Ai biocarburanti un aiuto da 4,7 miliardi
di Jacopo Giliberto
4' di lettura
Via libera di Bruxelles all’incentivo italiano per biometano, bioetanolo, biodiesel e per tutti gli altri carburanti di nuova generazione ottenuti da maerie prime non petrolifere e non commestibili. In base alle norme dell’Ue sugli aiuti di Stato, la Commissione europea ha approvato un regime di sostegno italiano per la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati, tra cui il biometano avanzato. La misura contribuirà al raggiungimento degli obiettivi dell’Ue in energia e cambiamenti climatici, mentre rimarranno circoscritte le distorsioni della concorrenza.
Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza, ha affermato: «È un altro passo verso un maggiore uso delle energie rinnovabili in Europa e per contribuire alla transizione dell'Italia verso combustibili più rispettosi dell’ambiente. Il regime incoraggerà la produzione e il consumo di biocarburanti avanzati in Italia, limitando al contempo distorsioni della concorrenza».
Il programma di incentivi
Il regime italiano sostiene la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati e di biometano avanzato, noti anche come biocarburanti di seconda e terza generazione, che saranno usati nel settore dei trasporti.
Il regime dispone di un bilancio indicativo di 4,7 miliardi di euro e sarà operativo dal 2018 al 2022.
I biocarburanti e il biometano avanzati sono i biocarburanti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente, e sono ottenuti da materie prime la cui produzione non necessita di terreni agricoli, quali rifiuti, residui agricoli e alghe.
Essi comportano pertanto un rischio significativamente più basso di emissioni indirette di CO2 causate dall’uso di ulteriori terreni per colture destinate alla produzione di biocarburanti anziché alimenti e mangimi.
Sono particolarmente adatti a raggiungere gli obiettivi in materia di clima ed energia.
Costi più alti e competizione contro il petrolio
I biocarburanti e il biometano avanzati hanno costi di produzione molto più elevati rispetto ai combustibili fossili.
Per questo motivo, in Italia i produttori di biocarburanti e biometano avanzati riceveranno un premio che consentirà loro di compensare i maggiori costi di produzione e permetterà di competere con i combustibili fossili nel settore dei trasporti.
Il sussidio può essere aumentato se i produttori effettuano anche investimenti per migliorare la distribuzione e la liquefazione del biometano avanzato.
Il livello del premio sarà aggiornato ogni anno in base ai costi di produzione per garantire che i produttori non beneficino di una compensazione eccessiva.
Il regime incoraggerà inoltre gli agricoltori a produrre biometano e biocarburanti da stallatico e da altri residui derivanti dalle attività agricole e ad avvalersene per alimentare macchinari agricoli e veicoli.
Il regime sarà finanziato dai commercianti al dettaglio di carburanti per trasporto, che sono obbligati per legge a includere una certa percentuale di biocarburanti avanzati e di biometano nelle loro miscele di combustibili.
Che cosa sono i biocarburanti
I biocarburanti, tra cui il biometano, sono combustibili prodotti dalla biomassa. Il biometano è un combustibile gassoso, cioè è metano da fermentazione, mentre altri biocarburanti come il bioetanolo e il biodiesel sono liquidi.
Nell’ambito della strategia UE 2020, la direttiva sulle energie rinnovabili obbliga tutti gli Stati membri a garantire che almeno il 10% di tutta l’energia consumata nei trasporti provenga da fonti rinnovabili entro il 2020.
Insieme ai veicoli elettrici, i biocarburanti sostenibili sono una delle principali alternative a basse emissioni di carbonio ai combustibili fossili usati nei trasporti, poiché si applicano facilmente all’infrastruttura di trasporto esistente: infatti possono essere venduti nei normali distributori di carburanti e possono essere usati dalle automobili e dai camion già in circolazione.
Il parere di Gattoni del Cib
«È un risultato che premia gli sforzi dell’intero sistema-paese e che la filiera del biogas biometano agricolo italiano attendeva da lungo tempo», afferma Piero Gattoni, presidente del Cib Consorzio italiano biogas.
Il Cib ringrazia i ministeri dello Sviluppo economico, delle politiche agricole e dell’Ambiente «per aver sostenuto con forza e determinazione questo dossier a Bruxelles» e «ci auguriamo ora che il decreto venga firmato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel più breve tempo possibile», aggiunge il consorzio.
Un mercato da 10 miliardi di metri cubi
L’Italia sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 10 miliardi di metri cubi di biometano al 2030, di cui almeno 8 da materie prime agricole pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale.
Uno studio presentato a Biogas Italy dalla società di consulenza ambientale Althesys parte da questa stima per definire uno scenario al 2050, dove un potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 milioni di tonnellate.
Lo sviluppo della filiera consentirebbe, inoltre, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 mld di euro tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi.
Le ricadute economiche complessive al 2030 si misurerebbero in 85,8 mld di euro, di cui 17,7 nell’uso elettrico, 15 nel settore dei trasporti e 53,1 miliardi di euro grazie all’immissione nella rete del metano.
Un accordo europeo
La settimana scorsa, inoltre, il consorzio Gas For Climate — il quale riunisce sette aziende europee di primo piano nel trasporto di gas naturale (Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e TIGF) e due associazioni attive nel settore del gas rinnovabile (Consorzio Italiano Biogas e European Biogas Association) — ha sottolineato come sia possibile aumentare la produzione di gas rinnovabile in Europa a più di 120 miliardi di metri cubi annui entro il 2050, includendo sia l’idrogeno rinnovabile sia il biometano. L’utilizzo di questo biometano potrebbe generare risparmi annui intorno ai 140 miliardi di euro entro il 2050.
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