Al Senato, maggioranza certa soltanto in tre Commissioni
Con poche new entry nel sostegno a Conte Iv ancora ago della bilancia.
di Marco Rogari
3' di lettura
L’agibilità nelle commissioni parlamentari si profila come una delle principali spine nel fianco del governo che proverà a ripartire dopo la crisi politica. Un’agibilità che, come anticipato dal Sole 24 ore domenica 17 gennaio, è fortemente a rischio a Montecitorio, nonostante il sì a maggioranza assoluta ottenuto lunedì da Giuseppe Conte, e ancora di più a Palazzo Madama dove i numeri restano risicati. Anche perché, in assenza di un nuovo equilibrio tra le forze in campo con la nascita di nuovi gruppi o l’ingresso di un numero consistente di singoli deputati e senatori tra le fila dei sostenitori di Giuseppe Conte, Italia viva manterrebbe il ruolo di ago della bilancia. E se, con un quadro sostanzialmente invariato, i “renziani” dovessero votare con l’opposizione, la maggioranza sarebbe in vantaggio di fatto solo in tre dei 14 parlamentini del Senato: Finanze, Agricoltura e Lavoro.
In altre quattro commissioni - le “strategiche” Affari costituzionali e Bilancio (dove, tra l’altro, transiteranno anche la legge elettorale proporzionale e il Recovery plan) accompagnate da Industria e Politiche Ue - si potrebbe verificare il ”pareggio”, che, da regolamento, a Palazzo Madama equivale a una bocciatura. Mentre in tutte le altre sette commissioni i gruppi che appoggiano Conte si ritroverebbero ”sotto” già in partenza.
Non va poi dimenticato che sempre al Senato Iv può contare sulla presidenza della commissione Sanità, alla quale si aggiunge quella dell’Istruzione con il socialista Riccardo Nencini. Che, pur avendo messo a disposizione il simbolo per consentire ai “renziani” di formare il gruppo, è già stato inserito da giorni nel team dei possibili “costruttori”. Due presidenze con scadenza a fine legislatura, così come tutte le altre, a meno di spontanee dimissioni dei diretti interessati. E analoga è la situazione alla Camera dove Italia viva guida la “Finanze” e la “Trasporti”.
Anche a Montecitorio se i voti di Italia viva si sommassero a quelli dell’opposizione, la maggioranza che si va formando riuscirebbe, al momento, a manovrare senza eccessivi affanni soltanto in 8 dei “parlamentini”: Bilancio, Finanze, Cultura, Ambiente, Lavoro, Affari Sociali, Agricoltura, Politiche Ue. Almeno sulla carta mancherebbero invece i voti necessari nelle commissioni Trasporti e Attività produttività. Nelle altre quattro (Affari costituzionali, Giustizia, Difesa ed Esteri) si partirebbe con una situazione di parità che renderebbe quasi impossibile alle forze pro-Conte la gestione del “traffico legislativo” a meno di grosse concessioni. E se al Senato il primo banco di prova per la tenuta della nuova maggioranza, rappresentato dal passaggio in commissione Bilancio della relazione sul nuovo scostamento da 32 miliardi e nelle prossime settimane del decreto Ristori 5, non appare dei più probanti alle luce delle rassicurazioni su un voto favorevole già arrivate da Iv e anche dal Centro-destra, a Montecitorio la navigazione parlamentare si annuncia invece subito complicata. A farne le spese potrebbe essere il decreto Milleproroghe, che è fermo da giorni e che dovrà essere tassativamente convertito in legge entro il 1° marzo.
È evidente che per il governo il rischio di impantanarsi in Parlamento è molto elevato. A meno di non poter contare sul soccorso di nuovi gruppi parlamentari e di un massiccia pattuglia di singole new entry in maggioranza. Che sarebbe in linea con il trend degli ultimi anni: dall’inizio della legislatura i cosiddetti cambi di casacca, compresi quelli in occasione dei voti di ieri e lunedì, hanno già superato quota 150.
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