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Aim ai raggi X: aumentano le società benefit negoziate sul listino

Reti e Labomar le new entry. Ma in passato c’è stata anche Vita Società Editoriale. Inoltre SG Company ha modificato lo statuto

di Valeria Novellini

(Arcansél - stock.adobe.com)

7' di lettura

La sempre maggiore attenzione alle tematiche Esg anche da parte delle aziende di piccole e medie dimensioni ha favorito nel 2020 l’approdo al mercato Aim Italia delle cosiddette società benefit, cioè aziende il cui oggetto sociale (e statuto) deve indicare il perseguimento di un beneficio comune (effetti positivi sulla società). Non vi sono preclusioni sul tipo di attività svolta. In realtà una società benefit è stata già presente all’Aim (Vita Società Editoriale), ma la sua storia borsistica si è conclusa con il delisting il 23 maggio 2017, ufficialmente per la mancata nomina di un nuovo Nomad ma soprattutto per difficoltà finanziarie; tuttavia, dopo l’omologa del concordato preventivo in continuità, l’azienda a giugno 2020 ha effettuato un aumento di capitale in opzione (non ne sono stati resi noti i risultati) finalizzato anche ad operare in qualità di impresa sociale, ben diversa dalla società benefit in quanto operante “senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” ai sensi del D.Lgs. 112 del 2017.

I nuovi arrivi

Nessun ritorno alla quotazione è previsto per Vita Società Editoriale, che peraltro non era nata come società benefit (la quotazione all'Aim Italia era avvenuta a ottobre 2010 mentre la normativa che ha introdotto nel nostro Paese le società benefit è di fine 2015). Ma all’Aim Italia hanno recentemente esordito due società già benefit: Reti (il 10 settembre 2020), operante nel settore dell’IT Consulting e in particolare nei servizi di System Integration, e Labomar (il 5 ottobre 2020), attiva come Cdmo (Contract Development and Manufacturing Organization), ossia una società specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi.

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Ambiti di operatività quindi molto differenti fra loro. Nel suo statuto Reti dichiara (art. 3) che “intende perseguire, nell’esercizio della sua attività economica, una o più finalità di beneficio comune e operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori d'interesse”.

Labomar invece dichiara, all’art. 2 dello statuto, che “si impegna a prendersi cura del benessere delle persone attuando un percorso di miglioramento continuo, etico e sostenibile e, in qualità di società benefit, intende perseguire una o più finalità di beneficio comune e operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori d'interesse”.

Quali le differenze fra le due società benefit?

Reti ha già redatto per l’esercizio 2019 il bilancio di sostenibilità, mentre Labomar non ha ancora predisposto questa tipologia di documento. Reti inoltre ha avviato la procedura volta a ottenere la certificazione “B-Corp” ossia Benefit Corporation, qualifica rilasciata alle società che hanno superato la certificazione B Corp Impact Assessment con la quale si riconosce che l’azienda, insieme al profitto, fa crescere il vantaggio sociale.

Risultati primo semestre 2020 in crescita. Attenzione al debito

Il profitto di queste due società benefit sta in effetti salendo? Se si considerano i dati del primo semestre 2020 (gli ultimi disponibili per entrambe le aziende) indubbiamente sì. Reti, al 30/6/2020, ha visto salire i ricavi dell'1,4% a 10,5 milioni e, soprattutto, l’ebit del 25,6% a 642.400 euro e l'utile netto ben del 72,1% a 377.300 euro.

Ciò grazie a una contrazione dei costi per servizi pari all'11,8% a 1,6 milioni (in particolare minori costi per viaggi e trasferte, spese di pulizia e attività di marketing e pubblicità), oltre a una riduzione degli oneri finanziari netti da 110.200 a 64.300 euro e all'assenza di altri oneri di gestione che avevano pesato per 31.600 euro sull'utile netto al 30/6/2019. Il tax rate è inoltre sceso dal 40,7% al 34,8%.

Al 30/6/2020 l'indebitamento finanziario netto ammontava però a 12,9 milioni mentre il patrimonio netto a circa 4,3 milioni (rapporto Debt/Equity pari a 3 volte). Reti punta sul Campus tecnologico, Labomar su nuovi prodotti e mercatiI proventi netti dell’Ipo, pari a 1,8 milioni, saranno destinati ad ampliare e potenziare il Campus tecnologico della società, a potenziare le strategie Esg (incremento dell’impatto positivo sociale e culturale, rispetto del work life balance per i dipendenti, creazione di prodotti e servizi innovativi e sostenibili, contenimento delle emissioni e dell'utilizzo di risorse ambientali), ad acquisire personale specializzato, a ricercare nuove partnership strategiche con i principali player del settore IT, ad accrescere la forza vendita interna e anche a crescere per linee esterne, attraverso l’acquisizione di aziende prevalentemente italiane di piccole e medie dimensioni.

Dopo aver già effettuato oltre 50 assunzioni nel 2020, Reti ha recentemente annunciato la ricerca di altre 50 figure professionali fra Data Engineer, Business Analyst, Cloud Developer e Cloud Specialist. Va sottolineato però che, dato il livello di indebitamento ante Ipo, dovrà essere prestata attenzione anche alla struttura patrimoniale.

