vittoria alle primarie di New york

Alexandria, la ragazza anti Wall Street sciocca i democratici Usa

di Angela Manganaro

Alexandria Ocasio-Cortez, lo shock del partito democratico Usa

3' di lettura

Alexandria Ocasio-Cortez ha scioccato la sinistra d’America. Una donna di ventotto anni di origine latino-americana che ha lavorato per la campagna presidenziale del socialista Bernie Sanders vince le primarie democratiche per il seggio alla Camera alle elezioni di metà mandato, il voto del prossimo novembre. Il profilo non stupisce, Ocasio-Cortez sembra la candidata perfetta in tempi di movimentismo e MeToo; fa però riflettere e discutere che abbia battuto Joe Crowley, veterano di 56 anni che avrebbe dovuto essere il prossimo speaker democratico della Camera a posto di Nancy Pelosi; e la sconfitta ha ancora più significato perché è stata decisa dai newyorkesi, i liberal più convinti e anche tradizionalmente ortodossi (qui alle primarie presidenziali 2016 Hillary Clinton battè nettamente Bernie Sanders).

Alexandria, la ragazza che ha scioccato i democratici Usa

Questa bella ragazza con poca esperienza, laureata che serviva ai tavoli di Manhattan fino a un anno fa, ha portato avanti un programma da attivista, leggi sull’immigrazione più di sinistra in un momento in cui il presidente Trump ha radicalizzato la questione, estensione del programma sanitario Medicare a tutti e non solo ai meno abbienti, il problema casa a New York che sicuramente ha attirato il voto dei più giovani. Si è anche distinta come candidata anti Wall Street perché vuole ripristinare il famoso Glass Steagall Act, legge varata negli anni della Depressione che per circa sessant’anni ha separato l’investment banking dai crediti ai privati, legge abrogata nel 1999 - per volontà della maggioranza repubblicana ma firmata da Bill Clinton - concausa per molti della disastrosa crisi finanziaria del 2007-2008.

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Alexandria, considerata folle a correre contro un peso massimo del partito in una città che non si era fatta ammaliare dalle promesse radicali di Sanders, ha vinto nel Bronx e nel Queens, i due borough meno ricchi e con più immigrati. Il suo video elettorale è tutto girato in una New York senza turisti e grattacieli, né la sofisticata Manhattan né la Brooklyn di gran moda ma anonime e pur riconoscibili strade newyorkesi, circoli in cui ancora regge il vecchio modo di fare politica, la chiesa di quartiere, la metropolitana (la stessa in cui sia Hillary Clinton sia Sanders ebbero difficoltà: lei non seppe strisciare la Metrocard, lui pensava funzionasse a gettoni).

Un ritorno al local che vediamo ovunque anche in Europa, voglia di cambiare ma anche di rispecchiarsi in un’identità che punisce candidati scontati e deboli che anestetizzano la vita del partito. Il vecchio partito democratico ha forse la possibilità di non fare la stessa fine dell’establishment repubblicano annichilito dall’arrivo e la vittoria di Trump.

Alexandria Ocasio Ortez, lo stile della più giovane parlamentare Usa

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Il partito democratico deve però fare i conti con Ocasio-Cortez. La giovane Alexandria è la prova che anche chi volta democratico non accetta più un leader e un establishment selezionati con i vecchi metodi e promotori di politiche moderate che guardano al centro (dai Clinton Bill e Hillary a Obama la linea non è in sostanza mai cambiata). «È tempo di riconoscere che non tutti i democratici sono uguali» dice Ocasio-Cortez nel suo video ora virale su Youtube.

Alexandria non è un caso isolato, i candidati dem tradizionali soffrono un po’ ovunque a vantaggio degli outsider. Donald Trump salta addosso agli sconfitti, in particolare a Crowley che è esattamente l’esempio di vecchio politico per giunta democratico che il presidente detesta.

La vittoria di questa trentenne che alcuni definiscono socialista fa brillare soprattutto l’assenza di una vera guida perché dopo la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016 nessuno ha voluto prenderne il posto, anche per non bruciarsi in vista della corsa alla Casa Bianca 2020. Intanto è bruciata la candidatura di Mark Zuckerberg danneggiato dalla scandalo Cambridge Analytica, sembra dissolta ancora prima di prendere forma l’ipotesi Oprah Winfrey ed è ancora tutta da definire una discesa in campo di Howard Schultz, ex amministratore delegato di Starbucks.

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