Al Blue Note il Dpcm suona male: «Dopo gli investimenti in sicurezza, ci chiudono»
Tempio del jazz verso un fatturato dimezzato. De Micheli, ceo di Casta Diva: «Settore allo stremo. Per gli eventi commesse in calo del 68%»
di Francesco Prisco
3' di lettura
«Cosa vuole che le dica dell’ultimo Dpcm Conte? Lo rispetto, lo disapprovo, avrà un pessimo effetto sul sentiment dei cittadini, perché attività come gli spettacoli danno sollievo psicologico. Ed è proprio la psicologia che, in un contesto di crisi generalizzata, muove i consumi, orienta i mercati». A parlare è Andrea De Micheli, ceo di Casta Diva Group, una tra le principali cinque aziende italiane specializzate in eventi, proprietaria del Blue Note di Milano, indiscusso tempio del jazz su suolo italiano. L’occasione è l’ultimo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ha attuato un giro di vite sulle attività di bar e ristoranti, nonché su concerti, teatro e cinema.
Costi di produzione maggiorati di un terzo
Un provvedimento che complica ancora di più gli orizzonti per i settori di riferimento. «Se parliamo del Blue Note, - continua De Micheli - dobbiamo partire dagli enormi sforzi che abbiamo sostenuto per tornare operativi nel dopo lockdown. Riduzione della capienza da 300 a 180 posti, misurazione della febbre e sanificazione delle mani dei clienti all’accesso, sanificazione delle superfici due volte al giorno, sanificazione speciale con aerosol una volta la settimana, un tampone alla settimana a tutti e 22 i dipendenti del ristorante. A queste condizioni, i costi di produzione sono cresciuti di un terzo», sottolinea l’imprenditore.
Giro d’affari dimezzato
Poi c’è stata la stretta sugli orari di chiusura, «e abbiamo anticipato il concerto delle 23 alle 18 e quello delle 21 alle 20.30, chiedendo collaborazione alla nostra clientela». Dopo tutto questo, «arriva il Dpcm che chiude i luoghi della musica dal vivo. Qual è la ratio? Da quello che leggo, i nuovi contagi hanno a che fare con contesti familiari, trasporti e luoghi di lavoro. Cosa c’entrano spettacoli e cultura? Eppure siamo stati i primi a subire la serrata. Forse perché la ratio delle chiusure non è la trasmissibilità del virus, ma il peso politico ed economico dei settori». Quanto impatta sul fatturato del Blue Note questo sciagurato 2020? «Il fatturato dell’anno scorso - risponde De Micheli - si chiuse sui 4,5 milioni. Quest’anno abbiamo perso i mesi del lockdown, adesso perderemo eventi come JazzMi e perderemo novembre che, tradizionalmente, è uno dei nostri migliori mesi. La sensazione è che ne usciremo con un giro d’affari dimezzato».
Eventi, investimenti in calo del 68%
Casta Diva figura tra i gruppi di punta del settore eventi che, secondo le stime del Monitor del Club degli Eventi, quest’anno assiste a un calo del 68% degli investimenti da parte delle aziende committenti, a fronte di un business complessivo che, in tempi di pace, muove un giro d’affari da 1,2 miliardi e un indotto da 67,4 miliardi. Certo, quasi tutti gli eventi sono stati dirottati online ma - sempre secondo il Monitor - l’85% delle imprese sostiene che un evento online non riesca a sostituire in pieno l’esperienza di uno in presenza. «Ne siamo consapevoli - continua De Micheli - e proprio per questo abbiamo arricchito molto l’offerta degli eventi online. Non basta fare una diretta streaming, ci vuole un vero e proprio happening per tenere viva l’attenzione del pubblico».
Casta Diva punta sull’online
Stesse logiche di quando produci per la televisione «e noi, che produciamo anche per la televisione, siamo arrivati puntuali all’appuntamento con questa sfida. Al momento stiamo organizzando eventi per Poste Italiane, Ferrovie, Enel, Allianz». Qual è l’impatto del 2020 sui conti di Casta Diva? «L’anno scorso - risponde De Micheli - chiudemmo con un fatturato di 37 milioni. Il primo semestre del 2020 abbiamo fatturato 7 milioni. Contiamo in tutto 80 dipendenti e, per fronteggiare la crisi, stiamo facendo ricorso anche noi ad ammortizzatori sociali. Il momento che attraversa il mercato è quello che è: c’è grande incertezza, ma non rinunciamo agli investimenti. Di recente abbiamo, per esempio, messo in atto un contratto di fitto di ramo d’azienda con opzione d’acquisto sulla società Over Sea. E continuiamo a guardarci intorno. Sono sicuro che, quando sarà passata l’emergenza sanitaria, a livello dimensionale ci ritroveremo cresciuti».
Orizzonti di streaming
Proprio dal Blue Note, l’8 maggio, a fine lockdown, partì un segnale di speranza: il concerto di Paolo Fresu per la Croce Rossa Italiana che fu di fatto il primo live in streaming organizzato in Italia. «Stiamo lavorando - sottolinea De Micheli - ad altri eventi su quella falsariga. Così come abbiamo registrato i concerti di Sarah Jane Morris e Billy Cobham e li renderemo disponibili per il nostro pubblico. Ci dispiace per gli eventi in presenza che siamo stati costretti ad annullare e intendiamo offrire contenuti speciali in streaming a quanti contavano di prendervi parte». Per il Blue Note, «alla luce del Dpcm - precisa De Micheli - non si esclude poi un’apertura a ora di pranzo con accompagnamento musicale». Registrato o live, sarà tutto da vedere. Anzi: da sentire.
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