Ai medici aumenti fino a 190 euro e soldi in più per chi lavora in pronto soccorso
I sindacati convocati dall’Aran: «I fondi non bastano, miglioriamo le condizioni di lavoro»
di Marzio Bartoloni
I punti chiave
3' di lettura
Si sblocca il nuovo contratto per 135mila medici e dirigenti sanitari con una dote complessiva di circa 650 milioni che dovrebbe tradursi in aumenti medi netti al mese tra i 130 e i 190 euro a seconda dell’anzianità e dell’incarico professionale e con circa 100 euro di indennità in più per i camici bianchi che lavorano nei pronto soccorso (ci sono 27 milioni a disposizione solo per questa voce stanziati dalla manovra del 2021). Queste le ipotesi sul tavolo della negoziazione che inizierà a febbraio, ma i sindacati dei medici non si dicono soddisfatti: «I soldi non bastano - dicono -, ma usiamo il contratto per migliorare le condizioni di lavoro».
Le risorse e i possibili aumenti in busta paga
L’Aran ha infatti appena convocato i sindacati dei medici per il 2 febbraio per provare a chiudere il contratto nel giro di 2-3 mesi e comunque entro primavera: dopo il via libera delle Regioni e del ministero dell’Economia sono arrivati infatti sul tavolo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa gli atti di indirizzo per il rinnovo dei Ccnl 2019-2021 dei medici, ma anche delle funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici) per oltre 4mila dirigenti e 2mila professionisti.Per i medici ci sono circa 650 milioni a disposizione: oltre 580 milioni come stanziamento base, 34 milioni per le voci accessorie e 27 milioni stanziati per sostenere l’indennità da pagare a chi lavora nei pronto soccorso. Gli aumenti in media per i camici bianchi dovrebbero aggirarsi tra i 130 e i 190 euro netti, mentre l’indennità per i medici dell’emergenza dovrebbe valere circa 100 euro netti.
L’obiettivo è provare a fermare l’esodo dal Ssn
Il nuovo contratto dei camici bianchi - in realtà già scaduto - coincide con la fine della fase più acuta della pandemia, ma anche con la partenza degli investimenti del Pnrr che cubano in tutto 20 miliardi per la Sanità e punta - così si legge nell’atto di indirizzo - sia a «incentivare l’ingresso nel Ssn dei giovani» che a «trattenere/fidelizzare i professionisti che già vi operano, prevedendo sviluppi di carriera, ma anche modalità di lavoro che consentano una migliore armonizzazione con la vita privata e familiare». Da anni si assiste infatti a un vero e proprio esodo dal Servizio sanitario pubblico, fenomeno che si è accentuato con la pandemia, sia per la minore attrattività economica che per le condizioni di lavoro sempre più proibitive, tra turni massacranti, ferie e riposi saltati e progressioni di carriera bloccate.
I sindacati medici: «I fondi non sono sufficienti»
«I fondi messi a disposizione non bastano certo a rendere più attrattivo il lavoro nel Ssn, ma questo contratto va in ogni modo sfruttato per migliorare le condizioni di lavoro, diritti come ferie e riposi devono essere davvero esigibili e ci vuole anche più flessibilità invece che circondare i medici di obblighi e incompatibilità», avverte Pierino Di Silverio segretario di Anaao Assomed, la principale sigla degli ospedalieri. Che sottolinea come sia cruciale «incentivare i giovani consentendo scatti e carriera da subito altrimenti poi non ci dobbiamo interrogare come mai un giovane preferisce lavorare a gettone piuttosto che farsi assumere a tempo indeterminato». Critica i sulle risorse stanziate anche la Federazione veterinari medici e dirigenti sanitari: «A meno di un intervento straordinario in termini economici e normativi - afferma il presidente Aldo Grasselli - non sarà questo contratto povero, tardivo, timido e frettoloso, a mitigare il malcontento del personale sanitario».
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