattamento del sistema colturale piemontese, sottolineando che, per far fronte alla siccità e alla temperatura eccessiva, occorre modificare i metodi irrigui, migliorandone l’efficienza a scala di campo e di territorio, preferendo all’irrigazione per scorrimento, che ha costi contenuti ma una bassa efficienza, la microirrigazione e soprattutto l’irrigazione a pivot. «Noi non ci aspettiamo uno stravolgimento colturale, perché tutti i dati ci dicono che dobbiamo rimanere con le piante che abbiamo, ma coltivandole in maniera un poco diversa, agendo sulla leva del ciclo colturale per arrivare ad avere forse sistemi soltanto invernali – ha spiegato –. Per il mais, bisogna puntare ad anticipare il più possibile la semina, che si traduce in una riduzione di consumo idrico. Per il riso, molte ricerche evidenziano che si può effettivamente anche coltivarlo non in sommersione».
L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa ha annunciato che «la Regione Piemonte nel 2022 ha messo a disposizione 2,4 milioni di euro sul bando per la progettazione di infrastrutture irrigue a favore dei Consorzi e con la nuova programmazione dello sviluppo rurale 2023-2027 sono 55 milioni di euro le risorse assegnate per realizzare invasi e per l’irrigazione in agricoltura, a sostegno di Consorzi irrigui e di bonifica e delle aziende agricole piemontesi».
La strategia che la Regione intende perseguire per far fronte la siccità è a doppio binario: «Da un lato il risparmio della risorsa acqua e, dall’altro, interventi di ammodernamento nel breve periodo degli impianti irrigui, dotandoli di sonde e sistemi dell’agricoltura 4.0 che consentono di sapere quando la pianta è in sofferenza e di calibrare di conseguenza l’erogazione dell’acqua. Nel medio periodo, è prevista la realizzazione di micro invasi che consentiranno di stoccare l’acqua. Il problema è che prima di due anni, gli interventi non produrranno cambiamenti, per cui per il 2023 saremo scoperti e bisogna quindi sperare che quest’anno sia meno siccitoso» conclude Protopapa.
loading...