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Ai confini della nuova guerra fredda digitale

I dati sono diventati un asset strategico alla stregua della merce fisica e saranno sempre più fondamentali negli equilibri mondiali

di Marco Gervasi

 L’Ai rende ancora più prezioso l’utilizzo e l’elaborazione dei dati

4' di lettura

«La globalizzazione non è finita, ma sta mutando», così esordisce un recente articolo pubblicato da Harvard Business Review che chiama questo nuovo periodo “ri-globalizzazione”. Siamo in una nuova fase storica caratterizzata dall'aumento del nazionalismo e della tensione geopolitica tra i paesi. La competizione internazionale non si gioca più solo sul fronte economico e politico, ma si aggiunge quello che lo scrittore e geopolitico Ian Bremmer definisce: «l'ordine tecnologico. Alcuni chiamano questa tensione: «guerra fredda digitale».

In questa guerra, oltre all'economia anche la tecnologica determinerà sempre più l'abilità di ognuno di prevalere. I dati e l'intelligenza artificiale svolgono un ruolo molto strategico e diventeranno il motore della prossima fase di ri-globalizzazione.

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Il 90% dei dati prodotti negli ultimi due anni

La produzione digitale sta crescendo a un ritmo vertiginoso. Basti pensare che il 90% di dati mondiali è stato prodotto negli ultimi due anni. I dati però non vengono solo prodotti, ma anche scambiati. Pensiamo all'acquisto su un sito di e-commerce dove inseriamo le nostre informazioni personali. Una volta fornite, queste vengono inviate a un server che spesso si trova in un paese diverso da dove siamo. L'Ocse stima che lo scambio di dati contribuisca al Gdp globale per 2,8 trilioni di dollari e che nel 2025 toccherà gli 11 trilioni.

Il 75% del valore dello scambio dei dati andrà a beneficio di agricoltura, logistica, settore manifatturiero, servizi finanziari ed e-commerce. È quindi sempre più evidente come gli scambi commerciali tra i paesi non si limitano più solo ai prodotti, ma anche ai dati. Questi sono diventati un asset alla stregua della merce fisica con un loro valore strategico.

L’ecommerce cinese vale quasi un terzo del totale mondiale

Le dimensioni del mercato cross border e-commerce della Cina del 2022 sono state di circa 306,3 miliardi di dollari, quasi un terzo del totale mondiale. Il cross-border e-commerce cinese è un nuovo motore per lo sviluppo del commercio estero del paese. Secondo un'indagine Bocconi nel 2022 i prodotti italiani hanno generato un giro di affari sulle piattaforme B2C di Alibaba 5,4 miliardi di dollari equivalente a circa un terzo dell'export italiano in Cina. Da ciò si evince che il numero di dati raccolti dalle società italiane in Cina è enorme e oramai l'export, lo scambio e la gestione dei dati sono fortemente legati.

Ma oltre ad avere un potere economico, i dati hanno anche una forte connotazione strategica: sono diventati una fonte di potere governativo in termini di competitività e di sicurezza nazionale. Ecco perché la loro gestione e protezione è diventata oggetto di questioni geopolitiche e lo scambio è regolamentato alla stregua degli scambi del commercio estero e quelli politici.

Usa, Ue e Cina: tre differenti approcci alla gestione dei dati

La ri-globalizzazione sta creando tre principali sistemi sovrani o “imperi digitali” che regolano i dati: gli Stati Uniti, l'Unione Europea e la Cina. Ognuno ha obiettivi strategici diversi, che influenzano la loro scelta su come regolamentare i dati personali.

Gli Stati Uniti, che storicamente hanno costruito il proprio sistema di autoregolamentazione in modo da incoraggiare lo sviluppo della grande tecnologia americana con centro nella Silicon Valley, hanno scelto una politica neoliberista. L'Unione Europea, che considera la protezione dei dati un diritto fondamentale, pone l'accento sulla tutela dei diritti dell'individuo rispetto al trattamento dei suoi dati personali. La visione della Cina sulla protezione dei dati è invece strettamente legata alla sicurezza nazionale, al controllo sociale e al potere, e l'accesso del governo ai dati è una caratteristica importante. Per la Cina i dati sono un vero e proprio asset e considerati una leva della produzione.

I rischi per le imprese

Il risultato è una forte frammentazione del modo in cui gestire il trasferimento e lo scambio dei dati. Ed è proprio per questo che per muoversi nel panorama internazionale le aziende devono imparare a capire come interagire con questi sistemi, ognuno con le sue caratteristiche. In particolare, ci sono tre principi che possono venire in aiuto. Il primo è quello di azione e reazione. Tutte le volte che ci saranno degli scontri geopolitici, è probabile che seguiranno delle modifiche nella regolamentazione dello scambio dati proprio come avviene con gli embarghi e le sanzioni. Le tensioni tra i tre imperi potranno diventare ottimi indicatori per l'arrivo di nuovi embarghi o regolamentazioni. Il secondo è quello di glocalizzazione. È necessario che le aziende pensino in termini globali, ma che usino una mentalità compartimentalizzata. Ogni impero ha il suo sistema di data governance che richiederà un'attenzione dedicata. Letto in congiunzione con il primo punto, non appena ci saranno tensioni geopolitiche è probabile che la governance che ogni paese impone sui dati subirà cambiamenti. Un esempio è stato la legge del marzo 2023 che ha imposto a ogni azienda straniera che raccoglie dati in Cina di sottoporsi ad un piano di impatto sulla privacy e alla firma di clausole standard.

Infine, l'aspetto tecnico contro quello strategico ovvero bisogna saper distinguere quando la semplice ottemperanza alla legge è sufficiente o quando subentrano anche questioni strategiche che potranno essere influenzate dal principio di azione e reazione.

L’autore interverrà il 26 settembre 2023 alla Privacy Week (Milano)

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