Al via i lavori per l’acquedotto della Valle Orco, in Piemonte, opera da 250 milioni
L’impianto servirà 43 comuni, che diventeranno 50 a regime, e sarà compatibile con tre utilizzi: l’idropotabile, la produzione di energia elettrica e l’idroagricolo
di Filomena Greco
2' di lettura
Visita al cantiere e lavori partiti con cinque mesi di anticipo per la costruzione del dell’Acquedotto della Valle Orco, in Piemonte, opera da oltre 250 milioni di euro finanziata con i fondi del Pnrr e innovativa per più di un motivo, come spiega il presidente di Smat, Paolo Romano: «Si tratta di una infrastruttura che utilizzerà le acque degli invasi del Gran Paradiso per scopi idropotabili, compatibile con la produzione di energia e anche, in caso di necessità, per rispondere al fabbisogno degli agricoltori in caso di siccità».
A Locana, nella frazione Praie, sarà costruito il potabilizzatore ma i lavori interesseranno un’area di quasi 3 ettari per realizzare l’acquedotto che erogherà acqua di alta montagna direttamente a 43 Comuni, che diventeranno 50 a regime, per un totale di 128mila abitanti. I lavori per la realizzazione sono stati suddivisi in 3 lotti: il primo è relativo alla realizzazione del potabilizzatore da 800 litri al secondo; il secondo ed il terzo lotto invece serviranno alla realizzazione di condotte di grande adduzione, per 55 e 74 chilometri ciascuno.
I lavori dovranno concludersi entro il mese di novembre del 2025 per un costo complessivo pari a 254,5 milioni di euro, finanziato per un importo di 93 milioni da fondi del Pnrr, tramite il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e per 36 milioni con risorse che arrivano dal ministero dell’Economia e delle Finanze, nell’ambito del “Fondo per l’avvio delle opere indifferibili”.
«L’infrastruttura rappresenterà un’efficace soluzione tecnica per contrastare su un’area vasta gli effetti dei cambiamenti climatici ed assicurare anche nei periodi di elevata siccità una adeguata fornitura di acqua di qualità elevata ai cittadini dei Comuni del Canavese e dell’Eporediese» spiega Romano.
L’impianto sarà compatibile con tre potenziali utilizzi, dunque: l’idropotabile, la produzione di energia elettrica (gestore Iren) e l’idroagricolo, destinato al fabbisogno dell’agricoltura. «Guardiamo all’equilibrio del sistema costruito intorno alla risorsa acqua – spiega Romano – e manteniamo una alta qualità ecologica del corso acqua Orco. In molti anche da altre parti d’Italia stanno guardando con interesse a questo tipo di impianti che mette in sicurezza l’intera area».
L’opera, come spiega il presidente di Utilitalia Filippo Brandolini, «risponde al meglio alle nuove sfide poste dai cambiamenti climatici che, insieme agli standard ambientali sempre più stringenti stabiliti dalle norme europee, impongono al comparto idrico un cambio di passo». Utilitalia in particolare ha stimato che gli investimenti a livello nazionale dovranno salire dagli attuali 4 miliardi fino a 6 miliardi all’anno. «Per affrontare questa sfida occorrono imprese industriali che siano capaci di sostenere finanziariamente e organizzativamente una mole così importante di investimenti. Per questo motivo la Federazione si è fatta promotrice di una proposta di riforma del settore in quattro punti tesa alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e a un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua».
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