Trump su X vince il primo dibattito presidenziale repubblicano
La presa di Trump resta: 6 candidati su 8 lo sosterrebbero anche se condannato. La sua intervista sui social seguita da oltre 100 milioni di americani
di Marco Valsania
I punti chiave
6' di lettura
Hanno cercato di distinguersi ed emergere, di accreditarsi come alternativa a Donald Trump. Ed è stato sicuramente combattuto e intenso il primo scontro pubblico sul palco e in diretta televisiva tra gli otto aspiranti alla nomination repubblicana per la Casa Bianca nel 2024 che non si chiamano Trump - il quale ha rifiutato di partecipare al dibattito e registrato invece un'intervista sul social media X (ex Twitter) dove ha ridicolizzato i rivali, secondo l’ufficio stampa dell’ex presidente ha raggiunto oltre 100milioni di views - quasi un americano su tre che ha dato almeno un’occhiata al video - con 124.400 repost e 439.500 likes, mettendo in ombra il confronto Tv. Il dibattito tra i “magnifici otto” in ogni caso non ha sciolto il nodo di chi potrebbe farsi davvero strada quale potenziale nuovo portabandiera nel campo conservatore.
Difficile dichiarare definitivi vincitori e sconfitti fuor da Trump, che nelle inchieste d’opinione vanta oltre il 60% dei favori degli elettori del partito. Probabilmente solo più tempo in campagna elettorale e ulteriori battaglie sotto i riflettori sfoltiranno la pattuglia dei rivali. Prime, parziali reazioni di alcuni commentatori danno in maggior evidenza l’ex vicepresidente Mike Pence, l’ex ambasciatore all’Onu Nikki Haley e il neofita imprenditore Vivek Ramaswamy. Il governatore della Florida Ron DeSantis, finora secondo nei sondaggi anche se molto distante dall’ex Presidente, non ha sfigurato (nè impressionato). Ma resta da vedere se le loro performance si tradurranno o meno in nuovi consensi nella base repubblicana.
Le divisioni, in politica estera e sociale
Certo è che l’appuntamento ha evidenziato divisioni e tensioni dentro il partito conservatore americano su una serie di questioni cruciali, dalla difesa di Trump e dei suoi comportamenti alla guerra in Ucraina. Qui si sono confrontate posizione isolazioniste – basta aiuti a Kiev – e internazionaliste – l'importanza della leadership Usa nel mondo. Divergenze anche tra posizioni sociali più estreme – che invocano divieti federali all'aborto, con alcuni che hanno suggerito non oltre le 15 settimane di gravidanza – e più moderate – inviti a non demonizzare la questione. Oggi il diritto all’aborto è stato rimandato a decisioni dei singoli stati dopo la scelta della Corte Suprema di bocciare un diritto costituzionale all’interruzione della gravidanza.
Da Milwaukee tutti contro la Cina
Il dibattito tra gli aspiranti repubblicani è avvenuto ieri in prima serata a Milwaukee, trasmesso dai canali Fox.Alcune posizioni comuni sono spiccate: oltre agli attacchi a Biden come Presidente fallito e con una politica economica dannosa, una costante sono stati gli appelli ad atteggiamenti più duri contro l'immigrazione illegale in casa e contro la Cina, definita come vero grande nemico, in politica estera. Un aspetto curioso, il tempo dedicato alla Cina, dato che potrebbe risultare complesso accusare come hanno fatto Biden di abbassare la guardia con Pechino, avendo mantenuto molte delle sanzioni di Trump, introdotte di nuove sulla tecnologia e lanciato moniti contro escalation militari di Xi Jinping contro Taiwan.
Haley e Pence cercano rilanci
Diversità e rivalità politiche e personali sono però poi affiorate. L'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley è parsa cercare di ritagliarsi un'immagine più moderata, su messe al bando dell'aborto, sulla necessità di aiuti all'Ucraina per fermare la minaccia rappresentata per tutti dalla Russia di Vladimir Putin e anche sulla realtà del cambiamento climatico, unica in quest’ultimo caso a prendere una chiara posizione (gli altri hanno evitato di alzare la mano anche alla domanda se ritengano che il climate change sia in parte causato da attività dell’uomo, respingendo la richiesta dei moderatori, nelle parole di DeSantis, come “da scolaretti”). E’ un’immagine che però potrebbe scontrarsi con il radicalismo ed spesso estremismo odierno della base repubblicana che vota nelle primarie. L'ex vicepresidente Mike Pence ha parlato più a lungo di tutti, 12 minuti a 37 secondi nel dibattito di due ore, sottolineato la sua difesa della Costituzione, anche contro la volontà di Trump di violarla e ribaltare le elezioni del 2020. E ha rivendicato la sua lunga storia di rodate posizioni conservatrici e distinguendosi dalla Haley per posizioni più drasticamente anti-aborto. L'ex governatore del New Jersey Chris Christie si è segnalato per critiche a Trump come “indegne della Presidenza”.
