imprese e innovazione

Alimentare, la filiera del “sottozero” ora vuole gli Usa

Vis Industrie Alimentari, azienda di Noale dei surgelati per la grande distribuzione, l’industria alimentare e il catering, sta investendo su nuove linee di alimenti, certificazioni di qualità e processi produttivi anche aumentando il know-how del personale e insistendo sulla ricerca&sviluppo: leve della crescita dimensionale e dell’internazionalizzazione

3' di lettura

Nuove linee di prodotti, a cominciare da quelli biologici e vegani; il prolungamento della shelf life, il periodo entro cui un cibo è «da consumarsi preferibilmente»; certificazioni di qualità. Tre imperativi per l’industria del «sottozero», quella cioè dei surgelati che in Italia dal 2000 ad oggi, nonostante qualche frenata, ha visto aumentare del 25% il consumo di prodotti.


Nel 2018 consumati 13,8 kg a persona
Quasi 839mila sono le tonnellate consumate nel 2018, considerando il retail e il catering, calcola l’ultimo rapporto IIAS (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), un numero occupato per oltre la metà da vegetali e patate e che si traduce in 13,8 chilogrammi per persona in un anno. In termini di volumi il mercato domestico è di 3-4 volte inferiore a quello tedesco e a quello inglese visto che, come per gli altri Paesi mediterranei, la disponibilità di materie prime e la tradizione assegnano al “fresco” un posto centrale sulla tavola degli italiani. In valore, il giro d’affari è stimato trs 4,3 e 4,6 miliardi di euro.

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Nuovi prodotti, conservazione, etichettatura le aree di intervento
Per Vis Industrie Alimentari, nata con l’ittica nel Medio Adriatico e ora basata a Noale(Venezia), i tre “must”, traducibili in cibi sempre nuovi, sicuri e di qualità, sono leve della crescita su cui investire anche attraverso le competenze degli oltre 100 dipendenti impiegati in tre siti produttivi che coprono tutte le fasi, dalla materia prima al confezionamento. I prodotti bio e vegani, la tecnologia dell’ozono, l’etichettatura sono stati i temi su cui si sono concentrati alcuni degli interventi di formazione recenti realizzati sia con l’intervento di Fondimpresa, il fondo interprofessionale leader nella formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil che ha selezionato Vis per il monitoraggio valutativo 2018, sia attingendo ad altre forme di finanziamento o a mezzi propri. «Con questi strumenti possiamo aumentare la competitività dell’azienda, elevare la professionalità dei nostri dipendenti e contenere i costi della formazione» spiega l’amministratore delegato Alessandro Nardi-Dei che nell’ultimo anno ha promosso 200 ore formative con Fondimpresa (a cui le aziende possono destinare i contributi obbligatori per la formazione e a cui a fine giugno risultavano iscritti 4 milioni 681 mila lavoratori di 201 mila 500 aziende) e altrettante con strumenti come il Fondo Sociale Europeo.

Progetti in ATI: la formazione fatta con altre pmi del settore
Alcuni progetti sono stati pensati insieme ad altre piccole aziende venete dell’alimentare, costituendo delle Associazioni Temporanee di Impresa, ad esempio per individuare nuovi prodotti da realizzare in filiera. Altri con Vis capofila hanno puntato all’innovazione tecnologica. Per l’azienda di Noale la necessità di fare un salto di qualità strategico per gli obiettivi aziendali ha riguardato in primis l’area di ricerca&sviluppo, ma anche i processi produttivi con particolare attenzione alla salvaguardia della qualità e agli obblighi di certificazione.

Per Vis il fatturato ha raggiunto i 35 milioni di euro
Risultati raggiunti? «Sono difficili da quantificare a livello di conto economico, ma si misurano con la presenza raggiunta dall’azienda sul mercato in termini di apprezzamento del prodotto e del servizio: negli ultimi cinque anni, il fatturato è cresciuto da 18 a 35 milioni anche grazie alla progettualità di miglioramento continuo in entrambe gli ambiti» aggiunge Nardi-Dei.

Acquisizioni e mercato Usa nei piani aziendali
Oltre a questo, il know-how raggiunto nei protocolli operativi e nell’innovazione di prodotto, di etichettatura e di marketing sarà di supporto alle prossime linee di sviluppo strategico che guardano all’ampliamento della gamma di prodotti, a possibili acquisizioni (dopo quella della trevigiana Salmon Club avvenuta nel 2017) e soprattutto all’internazionalizzazione incominciata dagli Stati Uniti, mercato per la quale sono state ottenute le certificazioni. L’estero rappresenta attualmente una quota residuale del fatturato, che invece deriva per circa il 50% dalla grande distribuzione italiana e per la parte restante dal catering e dalla produzione per i grandi marchi dell’industria alimentare. Ma nei piani del management e della proprietà, la famiglia fondatrice Virgili, è previsto un significativo rafforzamento dei ricavi oltre confine.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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