Al Padiglione Italia va in scena la svendita del nostro paese
In Biennale Tosatti disegna un percorso immersivo: al centro tematiche pregnanti della nostra storia recente, gli effetti nefasti e possibili catarsi. La scelta di un solo artista è ben accolta da sponsor e donors
di Nicola Zanella e Marilena Pirrelli
I punti chiave
4' di lettura
«Storia della Notte e Destino delle comete» è il titolo del Padiglione Italia alla 59ª Biennale d'Arte di Venezia a cura di Eugenio Viola che per la prima volta vedrà come protagonista un solo artista: Gian Maria Tosatti
Si tratta di un progetto ambizioso, presentato nella sede del Ministero del Cultura in una conferenza stampa congiunta del Ministro Dario Franceschini, il direttore generale creatività contemporanea Onofrio Cutaia, Roberto Cicutto presidente La Biennale di Venezia e ovviamente Viola e Tosatti. È proprio Cutaia ad introdurre il padiglione e le sue tematiche: «Con grande convinzione abbiamo accolto il progetto di Eugenio Viola, in una rosa di dieci curatori italiani con esperienze internazionali, che vede Gian Maria Tosatti come unico artista del Padiglione Italia alla Biennale Arte» prosegue Cutaia.
«Si tratta di un progetto ambizioso, immersivo, che affronta in modo originale il rapporto tra uomo e natura, tra sviluppo sostenibile e territorio, interpretando metaforicamente il sogno industriale italiano» conclude il Dg Creatività contemporanea.
Nel Padiglione Tosatti allo stesso tempo affronta tematiche sociali e ambientali e non poteva essere altrimenti visto che nei suoi lavori, e anche nella comune ricerca con Eugenio Viola per il progetto realizzato a Napoli “Sette stagioni dello spirito”, aspira alla Gesamtkunstwerk, all'opera d'arte totale che fonde diversi media espressivi e pratiche artistiche e punta al coinvolgimento dello spettatore emotivamente e intellettualmente.
Dal punto di vista narrativo, nonché concettuale, il Padiglione parte da una domanda sul nostro paese e, forse, sulla civiltà intera e lascerà allo spettatore interrogarsi poi su altre domande: quando siamo stati svenduti a pezzi? Quando abbiamo perso? L’opera cercherà di rispondere. Il Padiglione si compone di due parti o, meglio, in due atti per non tradire il background teatrale e la poetica performativa dell'artista romano, così come ci racconta il titolo stesso.
«Storia della notte» narra la storia del nostro paese: dall'illusione euforica del boom economico dagli anni '60, alla presa di coscienza dei disastri che il sacrificio della natura sugli altari dello sviluppo economico può provocare, alla caduta del sogno e agli effetti nefasti a cui può portare una scellerata inurbazione, non a caso in conferenza stampa si parla del salto di specie (spillover), ossia di quei patogeni che endemici negli animali diventano letali per gli uomini, scatenando pandemie dall'Aids all'ebola sino al grande protagonista della nostra contemporaneità: il Covid 19. «Il destino delle comete», atto secondo e conclusivo del Padiglione contiene, invece, un messaggio di speranza su questa umanità che come una cometa ha attraversato con una grande scia luminosa l'universo. Una conclusione che come una vera e propria epifania vuole ribaltare gli scenari e, in qualche modo, vuole essere catartica e positiva verso il futuro. Lo stesso Viola citando Anna Maria Ortese ha affermato: «oggi l’ottmismo deve essere una necessità etica, quasi un’obbligazione morale».
Tosatti cita come grande riferimento culturale Pier Paolo Pasolini che per primo aveva raccontato i lati oscuri dell'industrializzazione italiana e delle conseguenze e derive del capitalismo, facendo riferimento ad un suo articolo del primo febbraio 1975 “Vuoto di potere” in cui il grande autore scriveva “darei l'intera Montedison per una lucciola”, parlando proprio di come il progresso industriale fosse dannoso per la natura. Profezia nella profezia sappiamo poi che fine ha fatto la Montedison protagonista di uno dei più grandi scandali del nostro paese. «Il compito dell'arte è farci sentire le vene bruciare per una condizione insostenibile che chiede il cambiamento. La tragedia è l'atto fondante l'arte contemporanea, la catarsi indica la strada per uscirne: l’arte serve a destablizzare lo status quo e a porre domande» conclude Tosatti.
Il lato economico
Il budget per il Padiglione Italia, che è prima di tutto un luogo fisico imponente, composto da 1.200 metri quadrati di superficie coperta, oltre a 900 di giardino, è di 2 milioni di euro e vede una partecipazione corale tra pubblico, aziende e privati. Il ministero ha messo sul piatto 600.000 euro e il resto della somma è stata coperta grazie a sponsorizzazioni e donazioni. I main sponsor il cui contributo dovrebbe attestarsi intorno ai 300.000 euro, sono Valentino, la maison di moda che fin dai tempi del bando pare essere stata indicata come partner del progetto, e Sanlorenzo, azienda nautica tra quelle con la più rapida crescita nel settore e che figura tra gli sponsor di ArtBasel a livello globale, nonché sostenitrice tout court della creatività italiana nel mondo. Tra i donors privati spiccano l'imprenditore napoletano Gianfranco d'Amato e lo scrittore californiano Cole Frates. Accompagnati da altri nomi più o meno noti come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Mauro de Iorio, Giuseppe Iannaccone, Nicole Saikalis Bay e Matteo Bay. E guardando invece agli sponsor tecnici si intuisce la grande varietà dei media utilizzati: i tessuti di Bonotto, i palchi mobili di Italstage, l'illuminazione al led di Folio e l'argilla espansa di Laterlite. Un solo artista, come da tradizione per i principali padiglioni, e un'Italia che come nazione nell'ultimo biennio ha acquisito un'immagine sempre vincente sul palcoscenico globale ha reso il Padiglione Italia appetibile al sostegno da parte di diverse realtà, a differenza di altre edizioni in cui spesso spiccava un soggetto in particolare rischiando così di essere invasivo sulle scelte artistiche. Insomma dopo l’alloro olimpico dei cento metri di Marcel Jacobs all'olimpiade e la vittoria dei Maneskin all'eurovision, al tricolore non manca che conquistare il Leone d'Oro.
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