Al Salone del Mobile tornano i buyer cinesi. Boom di presenze anche da Brasile e Stati Uniti
Al via il 18 aprile la 61esima edizioni con molte novità nel format e nella proposta. In vetrina quasi 2mila aziende di un settore industriale che gode di ottima salute
di Giovanna Mancini
I punti chiave
3' di lettura
Un’impennata di prenotazioni dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalla Francia e dalla Germania, oltre che da altri Paesi europei ma, soprattutto un ritorno molto atteso, quello dei visitatori cinesi che, a oggi, sono la pattuglia estera più numerosa, stando ai dati di prevendita della biglietteria, che fa registrare, data su data, un aumento degli arrivi del 25% rispetto allo scorso anno. Il Salone del Mobile torna a Milano dal 18 al 23 aprile, nelle sue tradizionali date primaverili dopo tre anni di edizioni rinviate o spostate, che però hanno lasciato in eredità qualcosa di importante, ricorda la presidente Maria Porro: la capacità di rinnovarsi e adattarsi, anche con rapidità, alle continue trasformazioni e anche emergenze dei nostri tempi.
Le novità del 2023
Eccolo, quindi, il nuovo Salone del Mobile. Nuovo, sì: perché da quest’anno si svolgerà interamente su un unico livello, ospitando su quasi 170mila mq di superficie espositiva gli stand di quasi 2mila aziende (di cui 550 giovani designer del Salone Satellite), per il 34% in arrivo dall’estero, a conferma della sua dimensione sempre più globale.
Ma nuovo anche perché il format stesso della manifestazione è stato rivisto e ripensato, a partire da Euroluce, la biennale dedicata all’illuminazione, che si presenta quest’anno con un layout completamente rinnovato, realizzato dallo studio Lomardini22 e pensato per rendere più fruibile la visita agli operatori, integrandola oltretutto con un’offerta culturale (mostre, seminari, talk) curata da Beppe Finessi in collaborazione con diversi designer e artisti.
Il ritorno dei buyer dall’estero
Tra le aziende c’è grande attesa per il ritorno dei visitatori dall’estero e in particolare dalla Cina: «Non vedo i miei dipendenti cinesi dal 2019, anzi: due di loro, che sono stati assunti successivamente, non li ho nemmeno mai incontrati», ci racconta un imprenditore. Nessuno si aspetta i numeri dell’edizione record pre-pandemia (quasi 400mila visitator), ma replicare quei numeri non è nemmeno l’obiettivo del Salone, spiega la presidente Porro: «Abbiamo fatto un grande lavoro di promozione e racconto del nuovo Salone in Italia e all’estero, puntando ad avere visitatori profilati – dice Porro –. Più che alla quantità, puntiamo alla qualità». Tra questi anche 450 top buyer in arrivo dai mercati startegici grazie alla collaborazione con Ice.
Una filiera industriale in salute
Come sempre, il Salone sarà l’occasione per far conoscere al mondo la capacità industriale, creative e innovativa delle aziende italiane dell’arredamento: un settore in salute, nonostante le tante difficoltà attraversate in questi tre anni, dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica all’inflazione. Il 2023, come prevedibile, si è aperto con una frenata della domanda, ma era difficile aspettarsi il contrario, dopo due anni e mezzo di crescita senza precedenti, come ricorda il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin: «Dopo il record del 2021, anche il 2022 si è chiuso con un incremento a due cifre, portando la filiera legno-arredo a 56,5 miliardi di euro di fatturato, e il settore arredamento a quasi 29 miliardi di euro – spiega Feltrin –. Ovviamente questo incrementi va depurato dall’effetto inflattivo, ma anche al netto degli aumenti, abbiamo comunque chiuso l’anno in forte crescita rispetto ai livelli pre-pandemia».
Le incognite che preoccupano le imprese sono tante: il perdurare della guerra e l’inflazione, soprattutto, ma anche il depotenziamento dei bonus fiscali legati alla casa che hanno sicuramente contribuito a spingere il settore negli ultimi due anni, in particolare sul mercato interno.
Le nuove rotte del design
In compenso, le vendite all’estero (il 53% del fatturato totale per l’arredo) danno segnali di grande solidità, con gli Stati Uniti cresciuti del 25% fino a diventare il secondo mercato di sbocco, gli Emirati Arabi sempre più importanti e anche la Cina in ripresa.
«Stanno cambiando le rotte dei prodotti di design made in Italy – dice Feltrin –. Se prima del Covid qualsiasi imprenditore avrebbe puntato sulla Cina come mercato del futuro, adesso rimane un mercato importante per contratti e commesse, ma nel quale investire direttamente non è più all'ordine del giorno. L’Europa si conferma il mercato da mantenere e sviluppare costantemente, al quale affiancare sicuramente gli Usa in forte ascesa e le new entry Emirati Arabi e India che, anno dopo anno, stanno risalendo la classifica aumentando il valore importato dei nostri prodotti».
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