Agricoltura rigenerativa e capi dalla vita più lunga per ridurre l’impatto
La salvaguardia dell’ambiente è uno dei driver delle politiche sostenibili delle aziende della moda e del lusso, dalla produzione dei capi fino alla vendita nei canali outlet o second hand
di Marta Casadei
2' di lettura
La riduzione dell’impatto ambientale è il motore della rivoluzione sostenibile di cui il settore moda (e soprattutto lusso) made in Italy è protagonista. Una rivoluzione necessaria, in corso su più fronti: dalla produzione dei capi, che impiegano materiali a basso impatto, alla vendita, con modelli di business che allungano la vita del prodotto. «Il 73% di tutta la materia che entra nel sistema moda finisce in discarica o nell’inceneritore», ha spiegato al Luxury Summit Matteo Magnani, project manager della Ellen MacArthur Foundation, impegnata nella “costruzione” di un’industria della moda che produca capi durevoli - «sia fisicamente sia emotivamente» - utilizzando materiali riciclati o da fonti rigenerative, già progettati per essere riciclabili a loro volta e «offerti al mercato con business model circolari, come il second hand o il noleggio». E qui sta l’opportunità: nel 2030 secondo le stime della Fondazione, la percentuale assorbita da modelli di business circolari salirà al 23% del mercato del fashion arrivando a circa 700miliardi di dollari», ha aggiunto.
La moda da agricoltura rigenerativa è una delle sfide in cui è impegnata la Fashion Task Force voluta da re Carlo III (all’epoca Prince of Wales) e guidata da Federico Marchetti, fondatore di Yoox: «È uno dei nostri macro obiettivi. Il primo progetto ha coinvolto Brunello Cucinelli e l’Himalayan regenerative fashion living lab, ma presto ne arriveranno altri». L’altro obiettivo della Fashion Task Force è «il passaporto digitale, con tutte le informazioni sul capo, incluse quelle sulla riparazione e sul riciclo, accessibili al consumatore finale», ha ricordato Marchetti. Allungare la vita del prodotto è possibile anche riformando la distribuzione. Lo ha spiegato Donatella Doppio, regional director Italy di McArthurGlen: «Lavoriamo con i brand premium e del lusso proprio perché il prodotto possa avere una “seconda vita” negli store dei nostri designer outlet, a un prezzo ridotto. Questo anche per incontrare le esigenze dei consumatori che non hanno un budget elevato, ma scelgono di acquistare un prodotto di qualità o di un brand nei cui valori si riconoscono».
Proprio il riconoscersi in determinati valori ha portato ad evolversi un’azienda come Vivienne Westwood la cui fondatrice, scomparsa nel 2022, è stata pioniera nell’intreccio tra moda e sostenibilità: «Vivienne ha iniziato nel 2002 a lavorare sul piano creativo per portare all’attenzione tematiche sociali e ambientali - ha raccontato Giorgio Ravasio, country manager Italy di Vivienne Westwood -. L’azienda non ha potuto che seguirla su questi temi, avviando una trasformazione profonda: abbiamo eliminato le licenze a favore di accordi di produzione per diminuire le intermediazioni e avere maggior controllo e trasparenza».
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