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Agricoltura, saldo negativo per la bilancia commerciale

Le importazioni doppiano il valore dell’export. La produzione è in crescita del 18% (7,7 miliardi) determinata dall’aumento dei prezzi

di Pagina a cura diValeria Zanetti

 Annata negativa per la produzione di tabacco: l’aumento dei prezzi non ha controbilanciato l’incremento dei costi, compromettendo la redditività

3' di lettura

Aumento dei prezzi generalizzato e siccità hanno caratterizzato l’annata agricola 2022.

I rincari delle quotazioni delle materie prime, tra l’altro, hanno spinto in campo negativo la bilancia commerciale agroalimentare veneta che, dopo tre anni di segno più chiude con un saldo in rosso di 690 milioni di euro, contro l’attivo di 140milioni dello stesso periodo 2021. A influire sul risultato, ancora provvisorio, considerato che si riferisce ai primi tre trimestri dell’anno scorso (il definitivo sarà disponibile a giugno, ndr), è stato lo sbilanciamento del valore delle importazioni (+32,4%) rispetto alla crescita delle esportazioni (+15,1%).

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Il peso del primo si riferisce a commodity che hanno raggiunto prezzi stellari, anche a causa della guerra russo ucraina e della conseguente carenza improvvisa di olii e grassi vegetali per l’industria della trasformazione (prezzi al +127,1%), legname (+48%), tabacco (+46%). Anche l’impennata delle bollette energetiche ha influito sui risultati dell’agroalimentare, così come evidenzia il Report di Veneto Agricoltura sull’andamento del comparto agricolo veneto.

Il settore vale 7,7 miliardi di euro, con una crescita del valore della produzione del +18,4% sul 2021, da attribuire non tanto all’incremento dei raccolti quanto piuttosto all’aumento generale dei prezzi di mercato, gonfiati dall’inflazione. A influire sulle rese, anche l’andamento climatico, caratterizzato da elevate temperature estive e prolungati periodi siccitosi, che hanno determinato carenza d’acqua nei bacini idrici, ragion per cui i Consorzi di bonifica hanno dovuto procedere in diverse aree della regione a razionamenti. Uno scenario che si sta ripresentando quest’anno, vista la scarsità di precipitazioni.

La congiuntura e i mutamenti climatici si innestano sul contesto di un primario regionale in trasformazione strutturale, come dimostrano i numeri.

Cala, infatti, ancora la quota di imprese agricole, che da gennaio a fine settembre scendono a circa 60.100 (-1,8%), in linea con l’andamento nazionale (-1,2%). Le più resilienti tendono a strutturarsi: infatti aumentano le società di capitali (+3,9%) e di persone (+1,3%), mentre si riducono le ditte individuali (-2,6%), che comunque rappresentano ancora l’80% del totale. In lieve contrazione pure il numero delle imprese del comparto alimentare, in flessione, a circa 3.550 unità nei primi tre trimestri del 2022 (-0,6%). La novità sta nella crescita dei posti di lavoro generati dal primario, +9,5% sull’anno precedente, che porta gli addetti a circa 67mila unità (dati Istat). Si tratta di un andamento in controtendenza visto che nel NordEst il calo è del -3% e a livello nazionale addirittura del -5,2%. Il dato positivo dell’occupazione in agricoltura nel Veneto è in linea con l’andamento complessivo del mercato del lavoro regionale, che segna una variazione del +4,1%.

«In pratica la domanda di manodopera da parte dalle aziende del primario è riuscita ad assorbire una quota di esuberi registrati da industria e terziario, ammortizzando gli effetti delle crisi che si sono aperte nei mesi scorsi», osserva il direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua. Il bilancio dell’annata si è rivelato, nel complesso, positivo per i cereali autunno-vernini, visto che sono aumentati gli ettari coltivati a frumento tenero (96mila ha, +1%), grano duro (19.400 ha, +34%) e orzo (21.500 ha, +20,4%) e anche i prezzi dei prodotti (rispettivamente +43%; + 34,8%; +42%). Annata “no”, invece per i cereali a semina primaverile che hanno scontato gli effetti di caldo eccessivo e siccità: per il mais sono calate superfici coltivate (143mila ettari, -3%) e rese (7,1 t/ha, -29,6%). L’aumento dei prezzi (+37%) ha solo parzialmente controbilanciato la riduzione della produzione (1 milione di tonnellate, -31,7%). Giù anche la produzione di colture industriali, in particolare di soia, barbabietole e tabacco. In quest’ultimo caso l’aumento dei prezzi non ha controbilanciato l’incremento dei costi, compromettendo la redditività della coltura.

Bene il vitivinicolo, infatti la superficie vitata risulta ancora in crescita (95.910 ha, +2%), la produzione di uva è salita (15 milioni di quintali; +7,4%) per 12,6 milioni di ettolitri di vino prodotti (+7,3% rispetto al 2021). Stabile il prezzo (0,76 euro al chilo; +0,7%).

In crisi accentuata i segmenti dell’ortofrutta e della zootecnia. L’assessore veneto all’Agricoltura, Federico Caner, promette supporto al sistema agricolo veneto: «I fondi pubblici rappresentano un importante sostegno al primario. Nella programmazione 2023-2027 della Pac avremo a disposizione circa 500 milioni l’anno, quota importante che andrà ad alimentare la competitività delle nostre imprese, sempre più orientate verso la sostenibilità e l’innovazione. Ora la vera sfida è anche tutelare tutte le nostre produzioni, perché il “Made in Veneto” diventi un vero e proprio brand, capace di comunicare e assicurare qualità e autenticità di quanto prodotto nel nostro territorio», afferma.

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