ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’unità attrezzata della Marina Militare

Aiuti italiani a Gaza, è salpata da Civitavecchia la nave ospedale per i feriti

Una sala choc, ambulatori, strumenti diagnostici, camere operatorie a bordo. Crosetto: invieremo anche una struttura da campo

di N.Co.

A sud della Striscia di Gaza: "non c'è luogo sicuro per noi, salvateci"

3' di lettura

É salpata dal porto di Civitavecchia la nave Vulcano della Marina Militare con a bordo un ospedale. «Segno concreto degli aiuti umanitari dell’Italia per la popolazione di Gaza. A breve invio anche di ospedale da campo della Difesa. Per noi è dovere morale prima ancora che politico», ha scritto su X il ministro della Difesa Guido Crosetto. «La invieremo - ha spiegato poi Crosetto - vicino alle zone interessate dalla guerra, perché è meglio dare segnali evidenti di quello che l’Italia pensa e di come l’Italia intende muoversi nei confronti del popolo palestinese, che è incolpevole della guerra in corso e che nulla c’entra o ha responsabilità con i terroristi di Hamas che hanno compiuto gli eccidi del 7 ottobre scorso».

Un ospedale galleggiante

Una sala choc, ambulatori, strumenti diagnostici, camere operatorie. É un ospedale galleggiante “salva vita e salva arti” che anticipa di pochi giorni l’invio di un ulteriore ospedale da campo dell’Esercito direttamente sulla striscia di Gaza. Il contributo umanitario più grande alla popolazione vittima del conflitto arriva dall’Italia. «Strutture e mezzi che, appena arriveranno nell’area - ha spiegato il ministro Crosetto - verranno messi a disposizione anche per il personale medico e sanitario di tutti i Paesi, occidentali o arabi che siano, che vorranno collaborare con noi in questa azione umanitaria. È nostro preciso compito, oggi più che mai, instaurare dei rapporti e dei colloqui diplomatici, oltre che umanitari, e una collaborazione trasversale con tutti gli attori presenti nella regione mediorientale, individuare, a tutti i costi, una de-escalation delle tensioni e del conflitto».

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La nave della Marina Vulcano, attrezzata con ospedale e sale operatorie (Ansa/Ufficio stampa ministero della Difesa)

Primi a lanciare l’operazione umanitaria

«Siamo stati i primi a lanciare questa operazione umanitaria. Il rispetto, la credibilità che ci siamo guadagnati sul campo in questi decenni - ha detto il ministro - vogliamo sfruttarli in questo momento perchè è più facile per noi farsi aprire le porte, farsi ascoltare, rispetto ad altri Paesi».

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Obiettivo gettare acqua sul fuoco

L’obiettivo, ha chiarito il ministro della Difesa Guido Crosetto, è «gettare acqua sul fuoco. Non esiste uno scontro di civiltà tra Islam e Occidente, tra arabi e Occidente: esiste la volontà di tutti di trovare una soluzione politica alla crisi che si è aperta e l’Italia è in prima fila». I Carabinieri italiani sono stati impegnati per anni nella missione di addestramento della polizia palestinese a Gerico, in Cisgiordania. Lo scorso 14 ottobre sono rientrati per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza. Ma hanno costruito relazioni salde con i responsabili della sicurezza locali che ora sono state richieste dagli americani per l’ufficio di Gerusalemme, che si coordina con il governo di Israele e l’Autorità palestinese per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza.

Due Carabinieri displocati nell’ufficio del coordinatore Usa della sicurezza

Due Carabinieri verranno dislocati nell’ufficio del Coordinatore Usa della sicurezza per Israele e l’Autorità palestinese, a Gerusalemme. «I Carabinieri - ha spiegato Crosetto - sono stati chiamati direttamente agli americani perchè a Gerico fino a tre settimane fa formavano la polizia palestinese: hanno quindi un rapporto di fiducia, di conoscenza e di rispetto che in una fase come questa è utilissimo». L’Italia, dunque, si muove sul sentiero della diplomazia umanitaria, mettendo in campo i suoi rapporti saldi con i palestinesi.

L'unità di supporto logistico Vulcano, varata il 22 giugno 2018 (Ansa/Marina Militare)

Tappa intermedia a Cipro

Tappa intermedia sarà Cipro, dove la Vulcano si ricongiungerà alle navi italiane già presenti nell’area (”San Giusto”, “Fasan”, “Margottini” e “Thaon di Revel”) attualmente impegnate nell’Operazione ’Mediterraneo sicuro’ e da lì sarà pronta per essere schierata ove ritenuto più idoneo il suo impiego.

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Un equipaggio di 170 marinai

La nave Vulcano, con un equipaggio di oltre 170 marinai, di cui circa 30 impiegati nella struttura sanitaria, incluse due infermiere volontarie della Croce Rossa, ha davanti a sè due giorni di navigazione per raggiungere Cipro e, da Lì, le acque antistanti Gaza. Un’altra trentina, di tutte le forze armate - chirurghi, anestesisti, radiologi, infermieri - raggiungerà l’area con un aereo. La nave Vulcano «è in grado di salvare vite e portarle a terra in sicurezza. Garantiamo anche la sussistenza di eventuali altre unità in mare. Siamo i primi, siamo orgogliosi di esserlo E cercheremo di dare il meglio per poter mettere a frutto le tante potenzialità che la nave ha», ha detto all’Adnkronos il comandante della nave Vulcano, capitano di vascello Lorenzo Bonicelli Della Vite.


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