il personaggio

Alexandria Ocasio-Cortez, lo stile dirompente della nuova «fashion icon socialista»

di Marta Casadei

3' di lettura

Il ritratto di Alexandria Ocasio-Cortez, appena eletta al Congresso americano come rappresentante del 14mo distretto dello stato di New York (Bronx e Queens) con oltre 100mila voti (78%), non può che iniziare con l’informazione chiave: ha 29 anni ed è la più giovane donna parlamentare della storia degli Stati Uniti d’America. Durante la campagna elettorale ha bussato alle porte, stretto le mani, parlato ai comizi tra la gente, ma ha anche dato vita a un diario per immagini su Instagram (@ocasio2018), canale di comunicazione privilegiato con i suoi coetanei Millennials. E non solo.

Impossibile, scorrendo la sequenza di immagini, non lasciarsi catturare dal suo stile sofisticato, chic e poco appariscente, specchio dell’empowerment femminile più contemporaneo che non vuole puntare sullo stile, ma non pensa che curare il look sia indice di frivolezza: un abito girocollo blu con una fila di bottoni d’oro; un tubino blu con maniche a ¾ indossato con un paio di decolleté beige scamosciate; una giacca blu elettrico sfoggiata con un top e un paio di pantaloni neri, un paio di occhiali con la montatura metallica color oro. Non è una fashion victim preoccupata di essere vista due volte con lo stesso completo: indossa più volte gli stessi capi, abbinandoli in modo diverso e con accessori differenti, come farebbe una qualsiasi 30 enne.

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Alexandria Ocasio Ortez, lo stile della più giovane parlamentare Usa

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Proprio il suo stile, però, le è costato critiche pesanti: nel servizio fotografico a corredo dell’intervista rilasciata a Kerry Washington - famosa per aver interpretato Olivia Pope, elegantissima e potente consulente della Casa Bianca nella serie «Scandal» di Shonda Rhimes, nonché icona black - e pubblicata su Interview Magazine all’inizio di settembre, Ocasio-Cortez siede all’ingresso di un edificio, sui gradini, indossando un completo pantalone verde doppiopetto da 3.500 dollari (della designer Gabriela Hearst, che usa plastiche riciclate nelle sue collezioni) e un paio di Manolo Blanhik da 600 dollari.

La cosa avrebbe senza dubbio calamitato i voti di Carrie Bradshaw - la cui residenza zeppa di stiletti di Manolo, però, è in un altro distretto - e invece suscitato polemiche pesanti, avanzate dai detrattori della candidata democratica.

Può una socialista - che nella sua campagna elettorale si è proposta come una «working class leader che ha sperimentato le crescenti disuguaglianze di reddito di New York » e rifiuta i finanziamenti delle lobby - essere anche una fashion icon? O le idee democratiche e progressiste della 29enne - che spaziano dall’aumento del salario minimo all’estensione di Medicare, fino all’housing “sociale” inteso come diritto dei cittadini e non come fonte di guadagno per le imprese del real estate - non sono compatibili, appunto, con un outfit da 4000 dollari?

Lei - nata nel Bronx, dove è tornata dopo la laurea in economia e relazioni internazionali alla Boston University per aiutare, tra le altre cose, Bernie Sanders nella sua campagna - non le ha mandate a dire e, sempre via social, ha risposto chiaro e tondo a chi la criticava precisando che gli outfit che si indossano nei servizi fotografici sono “in prestito” e che lei, peraltro, è una campionessa nello shopping «thrift», termine che significa «parsimonia», ma nel settore moda indica anche i negozi dell’usato.

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Quindi, per niente intimidita dal precedente, questo mese è comparsa con un completo pantalone di Calvin Klein e un paio di orecchini di Tiffany sulla copertina di Vanity Fair America (un magazine molto popolare sì, ma in termini di fama più che di diffusione nelle classi meno abbienti) al grido di «I am going to burn the house down».

Su Instagram, la stessa immagine è meno patinata e più sincera: «In parte mi sento spaventata, ansiosa. Ogni volta che un evento mediatico di questo tipo mi riguarda - scrive nel commento alla cover di Vanity Fair postata sul suo account Instagram - divento nervosa. Ma penso anche a come, crescendo, non ho mai visto una come me su un magazine». Ed è qui, forse, il senso di essere una «socialist fashion icon», come qualcuno la chiama online: andare oltre i limiti imposti dalla società anche quando si parla di immagine e di stile (e di portafoglio, che non deve essere sempre un elemento chiave nelle scelte di moda). E veicolare un’idea di donna che rispecchia realmente le “quasi 30enni” di oggi. Una delle quali, per la prima volta, metterà piede a Capitol Hill.

Nella precedente versione del pezzo è stato erroneamente scritto che Ocasio-Cortez aveva corso contro Cynthia Nixon alle primarie. Nixon ha corso per le primarie come governatore dello stato di New York e non per il Congresso, come Ocasio-Cortez. Ci scusiamo con i lettori.

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