Alimentare, trattativa d’anticipo per il rinnovo del contratto
Otto associazioni sotto l’ala tecnica di Unionfood, mentre le federazioni della prima trasformazione non sono presenti al tavolo. I sindacati dicono no a lavoratori di serie A e B e annunciano agitazioni nelle aziende interessate
di Cristina Casadei
I punti chiave
2' di lettura
La partenza del negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, è avvenuta in un clima costruttivo per le associazioni datoriali presenti e di soddisfazione per i sindacati. Sono già stati fissati i prossimi 3 incontri: 18 e 25 settembre e 3 ottobre. Segno dell’apertura e della volontà di procedere spediti su un rinnovo che gioca d’anticipo, visto che l’ultimo contratto scadrà alla fine di novembre.
La discontinuità del tavolo negoziale
Rispetto al passato, al tavolo negoziale c’è una situazione di discontinuità nell’alimentare, dove si stanno accentuando specificità, soprattutto tra prima e seconda trasformazione che potrebbero portare alla fine del contratto unico. Per la parte datoriale, ieri, erano presenti tutte le associazioni che hanno firmato il ccnl del 2020: da un lato otto associazioni (Ancit, Anicav, Assitol, Assobibe, Assobirra, Assolatte, Federvini, Unione italiana food) sono sotto l’ala del coordinamento tecnico di Unionfood, dall’altro Mineracqua, Unaitalia, Assica si rappresentano autonomamente.
Le industrie della prima trasformazione
Non erano invece presenti le tre associazioni non firmatarie del ccnl del 2020, Assalzoo, Assocarni e Italmopa che lo scorso mese hanno annunciato la costituzione di una Federazione della prima trasformazione alimentare e che non considerano più adeguato alle loro specificità e necessità il contratto alimentare del 2020. Federalimentare che, da statuto, avrebbe il ruolo di coordinamento per il rinnovo del contratto, invece, non è più presente al tavolo. A questo proposito i sindacati hanno detto che faranno di tutto per scongiurare che «nel comparto esistano lavoratori di serie A e altri di serie B» e hanno confermato «blocco degli straordinari e flessibilità nei siti produttivi interessati».
Le richieste dei sindacati
Nel presentare la loro piattaforma unitaria, approvata a larga maggioranza dalle assemblee dei lavoratori, i segretari generali di Fai, Onofrio Rota, Flai, Giovanni Mininni e Uila, Stefano Mantegazza, hanno ribadito la loro richiesta di 300 euro di aumento per 4 anni. Di questi 230 derivano dal calcolo basato sull’Ipca, mentre 70 dallo Iar, l’Incremento aggiuntivo della retribuzione, basato sull’andamento del settore. Se sui 230 euro basterà una verifica ragionieristica, sullo Iar no.
Le prime risposte datoriali
Le 8 associazioni datoriali coordinate da Unionfood, in particolare, hanno evidenziato che «la dinamica inflattiva ha colpito anche le imprese, che hanno dovuto far fronte ad eccezionali incrementi dei costi di produzione, ed evidenziano per il futuro la difficoltà di formulare previsioni». Sulle questioni organizzative 2 osservazioni datoriali. La prima è «la contraddizione tra la volontà di ottenere migliori condizioni di alternanza vita/lavoro attraverso una maggiore limitazione nell’utilizzo degli strumenti di flessibilità, come contratti a termine, staff leasing o appalti, e, al tempo stesso, proponendo incrementi salariali ben oltre il recupero inflattivo». La seconda, invece, è «la disponibilità a ricercare soluzioni realistiche, sotto il profilo dei costi e dell’organizzazione di impresa», ma «in una condizione che preservi il valore dell’unicità del contratto dell’industria alimentare, evitando dumping contrattuale».
Le specificità dei comparti suinicolo e avicolo
Per Assica e Unaitalia, l’incontro è stato anche l’occasione per ribadire «le specificità dei comparti suinicolo e avicolo, che - affermano i direttori di Assica Davide Calderone e di Unaitalia Lara Sanfrancesco - sono contraddistinti da esigenze organizzative peculiari, che dovranno essere riconosciute in un apposito protocollo».
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