Aim ai raggi X: Franchi Umberto Marmi, da fiere ed export il rilancio del marmo
L’azienda è stata trainata dal mercato asiatico e dall’area Emea: nel primo semestre 2021 registrato un incremento dei ricavi caratteristici del 28,9% a 33,4 milioni
di Valeria Novellini
I punti chiave
6' di lettura
Cosa può avere a che fare la leadership italiana nel settore dei superyacht oltre 24 metri (49,6% degli ordinativi 2021) con l’andamento di un’azienda nel settore lapideo? Molto, se si parla di Franchi Umberto Marmi, l’ultima (per ora) società approdata all’Aim Italia tramite una business combination, in particolare con TheSpac il 5 ottobre 2020. Infatti Luca Dini, definito “l’architetto che ha cambiato la nautica”, ha recentemente realizzato due collezioni denominate Spheric e Cubic destinate all’arredamento di yacht di lusso e realizzate con marmi Calacatta Franchi e Grigio Collemandina forniti dal gruppo carrarese.
Nonostante il comparto del marmo non sembri apparentemente fra i più sensibili ai temi Esg, Franchi Umberto Marmi ha avviato il percorso per la redazione di un bilancio di sostenibilità per l’esercizio 2021 e dispone della certificazione volontaria Life Cycle Assessment – Environmental Product allo scopo di comunicare il basso impatto ambientale del prodotto marmo rispetto ai materiali artificiali ad esso alternativi.
Il marmo infatti presenta un basso consumo di acqua nel corso del processo produttivo e una modesta incidenza sulla produzione di CO2 data anche la vicinanza fra le cave estrattive e gli impianti di lavorazione.
I conti
Come molte altre aziende anche il gruppo Franchi Umberto Marmi nel 2020 ha risentito negativamente della pandemia, ma ha comunque chiuso l'esercizio con un utile netto di 10,3 milioni e una liquidità netta di circa 1 milione, il che ha consentito di distribuire agli azionisti un dividendo di 0,241 euro per azione (per complessivi circa 7,1 milioni), corrispondente a un pay-out pari al 70% dell'utile netto.
In precedenza la società aveva anche distribuito un dividendo straordinario da distribuzione riserve di 0,23 euro per azione in pagamento dal 4 novembre 2020, per un controvalore di 1,1 milioni.
Le acquisizioni
La prima acquisizione è stata completata il 28 gennaio 2021, ed ha riguardato il 50% di Ingegner Giulio Faggioni Carrara Srl, azienda titolare dei diritti di sfruttamento del 50% di due delle cave più importanti di Miseglia, sempre nel distretto di Carrara, comprensorio specializzato nell'estrazione di mami di pregio quali lo Statuario e il Calacatta.
A fronte di tale cessione la società venditrice, Giulio Vanelli Marmi – La Civiltà del Marmo Srl, ha percepito 25 milioni in contanti oltre a 29,41 milioni in azioni Franchi Umberto Marmi di nuova emissione; un massimo di altri 13 milioni sarà corrisposto in forma differita tra il 2023 e il 2027 in cinque tranche uguali ma a condizione che venga rilasciata una nuova concessione e/o rinnovo della durata di almeno 12 anni, mentre se la concessione/rinnovo fosse di durata inferiore anche la somma da corrispondere sarà proporzionalmente ridotta.
Primo semestre 2021 in crescita
Intanto Franchi Umberto Marmi ha ripreso a ritmo sostenuto l'attività a partire da fine 2020, e al 30/6/2021 ha evidenziato un incremento dei ricavi caratteristici (al netto di sconti e abbuoni) pari al 28,9% a 33,4 milioni, con una crescita del 33,6% a 20,5 milioni per la vendita di blocchi di marmo e del 23,8% a 12,7 milioni per la vendita di lastre; i ricavi da servizi connessi e altre attività minori sono diminuiti del 40,2% a circa 183.000 euro.
Il giro d'affari del gruppo è stato trainato dal mercato asiatico (+62,1% a 10 milioni); bene anche l'area Emea con un +29% a quasi 18,2 milioni (in particolare +27,5% a 14,7 milioni per l'Italia) e su valori inferiori l'Africa (+22,2% a 405.000 euro).
Ancora deboli il Nord America (-5,2% a circa 4,4 milioni) e gli altri mercati minori: -12,9% a 175.700 euro per il Sud America e -43,7% a 300.600 euro per l'Australia.
Per quanto riguarda le diverse tipologie di marmo, le vendite di Calacatta sono salite del 26% a 9,8 milioni, quelle di Statuario del 49% a 8,2 milioni, quelle di Gioia Venato del 94% a 5,5 milioni e quelle di Bianco Carrara del 63% a 2,2 milioni. In crescita anche i margini reddituali intermedi: l'ebitda è salito del 7,8% a 11,1 milioni e l'ebit del 6% a 10,4 milioni.
L'incremento è inferiore a quello registrato dal giro d'affari in conseguenza sia del mix produttivo (il Bianco Carrara ed il Gioia Venato presentano una marginalità inferiore a Calacatta e Statuario), sia di perdite da partecipazioni a patrimonio netto per 1,1 milioni riferite alla quota neo-acquisita nella Ingegner Giulio Faggioni Carrara Srl (di cui 957.000 euro per ammortamento dei diritti di sfruttamento dei giacimenti di marmo).
Poiché il saldo negativo della gestione finanziaria è passato da soli 2.450 euro a circa 672.000 euro anche per effetto della valutazione a fair value del warrant (e inoltre il tax rate è passato dal 28,5% al 30,3%), l'utile netto è sceso del 3,2% a 6,8 milioni.