La società calcola un indebitamento finanziario netto “core business” che al 30/6/2020 ammontava a 1,71 milioni, ma ovviamente anche in ottica futura la riduzione del debito è senz'altro da considerare. Dopo l'ingresso all’Aim Italia, Reti ha siglato un accordo triennale con Fondazione Enaip Lombardia per la fornitura di Service Desk e supporto all'infrastruttura IT. Si è inoltre aggiudicata il bando di gara per affiancare il colosso fintech Nexi nell'implementazione dell'infrastruttura cloud.

Per Labomar va invece considerato che i dati al 30/6/2020 non sono comparabili con quelli alla stessa data del 2019 perché nel frattempo, a novembre 2019, è stata acquisita la canadese ImportFab, specializzata nella produzione e confezionamento di farmaci liquidi e semiliquidi nonché di dispositivi medici per la farmaceutica, cosmesi e nutraceutica.

Nel primo semestre 2020 il gruppo Labomar ha conseguito ricavi per 33 milioni (di cui 5,4 relativi a ImportFab), un ebitda di 7,8 milioni, un ebit di 5,6 milioni e un utile netto di 3,6 milioni. L'indebitamento finanziario netto al 30/6/2020 ammontava a 26,4 milioni e il patrimonio netto a 12,9 milioni (rapporto Debt/Equity di 2,04 volte).

Considerando la sola Labomar, i ricavi al 30/6/2019 erano pari a 23,4 milioni (anche escludendo l'apporto di ImportFab dai ricavi al 30/6/2020 vi sarebbe stata quindi una crescita del fatturato), l’ebit a 3,6 milioni e l'utile netto a 2,6 milioni. Nel contesto dell'emergenza Covid-19 Labomar ha sviluppato una propria linea di prodotti igienizzanti per le mani che comprende un gel, uno spray e una crema.

La società intende impiegare i proventi netti dell’Ipo, pari a 23,5 milioni, per effettuare una strategia di crescita per linee esterne acquisendo società in mercati o con tecnologie non ancora presidiati, oltre a rafforzare la struttura commerciale e quella di Ricerca e Sviluppo, a entrare in nuovi canali di marketing, potenziare la presenza nel segmento cosmetico (anche tramite ImportFab), promuovere sinergie tra ImportFab e l'altra controllata Herbae (anche in relazione alle opportunità legate al mercato nordamericano della cannabis ad uso terapeutico), e incrementare la “share of wallet” nei confronti di imprese farmaceutiche multinazionali che siano interessate ad espandere la collaborazione in nuove aree geografiche.

Dal punto di vista dell’innovazione di prodotto, Labomar intende sviluppare una linea di probiotici “ready to market” e nuove tecnologie, come dimostra la recente domanda di brevetto “ATProtector” finalizzato a mitigare gli effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori non steroidei a livello gastrico.

Reti e Labomar operano entrambe in settori poco toccati dalla pandemia Covid-19 e che anzi proprio a causa di questa potrebbero beneficiare di buone opportunità future. Il mercato finora sembra apprezzare di più Labomar, con quotazioni vicine a 7 euro (prezzo di offerta 6 euro), mentre Reti, con un prezzo di offerta di 1 euro, quota al momento circa il 20% in meno.

D’altra parte per Labomar era stata esercitata integralmente l'opzione greenshoe (il flottante è ora del 17,9%), mentre per Reti ciò non è avvenuto (il flottante è di circa il 20%).

SG Company, da poco benefit, alle prese con una nuova strategia

Dopo l’approvazione delle necessarie modifiche statutarie da parte dell’assemblea del 17 novembre 2020, vi è una terza Società Benefit all'Aim Italia: SG Company. L'azienda è già attiva nel sociale (è inoltre PMI Innovativa da inizio ottobre), e fra l'altro ha ideato la campagna social di crowdfunding di Dhl Express Italy a sostegno dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la campagna “Fai il Bravo – resta a casa” del brand Bravo (succhi di frutta) di Rauch Italia.

Il nuovo statuto, all’art. 3, recita che “la società, in qualità di Società Benefit, intende perseguire, nell'esercizio della propria attività economica, una o più finalità di beneficio comune – da intendersi come il perseguimento di uno o più effetti positivi o la riduzione degli effetti negativi su una o più categorie di portatori di interesse – e operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori d’interesse”.

Ma SG Company opera in gran parte nel settore degli eventi. E dopo un primo semestre 2020 chiuso con un calo del fatturato del 67,5% a 4,6 milioni (la perdita netta però è anch'essa scesa dell'8,4% a circa 1,7 milioni, grazie a un incisivo piano di riduzione costi), aveva annunciato un Piano Industriale 2021 – 2023 che comprendeva fra l’altro un aumento di capitale da massimi 2,25 milioni e la successiva acquisizione della britannica Nexthing Ltd., operazioni però che al momento sono state entrambe interrotte.

L’aumento di capitale è stato riproposto per massimi 2,5 milioni a un prezzo minimo di emissione di 0,05 euro per azione, e dovrà essere effettuato entro il 30/1/2021 allo scopo di implementare comunque il Piano Industriale, focalizzato sulla trasformazione digitale del gruppo e sull'avvio di soluzioni Mar-Tech (Marketing Technology), dato che l’evoluzione della pandemia Covid-19 non sembra preludere a una ripresa degli eventi in presenza in tempi brevi. Va anche rilevato che al 30/6/2020, a fronte di un indebitamento finanziario netto di 1,08 milioni, il patrimonio netto ammontava a soli 362.000 euro.

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