Alitalia non ancora al capolinea. Conte: «Soluzione di mercato»
Il presidente del Consiglio esclude sia la liquidazione sia la nazionalizzazione. Governo senza bussola: dopo la scadenza dei termini per le offerte, in arrivo l’ottava proroga
di Gianni Dragoni
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Il governo «si impegnerà perché ci sia una soluzione industriale di mercato» per Alitalia. Lo ha promesso il premier, Giuseppe Conte, che dopo la retromarcia dei Benetton sul piano di salvataggio Alitalia, ha visto raddoppiare i dossier industriali ad altissima criticità sulla sua scrivania: dopo l’Ilva, la compagnia aerea.
«Ci deve essere una via d’uscita, dobbiamo trovare una soluzione. Oggi c’è una scadenza, alla fine della scadenza faremo le valutazioni del caso». Conte esclude sia la messa in liquidazione di Alitalia sia una ri-nazionalizzazione. «Un salvataggio con qualche toppa e delle soluzioni provvisorie lascia il tempo che trova», ha aggiunto.
Va detto però che, di fatto, pur essendo una società privata dalla fine del 2008, quando fu ceduta da Silvio Berlusconi ai Capitani coraggiosi (tra i quali c’erano anche i Benetton, con Emilio Riva dell’Ilva, Intesa Sanpaolo, Roberto Colaninno, Carlo Toto, Salvatore Ligresti, Emma Marcegaglia), da due anni e mezzo Alitalia è tenuta in vita da soldi pubblici: i 900 milioni di euro pompati nell’aviolinea commissariata dal governo Gentiloni. Soldi già spesi. Il governo attuale ha stanziato con decreto, ma non ancora erogato, altri 400 milioni per un nuovo finanziamento statale.
Malgrado le parole di Conte, la confusione è a livelli alti. Ieri ci sono state riunioni tra Fs e Atlantia e rappresentanti del Mise, ma non ci sono stati passi avanti.
Non è chiaro che decisione verrà presa dopo la scadenza del termine (era ieri) per la presentazione dell’offerta di acquisto di Alitalia ai commissari. Si profila una proroga di almeno un paio di settimane, sarebbe l’ottava.
La prima mossa sarà la relazione che i commissari di Alitalia devono inviare al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Come previsto, ai commissari ieri non è arrivata alcuna offerta, ma solo la lettera di ricognizione dell’a.d. di Fs, Gianfranco Battisti, che spiega le difficoltà. Essendosi sfilata Atlantia (il potenziale socio che avrebbe dovuto avere il 37,5% della Nuova Alitalia), i tre rimasti (Fs, Mef e Delta) non sono in grado di presentare un’offerta, perché lo Stato si troverebbe a possedere il 90% della Nuova Alitalia.
Le Fs comunque tengono la porta aperta. Non si sfilano, confermano «l’impegno e la disponibilità dell’azienda a proseguire le negoziazioni per il costituendo consorzio». Le Fs sottolineano che «Delta ha confermato la disponibilità a partecipare all’equity della nuova compagnia», mentre «si nota che Lufthansa ha prospettato la disponibilità a un accordo commerciale». Le Fs rimettono le valutazioni ai commissari «in merito alle iniziative da intraprendere».
Un fatto importante di ieri è la conferma dell’impegno di Delta Airlines in una dichiarazione ufficiale . «Delta conferma il prorio interesse di vecchia data nel partecipare al rilancio di Alitalia e rimane impegnata a mantenere una forte partnership tra le due compagnie», ha detto la compagnia americana all’Ansa. «Il nostro interesse e la nostra visione _ ha aggiunto la compagnia di Atlanta _ sono stati ben espressi a Ferrovie dello Stato e al ministero dello Sviluppo economico, e siamo pronti ad investire fino a 100 milioni di euro per una quota del 10% in Alitalia».
Il governo potrebbe tentare di persuadere Atlantia «massaggiando» la società dei Benetton sul fronte che sta più a cuore ai trevigiani, il salvacondotto della redditizia concessione di Autostrade per l’Italia, dopo le richieste del M5S di revoca per il crollo del Ponte Morandi (43 morti). Intanto c’è chi fa notare che le tariffe aeroportuali di AdR (controllato da Atlantia) sono le più alte d’Italia.
Si è risvegliata l’ostilità di Luigi Di Maio verso i Benetton. Il ministro degli Esteri ha definito «poco serio» il comportamento dei Benetton. Su Alitalia - ha detto - «si è fatta avanti Atlantia, che poi ha fatto marcia indietro. Se pensavano che entrando in Alitalia non gli avremmo tolto le concessioni si sbagliavano: i morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno». Per il secondo giorno consecutivo le azioni Atlantia hanno chiuso in ribasso (-1,77% a 21,61 euro).
I sindacati dei piloti e assistenti di volo Anpac, Anp e Anpav hanno rimandato lo sciopero del 25 novembre al 13 dicembre, lo stesso giorno dello sciopero dei confederali. La Fnta, che raggruppa queste sigle, ha detto di «condividere il posizionamento deciso del premier Conte che guarda al vettore in chiave di sviluppo».
Cub Trasporti, AirCrewCommittee e NavAid hanno scritto a Conte per chiedere «un incontro urgente alla luce della drammatica situazione» di Alitalia. Le tre sigle evidenziano «l’esasperato clima che si respira tra i lavoratori».
Mara Carfagna (Forza Italia) ha twittato: «Le crisi aziendali, soprattutto le più complesse come questa, non si risolvono a chiacchiere alla maniera dei Cinquestelle. Soprattutto, non si risolvono nazionalizzando e lasciando pagare il conto ai contribuenti».
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