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Alla Bonatti di Parma il maxi cantiere di Rotterdam per catturare la CO2

Il general contractor emiliano si è aggiudicato la realizzazione della stazione di compressione del progetto Porthos, un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro frutto della joint venture fra tre società statali olandesi

di Ilaria Vesentini

Rotterdam. Visione del porto dove sorgerà l’impianto di cattura della Co2

3' di lettura

Ci sarà la firma della Bonatti di Parma sul più importante cantiere per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio di carbonio (CCUS) in partenza in Europa a inizio 2024, nel porto di Rotterdam: il general contractor emiliano si è infatti aggiudicato la realizzazione della stazione di compressione del progetto Porthos, un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro frutto della joint venture fra tre società statali olandesi (Energie Beheer Nederland-EBN, Gasunie e l’Autorità portuale) che ambisce a catturare, trasportare e stoccare in giacimenti esauriti di gas in mare 2,5 milioni di tonnellate l’anno di CO2 prodotta da raffinerie, impianti chimici e di idrogeno del più trafficato distretto sul Mare del Nord. Il porto di Rotterdam, con i suoi 40 chilometri di estensione (il più grande in Europa) è responsabile da solo del 16% delle emissioni di CO2 nei Paesi Bassi.

Porthos raccoglierà l’anidride carbonica di industrie quali Air Liquide, Air Products, ExxonMobil e Shell, la trasporterà a 20 km dalla costa e la immagazzinerà permanentemente a una profondità di 3-4 km sotto il fondale marino, in giacimenti con una potenzialità di 37 milioni di tonnellate di CO2, quindi con un orizzonte di attività di circa 15 anni. «Dopo le pipeline, i sistemi di compressione sono il nostro core business, ne abbiamo realizzati una trentina solo negli ultimi sei anni, ora stiamo costruendo una stazione con tre compressori in Messico, ma poter mettere il nostro know-how a servizio del green è un passo importante nella direzione che vogliamo cavalcare, per allargare il nostro campo di attività anche alle tecnologie per la cattura, in cui ancora non siamo presenti, e realizzare impianti CCUS completi», racconta Andrea Colombo, ceo del gruppo Bonatti, che dopo essersi aggiudicato la commessa a Rotterdam sta quotando altre gare in Nord Europa, tra cui quella di Eni a Liverpool.

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Bonatti si occuperà nei prossimi due anni di tutte le fasi EPC (ingegneria, acquisto di materiali e costruzione) del sito di compressione nel porto olandese, che sarà completamente automatizzato e controllato da remoto: due ettari di infrastruttura con tre compressori, più tutte le opere accessorie civili, meccaniche, ed elettrostrumentali, per portare la CO2 a una pressione massima di 130 bar e alla temperatura idonea così da spingerla nella piattaforma offshore attraverso le pipeline sottomarine. Un’opera da completare entro il 2026, anno in cui è prevista l’“accensione” della piattaforma CCUS di Rotterdam, che vale da sola quasi un quinto del complessivo progetto Porthos e che porta il backlog di Bonatti oltre quota 2,2 miliardi di euro.

«Essere protagonisti del più concreto e rilevante progetto in Europa di cattura e stoccaggio della CO2 per un cluster industriale rappresenta un grosso vantaggio competitivo – sottolinea il ceo – perché sono tanti gli impianti allo studio, ma con orizzonti temporali più dilatati, a partire da quello al porto di Ravenna e noi contiamo di poter crescere rapidamente nel settore green e della transizione energetica, che oggi rappresenta il 15% del nostro portafoglio lavori ma l’obiettivo è portarlo al 20%».

Se Bonatti non riuscirà a centrare questo target sarà solo perché sta crescendo rapidamente anche la storica divisione di business legata alle pipeline e all’impiantistica per l’oil&gas. «Stiamo finalizzando due grossi progetti in Messico e Cile, che sposteranno molto i numeri del nostro bilancio, è un momento davvero positivo per gli impiantisti come noi: chiuderemo il 2023 con un incremento del fatturato del 20% arrivando a 850 milioni di euro (un 13% legato alla divisione Green Systems di progetti “net zero”) e siamo confidenti di poter anticipare il target del miliardo di euro di fatturato fissato per il 2026. A inizio novembre abbiamo già acquisito lavori per 900 milioni di euro», anticipa Colombo, che guida una squadra di 6.500 persone nel mondo, di cui 350 in Italia.

«Anche il mercato domestico, che fino al 2018 valeva praticamente zero – conclude il manager – sta tornando a darci soddisfazioni, grazie al traino del Pnrr e dei progetti di elettrificazione. L’Europa vale oggi una metà del nostro fatturato e, di questa, il 19% è rappresentato da commesse in Italia, dall’impianto di stoccaggio a Minerbio all’upgrade di diversi power plant e ora stiamo quotando i lavori per la dorsale adriatica di Snam, pensiamo di poter fare la differenza, in termini di competenze, anche lì».

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