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Agromed, da industria tessile a hub per l’ortofrutta (e il turismo enogastronomico) pugliese

Al via la riconversione dell’ex stabilimento Miroglio di Castellaneta (Taranto), ora destinato a progetti di filiera da candidare a finanziamenti europei e regionali

di Domenico Palmiotti

il complesso ex Miroglio ora sede di Agromed

3' di lettura

Dal tessile all'ortofrutta. Si avvia a nuova vita lo stabilimento di Castellaneta ex Miroglio che il gruppo piemontese, arrivato nel Tarantino negli anni 2000 col supporto di fondi pubblici (legge sulla reindustrializzazione), ha dismesso da diversi anni e ceduto al Comune al prezzo simbolico di un euro. Il sindaco di Castellaneta, Giovanni Gugliotti, che è anche presidente della Provincia di Taranto, ha ufficializzato la consegna dell'infrastruttura ad Agromed. Si tratta di una società benefit della Camera di Commercio di Taranto. La presiede Vincenzo Cesareo, già a capo di Confindustria Taranto.

Dalla cessione parte ora la riconversione del complesso, mai più utilizzato dopo la chiusura delle attività tessili. «Con la disponibilità dello stabilimento – afferma il sindaco Gugliotti – si avvia l'investimento di Agromed e diamo un messaggio di speranza al territorio. Il rilancio del sito e il ritorno in fabbrica dei lavoratori, aprono infatti una nuova stagione di sviluppo fondata sulla nostra naturale vocazione alle produzioni di eccellenza dell'ortofrutta».

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Agromed è un progetto nato molti anni fa ma sinora non si è avviato per difficoltà varie. Tra queste il sequestro per motivi ambientali dello stabilimento ex Miroglio, sbloccato nei mesi scorsi dalla Procura di Taranto. «Siamo in fase di start up – annuncia il presidente Cesareo –. Abbiamo appaltato la redazione del piano di sviluppo industriale, metteremo a gara il progetto esecutivo di rifunzionalizzazione del sito, visto che per anni è stato un opificio tessile, e nelle scorse settimane siamo stati a Berlino, a Fruit Logistic, con uno stand della Camera di Commercio, per dare il segno del nuovo corso».
«A Berlino – aggiunge Cesareo – abbiamo registrato un buon interesse degli operatori. Il progetto Agromed è atteso anche perché il suo primo obiettivo non è il lucro, ma costruire dei progetti di filiera da candidare a finanziamenti europei e regionali, attorno ai quali possano ritrovarsi produttori e agricoltori che diversamente, qualora si muovessero singolarmente, non riuscirebbero a sfruttare». Le iniziative su cui Agromed ha puntato la sua attenzione sono per ora due: “Facciamo Filiera” e “Local Turism”.

«A quest'ultimo progetto – spiega Cesareo – crediamo molto perchè riprende e consolida un'idea che nel nostro territorio, e in Puglia più in generale, si è già rivelata vincente. E cioè mettere insieme, integrandoli, il meglio di cultura, agroindustria ed enogastronomia partendo dall'agricoltura e facendo dei percorsi esperienziali in grado di attrarre e conquistare pubblico».

Per le filiere, invece, l'attenzione è rivolta a legumi e limoni. «Due filiere distinte – rileva Cesareo – che devono mettere insieme tanti produttori, i quali, avendo Agromed come capofila, avranno la possibilità di accedere a finanziamenti europei e regionali per innovare, qualificare il prodotto, acquisire massa critica e quindi esportarlo in quei mercati dove sarebbe problematico andare da soli. La chiave di volta resta sempre il valore aggiunto che Agromed può dare alle produzioni e ai produttori. La missione di Agromed resta quella di polo logistico dell'ortofrutta che vuole allungare la vita di scaffale dei prodotti, puntare sulla quarta e quinta gamma, effettuare l'essiccazione di frutta e verdura. Faremo anche mandorle sgusciate usando criteri di economia circolare. Ci sarà il riutilizzo di mallo e guscio delle mandorle a fini energetici».

«Ci rivolgiamo ai produttori vicini al territorio - esplicita Cesareo –. La terra è il fiore, i produttori agricoli la risorsa da valorizzare, i mercati, infine, l'obiettivo da conquistare aggregandosi e facendo massa critica. La grande distribuzione? Non l'abbiamo cercata e in verità non ci ha nemmeno cercato, ma quando avremo messo a punto le filiere e le nostre iniziative, é evidente che andremo a bussare alle porte della gdo. A valle del piano industriale ci sarà un'azione per la grande distribuzione».

In quanto alle risorse, il presidente della società dichiara che «si stanno utilizzando i residui attivi, nemmeno il capitale, degli 11 milioni che provengono da una vecchia delibera Cipe che é stata riprogrammata. Il capitale e ancora integro e lo useremo per il progetto industriale. Restano confermate le 28 assunzioni dal bacino degli addetti ex Miroglio».

«Certo – aggiunge Cesareo -, con le diverse vicissitudini che ci sono state, il programma è in ritardo. Saremmo dovuti andare a regime nel 2023. Penso che riusciremo in qualche modo ad accelerare ma puntiamo al 2024 quale data di entrata a regime di Agromed. Le assunzioni, però, cominceranno prima: pensiamo tra fine 2022 e inizio 2023. In fase di messa a punto del piano industriale – conclude – saranno poi definiti i quantitativi di produzione e di commercializzazione e da qui discenderà anche la ricerca dei produttori».

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