Al via l’80esima Mostra del cinema con “Comandante” di De Angelis con Favino
Sul festival aleggia lo sciopero degli autori e attori americani, non verranno Bradley Cooper e Tilda Swinton. Oggi il film sul comandante Todaro
di Cristina Battocletti
I punti chiave
- La madrina dell’80esima edizione del festival Caterina Murino
- Sulla Mostra aleggia lo sciopero degli autori e attori americani
- Il film di apertura è “Comandante” di Edoardo De Angelis con Favino
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Al via l’80esima edizione fino al 9 settembre al Lido
Al via l’80esima edizione della Mostra del cinema di Venezia fino al 9 settembre al Lido con la proiezione questa sera del film “Comandante” di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino, come protagonista, e il conferimento a Liliana Cavani del Leone d’oro alla carriera. A consegnare la statuetta sarà Charlotte Rampling, protagonista di “Il portiere di notte”, capolavoro di Cavani, che terrà la laudatio della regista. Quest'anno sulla Mostra aleggia lo sciopero degli 11.500 autori e dei 160mila attori americani che da cento e più giorni portano avanti una protesta per ridiscutere con le major la ripartizione equa dei proventi e l’integrazione sostenibile dei nuovi modelli produttivi e dell'Intelligenza Artificiale. Molto probabile che il tappeto rosso rimanga orfano di Bradley Cooper, Carey Mulligan e Maya Hawke per “Maestro” e ancora Michael Fassbender, Emma Stone, Mark Ruffalo e Tilda Swinton. Confermata la presenza di Adam Driver, Mads Mikkelsen e Jessica Chastain.
A condurre la cerimonia è stata la madrina della rassegna, Caterina Murino, interprete di molte pellicole da James Bond a Pappi Corsicato, con un discorso sul potere del cinema.
“Comandante” di Edoardo De Angelis è il film di apertura
Ma a tenere banco è il film di apertura con la vicenda che vede protagonista Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini della Regia Marina, responsabile di aver salvato la vita nell'ottobre del 1940 all’equipaggio del mercantile belga Kabalo, affondato dal Cappellini dopo essere stato attaccato.
Un vero kolossal di guerra con i colori seppiati della bella fotografia di Ferran Paredes Rubio, che ha nel suo corpo un messaggio profondamente politico: salvare comunque l’uomo in mare, anche in condizioni di guerra. Un film potente, con una grande suspense e una notevole capacità recitativa, a partire da Favino, abile perfino nella coloritura veneta più o meno accentuata a seconda delle situazioni, fino a ciascuno dei marinai nell’interno realmente claustrofobico, dove si distinguono su tutti Massimiliano Rossi, Arturo Muselli, Giuseppe Brunetti e Johan Heldenbergh. Convincente anche Silvia D’Amico, la moglie di Todaro, immersa in un alone quasi dannunziano (bellissimi i ruvidi costumi di Massimo Cantini Parrini).
La polemica sull’ “essere italiani”
Ma proprio per questo al Lido è scoppiata anche la polemica: quando il capitano del Kabalo, dopo essere stato messo in salvo alle Azzorre, chiede a Todaro perché si sia esposto a un tale pericolo per salvarli e il comandante risponde: “Perché noi siamo italiani”, qualcuno ha ipotizzato che la sceneggiatura strizzasse l’occhio a un patriottismo fascista, gradito alla destra. Difficile ipotizzarlo per uno scrittore come Sandro Veronesi, che ha scritto assieme a Edoardo De Angelis la sceneggiatura, dalla quale è tratto l’omonimo romanzo edito da Bompiani, che si è sempre distinto per le sue battaglie a favore dell’accoglienza. Mentre De Angelis risponde ironicamente con una battuta sulla sua origine partenopea :«Me lo chiedevo da napoletano cosa significasse essere italiani. Lo abbiamo imparato, credo. Quando mi sono imbattuto nella figura di Todaro ho capito cosa significa arricchirsi nella diversità. Se dire che essere italiani vuol dire salvare delle vite in mare, allora sono italiano». Mentre Favino ha ricordato la sua infanzia: «Spesso dovevo levarmi da camera mia perché mio padre arrivava con qualche haitiano da ospitare, o mamma che aveva accolto un ragazzo che stava al semaforo. Sarà perché sono meridionale, ma credo che dove si mangia in sei, si mangia anche in otto. Se questo è un modo di essere italiano mi ci ritrovo».L’attore poi ha voluto spendere alcune parole sul personaggio che ha interpretato: «Todaro è un magnifico esempio della complessità dell’essere umano. È stato cattolico praticante e spiritista, appassionato di religioni orientali, militare convinto. Capace di disobbedire in un momento in cui non può comunicare la sua disobbedienza e lo fa sapendo che obbedisce alla legge più alta, quella della vita».
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