L'acquisizione ha ovviamente inciso anche sulla situazione finanziaria e infatti, al 30/6/2021, l'indebitamento finanziario netto ammontava a 32,1 milioni (a fronte di una liquidità netta di 1 milione a fine 2020); nel frattempo è stato anche pagato il monte dividendi di 7,1 milioni e sono stati effettuati investimenti per 1,2 milioni, di cui 0,4 riferiti al nuovo showroom presso la sede aziendale di Carrara (12.000 metri quadrati) e 0,7 a nuovi impianti produttivi.
A fine giugno 2021, peraltro, il patrimonio netto consolidato ammontava a poco più di 100 milioni e, pertanto, il rapporto Debt/Equity era pari a 0,32 volte, quindi su livelli contenuti. Dal 3 settembre, a seguito del raggiungimento dello “strike price” nel mese di agosto (prezzo medio mensile del titolo Franchi Umberto Marmi almeno pari a 10,5 euro per azione) si è aperto il primo periodo di esercizio dei warrant emessi dalla società, aventi un prezzo di sottoscrizione delle azioni di compendio pari a 0,1 euro e con scadenza finale a ottobre 2025.
Attualmente il titolo azionario si mantiene al di sopra del prezzo strike.
Focus sui marmi di pregio e sull'espansione internazionale
Potrà Franchi Umberto Marmi approdare al Mta – Star in tempi ragionevolmente brevi, sulla scia di altre aziende derivanti da “business combination” con una Spac? Secondo la Directory 2021 di Confindustria Marmomacchine (riferita ai dati 2021, ultimi disponibili), l'export del settore lapideo in Italia (sesta nel mondo per dimensioni con 5,85 milioni di tonnellate e una quota di mercato del 3,8%) è costituito per il 47,5% da manufatti e per il 52,5% da materiale grezzo: di quest'ultimo il 90,8% è costituito da marmo, per il quale il nostro Paese è al secondo posto nel mondo. Il trend dell'export lapideo italiano è purtroppo negativo dal 2014 (con l'unica eccezione del 2017), mentre le importazioni nel 2019 hanno registrato una ripresa.
Le stime al 2025 elaborate da Confindustria Marmomacchine indicano una produzione lorda di materiale lapideo a livello mondiale pari a 184,5 milioni di tonnellate (154,5 milioni nel 2019), con un impiego di 2,015 miliardi di metri quadrati equivalenti (spessore convenzionale di 2 centimetri) a fronte di 1,685 miliardi nel 2019.
In tale situazione la strategia di sviluppo di Franchi Umberto Marmi, come del resto evidenziato dall'acquisizione conclusa a inizio 2021, deve necessariamente essere rivolta alla produzione di fascia alta destinata ai settori del lusso (naturalmente non solo all'arredamento nautico ma anche e soprattutto a quello delle abitazioni e all'oggettistica di pregio: attualmente il marmo, grazie alle nuove tecniche li lavorazione, può essere impiegato per superfici retroilluminate e perfino per occhiali e inserti nel cruscotto delle automobili), che apporta una marginalità più elevata.
Non sono facilissime da reperire le aziende produttrici di marmo di qualità e naturalmente occorre prestare attenzione alla durata delle concessioni di estrazione che non è infinita.
Nel frattempo sarà perfezionata l'integrazione produttiva e commerciale con Ingegner Giulio Faggioni Carrara Srl, anche contando sulla presenza nell'azionariato di Franchi Umberto Marmi della società venditrice Giulio Vanelli Marmi con una quota del 9,49% (e il recente ingresso nel Consiglio di Amministrazione di Gualtiero Vanelli, esperto nel settore dei marmi pregiati e di stile). Mentre Franchi Umberto Marmi movimentava circa 40.000 - 45.000 tonnellate di marmo l'anno, dopo l'acquisizione si supereranno le 50.000 tonnellate.
Va sottolineato che il balzo delle vendite del gruppo in Cina nel primo semestre 2021 (+78,7% a 8,4 milioni) è stato fra l'altro trainato dalla partecipazione all'importante fiera locale di settore tenutasi a Xiamen nel mese di maggio, e un ulteriore incentivo alle vendite internazionali potrebbe giungere dalla prossima partecipazione all'importante fiera di settore Marmomac (in programma a Verona, in presenza, dal 29 settembre al 2 ottobre).
Tra i principali mercati su cui Marmomac e gli storici partner Confindustria Marmomacchine e Agenzia ICE hanno scelto di investire figurano Arabia Saudita, Austria, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Marocco, Qatar, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Svizzera. Proprio alcuni dei Paesi in cui Franchi Umberto Marmi è già presente (in particolare Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti).
La partecipazione a Marmomac, secondo quanto indicato dalla società, fa ben sperare per un'accelerazione del fatturato nell'ultima parte del 2021, unitamente al buon livello degli ordinativi attesi e in parte già concretizzati. Ciò potrebbe far tornare i ricavi caratteristici del gruppo al livello del 2019 (circa 65 milioni, scesi a 51 milioni nel 2020). Le dimensioni per un futuro approdo al Mta – Star ci sono e la società ha un buon livello di comunicazione (anche se per ora non diffonde i risultati su base trimestrale come richiesto per le società Star). Il flottante è però basso e attualmente inferiore al 14%, quindi ne sarà necessario un consistente ampliamento prima di poter pensare al passaggio al mercato principale.
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