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Al distretto biomedicale di Mirandola serve la Cispadana

L'appello di un sistema di 300 aziende per avere il collegamento veloce a quattro corsie tra A22 e A13, quindi tra Nord Europa e l’Adriatico: «Infrastruttura essenziale per lo sviluppo»

di Ilaria Vesentini

Polo mondiale. Dai dispositivi per cardiochirugia ai sistemi salvavita

3' di lettura

Il distretto biomedicale di Mirandola ha bisogno della Cispadana: è un appello all'unisono tradotto in una raccolta firme da inviare alla Regione e al Governo, quello che si è levato poche settimane fa dall’auditorium Rita Levi Montalcini, dove erano riuniti piccoli e grandi protagonisti industriali e istituzionali del terzo polo mondiale dei dispositivi monouso – un sistema di oltre 100 imprese che salgono a 300 con l’indotto, con più di 5.500 addetti e un peso sul Pil nazionale superiore all’1% - in occasione di due giornate di studio e incontri sul tema della cura e del medtech per la terza edizione del TEDxMirandola.

È da quasi 40 anni che la “biomedical valley” modenese fiorisce e resiste per la promessa della politica di realizzare il collegamento veloce a quattro corsie tra A22 e A13, quindi tra Nord Europa e l'Adriatico (67 km di tracciato dal casello di Reggiolo sull'Autobrennero e la barriera di Ferrara sud) perché oggi nella Bassa Modenese ci si arriva solo dopo un'ora dietro a code di camion su una provinciale, una volta usciti dall'autostrada, ma se multinazionali come Livanova, Medtronic, BBraun Avitum, Mallinckrodt sono rimaste anche dopo la distruzione del sisma del 2012 e l'alluvione del 2014, reinvestendo e trainando la trasformazione del distretto dai disposal monouso alle terapie biotecnologiche è perché tutte le istituzioni, da viale Aldo Moro a Bologna a Palazzo Chigi a Roma hanno garantito il via ai cantieri dell'autostrada regionale.

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«Non può continuare a crescere un distretto industriale, se le infrastrutture non accompagnano lo sviluppo», rimarcano gli imprenditori. Livanova, che ha raccolto l’eredità di Dideco, la creatura del “padre” del distretto, Mario Veronesi, dedicata agli ossigenatori, ha oltre 1.000 dipendenti nel distretto modenese e un fatturato locale di 250 milioni di euro e proprio qui ha messo a punto il software della nuovissima macchina cuore-polmone intelligente per la cardiochirurgia, Essenz Perfusion System. «Abbiamo portato a Mirandola più di 150 perfusionisti da tutto il mondo – rimarca il direttore marketing internazionale Emiliano Bonetti - per ascoltare le loro esigenze, come insegnava Veronesi, e rispondere all'istanza di prendersi cura del paziente». A Medolla, 5 km a sud di Mirandola, la Pmi Eurosets (gruppo GVM) è nata nel 1991 e cresciuta tra dispositivi per autotrasfusione, cardiochirurgia e ortopedia, depositando 40 brevetti e arrivando a 250 addetti, 50 milioni di fatturato, sei sedi estere e 60 Paesi serviti. L’ultima innovazione è il più piccolo e leggero sistema salvavita al mondo, Colibrì, in grado di sostituire cuore e polmone del paziente per le emergenze nei luoghi più remoti. Il tecnopolo TPM, costruito dopo il terremoto, con i suoi laboratori e ricercatori, è un bel biglietto da visita e un supporto strategico per le imprese della biomedical valley, ma il viaggio per arrivarci non è all'altezza di multinazionali.

A Mirandola il colosso tedesco dell’healthcare Fresenius – oltre 300mila addetti nel mondo e 40 miliardi di fatturato – ha il centro di R&S e di produzione mondiale dei dispositivi per filtrare i sangue, con la divisione HemoCare, e ha bisogno di attrarre talenti internazionali. Al pari dell'americana Medtronic - Mallinckrodt Dar che qui produce (con 400 dipendenti) disposable per anestesia e terapie respiratorie e che per la pandemia ha dovuto fronteggiare un'impennata del 50% di domanda di filtri per ventilatori durante; e dell'altro big tedesco del distretto, BBruan, che ha triplicato i volumi (da 35 a quasi 100 milioni di euro di fatturato) negli ultimi 15 anni nei sistemi di nutrizione parenterale e per terapie dialitiche. «Tutto quello che potevamo fare per la Cispadana lo abbiamo fatto – conclude il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – tra cui un ulteriore mutuo da 100 milioni approvato lo scorso anno per coprire l'aumento prezzi e il nuovo piano economico-finanziario. Governo e Autobrennero ci hanno rassicurato si costruirà, non appena sarà pronto il project financing».

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