Alitalia addio, la Newco si chiama Ita (Italia Trasporto Aereo)
Il decreto interministeriale che costituisce la Newco ha ampliato a anove le poltrone del cda. La sede della società è «nel Comune di Roma«, ma non si sa dove
di Gianni Dragoni
4' di lettura
Addio Alitalia. La Newco si chiama solo Italia Trasporto Aereo Spa, secondo il decreto del governo firmato la sera del 9 ottobre dai quattro ministri dell’Economia, Trasporti, Sviluppo economico e Lavoro. Anche lo statuto della società, allegato al decreto, conferma che non ci sarà più il nome Alitalia. La Newco avrà sede «nel Comune di Roma», ma non c’è scritto dove.
Capitale di 20 milioni
Il nome Alitalia rimane alla compagnia commissariata, la bad company che si svuoterà e trasferirà parte dell’attività alla nuova Ita. La compagnia parte con un capitale sociale di 20 milioni di euro, tutto detenuto dallo Stato, attraverso il Mef, come è stato stabilito dal decreto legge Agosto. Ma è da metà marzo che il governo ha previsto la costituzione di una nuova società pubblica per il trasporto aereo, con il decreto Cura Italia. Poi a maggio il decreto Rilancio ha introdotto il maxi-stanziamento di capitale di 3 miliardi. Anche questo con soldi pubblici, che sarà versato a rate, secondo le esigenze del piano industriale, si prevede in non meno di due anni. Lo statuto della Newco dice che «il capitale sociale può essere aumentato anche mediante conferimenti di beni in natura e di crediti». Lo statuto parla solo di 20 milioni di capitale, per salire a 3 miliardi dovrà essere modificato.
Sede «nel Comune di Roma», ma non c’è l’indirizzo
La società «ha sede nel Comune di Roma», dicono il decreto interministeriale e lo statuto, ma in nessuno dei due c’è scritto l’indirizzo. Per ora è una società virtuale, o «volante», non è operativa perché occorrono il piano industriale e la valutazione della Commissione europea che dovrà autorizzare eventuali aiuti di Stato. Oggi Alitalia ha sede nel Comune di Fiumicino, accanto all’aeroporto che è il suo scalo principale. Il cda potrà istituire «sedi secondarie, filiali, succursali, agenzie e uffici in Italia e all’estero».
Occorre la registrazione della Corte dei Conti
Il decreto deve essere registrato alla Corte dei Conti, passaggio che deve ancora avvenire. Fino alla registrazione il decreto non è completo, solo dopo sarà perfezionato l’atto costitutivo della nuova società.
I compensi: non c’è piena trasparenza
Il decreto di costituzione della Newco dice che il compenso per il presidente è determinato in 70.000 euro lordi annui per il presidente e 35.000 euro lordi annui per ciascuno degli altri componenti del cda. Ma il decreto non fa piena trasparenza sui compensi, perché rinvia alle decisioni del cda (che non sono pubbliche) la fissazione del compenso per il presidente e per l’amministratore delegato in base alle deleghe, con riferimento all’articolo 2389, comma terzo, del codice civile e all’art. 79 del decreto legge Cura Italia. In base al decreto non si applica alla Newco il tetto alle retribuzioni, pari a 240mila euro, per le società pubbliche non quotate. Cioè i vertici della Nuova Alitalia, in particolare l’a.d. Lazzerini, potranno guadagnare di più. Lazzerini è già direttore commerciale di Alitalia da settembre 2017. Caio ha già detto che il suo incarico non sarà a tempo pieno e continuerà a fare il presidente della Saipem, un’altra società pubblica.
Cda ampliato a nove poltrone
Il testo del decreto è circolato alcune ore dopo la firma fatta, dopo un braccio di ferro durato mesi, dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, di concerto con Paola De Micheli (Trasporti), Stefano Patuanelli (Mise), Nunzia Catalfo (Lavoro). Il cda è stato ampliato a nove componenti, dai sette previsti, in seguito alla lite sulle poltrone tra Pd (che ha ottenuto l’ad, Fabio Lazzerini), M5S e Italia Viva. Il presidente è Francesco Caio, scelto dal premier Giuseppe Conte che l’aveva annunciato il 29 giugno insieme a Lazzerini. Gli altri consiglieri sono, nell’ordine indicato dal decreto, Alessandra Fratini, Angelo Piazza, Lelio Fornabaio, Frances Ouseley, Simonetta Giordani, Silvio Martuccelli e Cristina Girelli.
I consiglieri e le cariche nel gruppo Benetton
Due componenti del cda hanno o hanno avuto cariche nel gruppo Atlantia della famiglia Benetton, il gruppo al quale il M5S vuole revocare o comunque togliere la concessione di Autostrade per l’Italia (controllata da Atlantia) per il crollo del Ponte Morandi (43 morti) nel 2018. Simonetta Giordani, scelta da Italia Viva (Renzi), è stata dirigente di Atlantia, responsabile dei rapporti istituzionali, dal 2006 fino all’ingresso nel governo Letta, nel 2013, quando diventò sottosegretario ai Beni Culturali. Lelio Fornabaio, commercialista indicato dal ministro Patuanelli, è nel collegio sindacale di Atlantia, scelto dall’azionista di controllo Benetton. Fornabaio è un professionista che ha numerosi altri incarichi societari, è stato a lungo collaboratore di Pellegrino Capaldo per la consulenza aziendale.
Chi sono i consiglieri
Chi sono gli altri consiglieri? Frances Ouseley, indicata da Patuanelli, è stata direttore per l’Italia di easyJet. Alessandra Fratini è un avvocato esperta di diritto europeo della concorrenza. Crisitna Girelli è esperta di finanza, dal 2014 lavora per Ilva e dal marzo scorso è anche in Air Italy, come «responsabile progetti speciali», ma Air Italy non è operativa, èin liquidazione da febbraio. Ha lavorato nell’amministrazione straordinaria di Alitalia da luglio 2017 a febbraio 2020. Il bolognese Angelo Piazza è avvocato, ex magistrato del Tar, è stato ministro della Funzione pubblica nel governo D’Alema. Silvio Martuccelli è avvocato, partner dello studio Chiomenti e insegna diritto alla Luiss, l’università di Confindustria.
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