Al Salon Art + Design di New York si celebra l’Italia
Sessanta gallerie, di cui la metà europee hanno presentato artisti italiani del dopoguerra e molti pezzi di designer
di Giuditta Giardini
3' di lettura
Tutti i 4.000 presenti alla preview hanno avuto l'impressione, uscendo ed entrando dai 56° booth del the Salon Art + Design di New York (14-18 novembre), che in ballo ci fosse molto di più del semplice showcase degli oggetti in vendita. L'allestimento dei booth ha stupito per l'efficacia, ma anche per lo spessore dei riferimenti storici più o meno immediati. La fiera al Park Avenue Armory ha avuto il merito di aver smentito la visione del Novecento imposta dal MoMA , ossia quella di un secolo dominato dallo stile pulito&funzionale del Bauhaus. Si sono fatte portavoce dei nuovi linguaggi, in questa ottava edizione del Salone, 30 gallerie statunitensi, ed altrettante europee, tra cui quattro italiane. I booth italiani al terzo posto per rappresentazione, contro i nove della Francia a pari merito con l'Inghilterra, hanno messo in scena un gioco di richiami tra design e storia dell'arte nazionale.
I player
Da Giustini/Stagetti Gallery di Roma (booth A3), lo stile minimal si è tinto del miglior barocco romano. I materiali impiegati sono quelli della tradizione: il marmo bianco di carrara, il travertino non trattato e il bronzo dorato. Oro e nero si insinuano nelle linee pulite del design. Tra i tesori del booth ci sono le luci di Iosselliani Design, il Settimio II Cabinet (2012 – 2019), un armadio dorato e riccamente decorato e un coffee table in marmo lavorato come basolato romano dei Campana Brothers, una console modellata a guisa di una colonna romana che nello slancio ricorda la pasta del dentifricio firmata Anton Alvarez (Roman Toothpast Console, 2019).
Il forte richiamo al mondo dell'arte italiano è visibile anche nella proposta della Nilufa Gallery (booth A20) di Milano, dove la disposizione studiata dei vasi e dei piatti di Paolo di Poli (vasi, 500-600€, da Il Ponte ) omaggia le nature morte di Giorgio Morandi.
Lo stile italiano
Sono 12 le new entry di quest'anno, tra cui Casati storica galleria italiana con sede a Chicago. Nel booth di Casati firmato dall'Insituto Bardi Sol Camacho dialogano la migliore produzione artistica e il design made in Italy. “Il booth prende ispirazione da un bozzetto di Gae Aulenti - appeso alla parete– realizzato nel 1994 in preparazione dell'allestimento al Guggenheim Museum della mostra ‘The Italian Metamorphosis, 1943-1968' (6 ottobre 1994-22 gennaio 1995), curata da Germano Celant” spiega Ugo Alfano Casati, proprietario dell'omonima galleria, mentre sfoglia il catalogo della mostra newyorchese. Oltre allo schizzo dell'architetta friulana di adozione milanese, sui muri del booth sono appesi bassorilievi in ceramica invetriata di Fausto Melotti e un Bonalumi che illumina il Loveseat di Franco Albini per Casa Carati (Milano) del 1945. Esposti sono anche pezzi di Studio BBPR, Andrea Branzi, Luigi Caccia Dominioni, Carol Rama, Aldo Rossi, Gino Sarfatti, Carlo Scarpa, Phillipe Nigro e Jonathan Nesci.
Davanti al booth di Casati, c'è quello della galleria torinese Mazzoleni che da sette anni è presente al Salon e all'edizione primaverile di Tefaf NY . “Al Salon non abbiamo concorrenza, siamo rimasti l'unica galleria con questo genere di offerta” dichiara Luigi Mazzoleni, direttore della galleria di famiglia ed aggiunge: “i nostri clienti abituali sanno che ci troveranno qui”. Non è facile per una galleria d'arte avere l'ok per l'ingresso al salone, l'offerta deve essere compatibile con la visione della fiera. La proposta di Mazzoleni comprende, oltre ad opere di Alexander Calder e Hans Hartung, un Lucio Fontana di colore nero con due striature rosa, due opere di Alghiero Boetti, tra cui la versione in scala di “Aerei” battuto nel 2018 da Christie's NY per 143.750€ e “L'Ombra del Dubbio” ( Fidesarte 16.000€ nel 2017, ma oggi in miglioramento); e ancora due Agostino Bonalumi, una scultura in bronzo, dopo il successo di “Forme uniche della continuità nello spazio” (fusione postuma del 1972, di un modello del 1913) di Umberto Boccioni, che con 16.165.000€ ha realizzato il quadruplo del più alto prezzo stimato, c'è grande richiesta per la scultura italiana; l'altro è “Rosso”, tela che in asta oscilla va tra 150.000€-250.000€, ed infine un Alberto Burri, che la galleria celebra nell'omonima mostra londinese, fino al 15 dicembre.
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