DeSantis arranca
Il governatore della Florida Ron DeSantis, il più osservato, ha cercato di proiettare l'immagine di più accreditato candidato ultra-conservatore, grazie alla leadership nello stato che governa. Ha rivendicato la sua ferma opposizione ai lockdown durante la pandemia, tenendo “aperta la Florida”, e detto che lui fosse stato Presidente avrebbe “convocato Fauci (allora il principale esperto sanitario del governo) per licenziarlo in tronco”. E sue più recenti iniziative quali cambi dei programmi scolatici per cancellare quello che definisce come eccessivo focus su razzismo e gender (i critici denunciano come i nuovi standard educativi della Florida ora sostengano in particolare che la schiavitù ha insegnato competenze utili). Ha affermato, in chiusura, che sarà lui a saper invertire “il declino dell'America” che ha accusato Biden di aver aggravato. Non è parso tuttavia creare momenti davvero memorabili. I sondaggi lo hanno visto scivolare dal 30% al 14% dei consensi repubblicani nel giro di pochi mesi, a causa, tra l’altro, di un’immagine legnosa e di incerti tentativi di smarcarsi da Trump cavalcando allo stesso le correnti più di destra e populiste del partito (famosa anche una sua gaffe sull’Ucraina definendo l’invasione russa una disputa territoriale tra i due paesi). Sul palco hanno inoltre cercato spazio il senatore afroamericano Tim Scott, che è parso ricevere consensi dal pubblico in sala, e, con uscite meno brillanti, l'ex governatore moderato dell'Arkansas Asa Hutchinson e il governatore del North Dakota Doug Burgum, che si è concentrato sull'importanza di rilanciare politiche energetiche incentrate sull'energia fossile.
Il millennial che considera il climate change una truffa
Ma i maggiori fuochi d’artificio in diretta Tv sono arrivati altrove. Li ha provocati il volto più nuovo sul palco, quello del giovane imprenditore millennial Vivek Ramaswamy, a dominare spesso l'attenzione durante il dibattito e a distinguersi come la voce più trumpiana - e controversa - di tutte. Dopo essersi presentato come l’incarnazione del sogno americano, ha fondato più aziende tech e biotech, è nato in Ohio ma da famiglia di origine indiana - il 38enne Ramaswamy ha fatto notizia dicendo senza mezzi termini che se eletto perdonerà subito Trump da ogni accusa o condanna giudiziaria. Si è opposto ad aiuti all'Ucraina definendoli non nell’interesse nazionale americano. Ha definito il cambiamento climatico “una truffa”. Ha promesso di abolire interi ministeri a cominciare da quello dell'istruzione e detto che l’America vive in un “momento buio” e in una “guerra civile culturale”. Nei panni di outsider iconoclasta, ha accusato gli altri candidati di essere “marionette manovrate da gruppi d'interesse”. E' stato oggetto delle critiche più severe da parte degli avversari, con Pence e Haley che l'hanno accusato di grave e pericolosa inesperienza soprattutto in politica estera. Christie l’ha definito “candidato Chat Gpt”. Arduo concludere se possa trasformarsi in un candidato credibile o solo di disturbo.
La lunga ombra di Trump
Su tutto il dibattito, ancora e soprattutto, si è poi allungata l'ombra dell'assente Trump. Sei su otto dei candidati hanno alzato la mano alla domanda se lo sosterranno se sarà lui il candidato prescelto dalle primarie del partito e sarà stato condannato. L'eccezione è stata Hutchinson e, meno convinto, Christie, che è parso alzare la mano a metà e poi ripensarci. Sul social X intanto, mentre gli otto aspiranti si contendevano i riflettori Tv, Trump, come accennato, ha attirato milioni di utenti per la sua intervista di 46 minuti con Tucker Carlson, ex conduttore di Fox licenziato. Quasi un americano su tre lo ha visto su X. E ha vantato il suo ruolo di primattore e favorito. «I sondaggi mi danno in vantaggio di 50 o 60 punti», ha detto riferendosi ai consensi per la nomination che al momento raccoglie tra gli elettori repubblicani. Parlando dei rivali, e della sua decisione di non partecipare con loro al dibattito su Fox, ha affermato: «Non dovrebbero neppure correre per la presidenza». Riferendosi a DeSantis in particolare, lo ha apostrofato come un candidato “finito”.
Dall’intervista al tribunale
Ha poi celebrato la folla che aveva arringato a Washington prima dell'assalto al Congresso, definendola animata da “passione, amore, unità”. Ha indicato di non sapere se le profonde divisioni nel Paese possano ancora generare violenza. Oggi Trump comparirà in un tribunale in Georgia per essere incriminato di cospirazione a fine di sovvertire l'esito delle elezioni presidenziali del 2020 nello stato. È la quarta incriminazione. Di sicuro Trump non ha intenzione di farsi da parte.
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