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La filiera del grano è a rischio in provincia di Alessandria a causa del prezzo del frumento tenero, troppo basso per gli agricoltori.
A lanciare il grido d’allarme è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) Alessandria che, dopo le azioni di protesta sindacale che hanno portato alla sospensione delle sedute in Commissione prezzi alle Camera di commercio di Alessandria e Asti per cinque settimane consecutive, a causa della mancata partecipazione di parte agricola, ha portato ora sotto i riflettori nazionali le difficoltà del comparto alessandrino nel corso di una conferenza stampa, che si è svolta nella sede italiana delle contrattazioni generali, in cui avviene la quotazione settimanale dei cereali.
«Alessandria è una provincia vocata per la coltivazione del frumento, che ha un’estensione di circa 37 mila ettari, per la quale compete a livello nazionale con quella di Bologna – spiega la presidente provinciale Cia Alessandria Daniela Ferrando –. L’anno scorso, sulla spinta della maggiore richiesta da parte dell’industria alimentare a causa dei problemi di approvvigionamento per via della guerra in Ucraina, abbiamo seminato molto, confidando su una prosecuzione dell’andamento favorevole dei prezzi. Ma le nostre speranze sono naufragate: i prezzi dei mezzi tecnici e del gasolio sono saliti alle stelle e così ci siamo trovati a vendere un prodotto sotto costo. Per pareggiare, dovremmo vendere a 260 euro a tonnellata, per questo ci siamo astenuti dal partecipare alla Commissione prezzi. E anche il prezzo attuale, di 232-238 euro/tonnellata per il frumento panificabile, è assolutamente insufficiente».
Anche secondo il direttore della Cia Alessandria Paolo Viarenghi la situazione è insostenibile: «Queste variabili sul prezzo sono dovute ad attività che non competono all’imprenditore agricolo alessandrino. Si va a seminare in autunno per arrivare a dei prezzi finali a giugno dell’anno successivo: come si fa a fare dei conti? Le contrattazioni sono decise da speculazioni, non è più questione di domanda e offerta. Il mercato dei cereali per Alessandria è uno dei fiori all’occhiello per estensione; numerose aziende vivono per il sistema cerealicolo ma molte colture necessitano di irrigazione con l’attuale clima siccitoso, il che non è semplice ed è costoso. Le nostre aziende non possono impostare la propria attività su un pareggio economico: per questo continueremo a denunciare l’ingiustizia che stanno pagando».
Il presidente nazionale Cia Cristiano Fini, da parte sua, ha sottolineato che Cia sta lavorando dall’anno scorso sul tema di un equo prezzo del grano per i produttori: «non intendiamo arretrare di un centimetro, è una battaglia di civiltà. Credo che il grano sia la coltura più diffusa, ma viene minata da questi prezzi che non riconoscono il costo. Ognuno deve cercare di fare l’interesse della propria azienda, ma in un’ottica di filiera è tutta la filiera a rischiare. Abbiamo diversi produttori che stanno mettendo in forse le semine e le stesse lavorazioni dei terreni. Abbiamo un incremento del costo gasolio e probabilmente anche gli altri costi dei mezzi tecnici aumenteranno in conseguenza dell’aumento del costo del petrolio. Noi sappiamo già cosa andremo a pagare per i costi di produzione, ma non sappiamo a che prezzo potremo vendere il grano. Questo campanello d’allarme non viene sventolato come uno spauracchio: esso rappresenta un problema per tutta la filiera, salvo che l’agricoltore non si orienti su altre produzioni. Quello che rivendichiamo è che venga riconosciuto un prezzo più elevato rispetto agli standard internazionali, per dare ai nostri produttori una prospettiva. Chiediamo l’avvio di Granaio Italia, il Registro telematico dei cereali, ma chiediamo soprattutto contratti di filiera che ci diano la possibilità di spuntare qualcosa di più rispetto al mercato. Per cercare di portare al massimo gli standard qualitativi, abbiamo bisogno della ricerca, ma per fare investimenti, l’azienda agricola ha bisogno di fare guadagni. Per questo ci vuole una contrattazione seria che riconosca qualcosa in più al produttore».
Stefano Rossotto, presidente della Cia delle Alpi (Piemonte), ha messo in evidenza che «Torino è la seconda provincia in Piemonte per la produzione di frumento. Siamo in questo mercato globale per cui bisogna fare delle riflessioni per capire come mettersi assieme e fare sistema. Se vogliamo interagire con questo mercato globale, occorre presentarsi il più possibile in modo uniforme».
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