Algebris e Hedge Invest lanciano un fondo Eltif per scommettere sul Made in Italy
Un fondo Eltif azionario con cui investire nelle imprese e portarle alla quotazione. È la scommessa della società di gestione Algebris sul Made in Italy
di Nicoletta Picchio
2' di lettura
«Crediamo nell’Italia, vogliamo fare la nostra parte, come investitori contribuire a far crescere le imprese e il paese». Alessandro Lasagna è al vertice di Algebris, società di gestione del risparmio globale indipendente, braccio destro del fondatore e ceo Davide Serra. Un impegno che sta diventando operativo, attraverso un ELTIF azionario (European Long term Investments Fund) con cui investire nelle imprese e portarle alla quotazione, sostenendole anche nella governance.
Fiducia nel Made in Italy
«HI Algebris Italia ELTIF ha avuto a luglio l'autorizzazione, puntiamo a raccogliere 200-300 milioni nell'arco dei prossimi dodici mesi. Con i primi 50 cominciamo ad agire» spiega Lasagna. «È la riprova – continua - della fiducia che abbiamo nell'Italia, nella sua classe imprenditoriale. Nel mondo il made in Italy rappresenta una forza». Le nostre imprese hanno grandi potenzialità, è la sua analisi, che ha avuto conferme, racconta, anche nei tre giorni del Forum Ambrosetti di Cernobbio, sia nei colloqui con gli imprenditori presenti, sia nei dati delle ricerche che hanno dimostrato la forza della nostra manifattura.
La Borsa per crescere
C'è però bisogno di crescere, le aziende devono essere più solide e più competitive. «Un percorso che in genere gli imprenditori tendono a fare avendo come interlocutore le banche. Ma questo non basta: le aziende devono avvicinarsi alla Borsa, chi si quota da noi è un numero ancora troppo esiguo, circa 30 all'anno, un numero molto più basso degli Usa o in genere dei paesi anglosassoni».Il target cui si rivolge il fondo appena lanciato sono imprese con un fatturato tra i 100 e i 500 milioni di euro, spiega Lasagna, innovative, con un progetto industriale, preferibilmente già presenti sui mercati. Con attenzione alla sostenibilità, all'economia circolare, alla digitalizzazione. L'obiettivo è averne in portafoglio tra le 30 e le 50. «Vogliamo porci nel mezzo tra un mero finanziatore, che punta ad esclusiva logica finanziaria, e un fondo di private equity, che ha tempi lunghi ed è illiquido», continua ancora Lasagna. «L'orizzonte medio di investimento è sui 5 anni e non ci limitiamo al ruolo di investitori, seguiamo l'azienda nella sua crescita, supportandola nella governance».
Bene la spinta ai Pir alternativi
Crescono le imprese, e insieme anche il paese. Positivo in questo percorso il vantaggio fiscale previsto dal decreto Rilancio per i Pir alternativi, sottolinea Lasagna. «Siamo stati bloccati per un anno, ora questa novità facilita il nostro lavoro», dice il manager. Che però sollecita una maggiore chiarezza nella norma: «Non è ancora chiaro chi è il soggetto preposto al controllo dell'agevolazione, se il fondo o il distributore. Sarebbe necessario avere una definizione esaustiva».
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