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Alla Fiera del Libro di Londra l’Italia esporta cultura (e cerca il best-seller)

Al padiglione nazionale organizzato da Ice-Ita 16 case editrici

di Simone Filippetti

2' di lettura

L'Italia della secolare tradizione libraria e tipografica è sbarcata a Londra per conquistare quote del secondo mercato editoriale in Europa e per cercare i futuri successi sullo scaffale (uno è sicuramente Richard Osman, il caso letterario inglese che campeggia con una gigantografia all'ingresso del padiglione). Evento riservato solo agli operatori (circa 15mila ogni anno) e senza pubblico, la LBF (London Book Fair) è, assieme alla buchmesse di Francoforte, il più grande evento “business” dell'industria libraria: è una fiera interamente dedicata alla compravendita di diritti, molto diversa dal Salone del Libro di Torino, evento-spettacolo aperto a tutto il pubblico.

La forza del Regno Unito

Il Regno Unito ospita alcuni degli editori di libri più antichi e stimati al mondo, come la Cambridge University Press, fondata nel 1584, ed è il più grande paese esportatore di libri: il successo planetario di Spare, la biografia del Principe Harry, uscita a inizio anno, ne è una conferma. Il podio è frutto del primato della lingua inglese: non a caso, oltre il 60% dei libri tradotti in Italia proviene dall'area anglofona, ma anche grazie alla reputazione dell’industria britannica e alla forza della legge locale sul diritto d’autore.

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La presenza italiana

Dentro allo storico Olympia Exhibition Centre, spazio espositivo di epoca vittoriana oggi un enorme cantiere che lo trasformerà in una fiera futuristica, con tanto di cinema e teatro, si sono presentate 16 case editrici italiane, riunite nel Padiglione Italia dell'ICE-ITA, l'agenzia per la promozione del commercio estero sotto la guida di Giovanni Sacchi nel Regno Unito: dai colossi come Mondadori e Laterza, fino a piccole case editrici di libri per bambini (come Edigiò-Tomolo), pubblicazioni medico-scientifiche, dove Italia è tra i leader mondiali, e case extra lusso come Golinelli, editore ufficiale della Ferrari che ha esposto l'opera d'arte “Monza SP1”, libro in sole 499 copie realizzato con i materiali dell'auto sportiva di Maranello. La Rizzoli New York, divisione internazionale dalla casa editrice milanese (oggi nel gruppo Mondadori) ha partecipato con uno spazio autonomo per presentare la sua collezione di libri di pregio. Tra gli espositori del Padiglione Italia anche 24 Ore Cultura, la divisione di mostre e libri d‘arte del Gruppo 24 Ore (che pubblica anche questo giornale), con il catalogo della mostra su Hieronymus Bosch, pezzo di pregio dello scorso anno; e con un nuovo progetto su grandi classici, da Shakespeare a Dante, in versione “diorama”.

Gli inglesi leggono sempre più «italiano»

L'Italia dell’editoria è il quarto paese in Europa e vale oltre 1,7 miliardi di euro, in ripresa dopo la pandemia. Allo stesso tempo, l’import di libri dalla Gran Bretagna, diminuito durante i due anni del Covid, sono ora in ripresa e valgono il 20% della domanda interna. Un libro su cinque venduto in Italia viene dal mondo britannico. Nonostante questo strapotere, l’Italia riesce a ritagliarsi una fetta di export verso Londra (e i paesi esteri, essendo la LBF un ponte per tutti i mercati internazionali): l’AIE, l’associazione italiana degli editori, ha censito, tra il 2014 ed il 2020, vendite di diritti d’autore italiani in aumento dell'11% nel Regno Unito facendo registrare il quinto maggior aumento come singolo paese in Europa.

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