Arte

Alla Fondazione Beyeler l'icona americana Georgia O'Keeffe

La Fondazione Beyeler dedica all’artista la più grande retrospettiva in Svizzera degli ultimi 20 anni

di Maria Laudiero

3' di lettura

La Fondazione Beyeler, inaugura la stagione espositiva del 2022 con la più grande retrospettiva in Svizzera degli ultimi 20 anni su Georgia O'Keeffe (1887-1986), continuando dopo la mostra Close Up, con una programmazione volta a omaggiare le grandi figure femminili della storia dell'arte e della cultura internazionali.

La Formazione

Georgia O'Keeffe è una delle grandi esponenti del Modernismo, conosciuta principalmente per i dipinti di grande formato che ritraevano la natura come i macroscopici ingrandimenti dei particolari di un fiore. Si è sempre ostinatamente rifiutata di imprimere per queste opere soprattutto, una interpretazione psicoanalitica di stampo freudiano. Inizialmente si accosta al realismo imitativo seguendo la corrente utilizzata come base didattica del periodo, ma se ne discosta ben presto influenzata dal pensiero di Arthur Wesley Dow (che come lei prediligeva una estetica riconducibile all'arte asiatica), dell'idea che il proprio immaginario potesse essere rappresentato più efficacemente attraverso la disposizione di linee e colori riferendosi come modello al sistema giapponese conosciuto come notan. Ma la O'Keeffe fa propria anche la lezione di Kandinskij che invitava ad indagare come una “necessità” la visione interiore di ogni artista che consentisse una trasposizione del mondo spirituale nell'arte.

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Arriva in questo frangente ad una prima sintesi del suo lavoro che sfocia nell'astrattismo.

L'incontro con Alfred Stieglitz

Fondamentale per la sua carriera e la vita personale l'incontro con Alfred Stiegliz, entrambi trovarono ispirazione l'uno nell'altra, formando come sottolineato da studiosi “una alleanza creativa”, non si limitò ad essere musa o discepola ma ebbe la possibilità di perfezionare un codice artistico del tutto personale partecipando come protagonista al mondo creativo newyorkese che orbitava intorno alla Galleria 291 crocevia non soltanto dell'avanguardia europea.

Le opere

L'attività di Georgia O'Keeffe è stata estremamente proficua, ha prodotto opere che spaziano dall'astrattismo alla figurazione, con uno spiccato interesse per la straight photography. Il soggetto a cui ha principalmente guardato è stata la natura e i suoi paesaggi trovando ispirazione nel territorio e nelle forme del New Mexico, sebbene si sia contraddistinta anche per delle singolari rappresentazioni dei grattacieli di New York. Il corpus della mostra è formato da circa 80 dipinti e alcune opere su carta (disegni a carboncino e acquerelli). Alcune delle quali provenienti da collezioni private e quindi raramente esposte. La sale dalla Fondazione raccontano l'intero arco della sua produzione, oltre sei decenni, dai primi esprimenti come Early Abstraction, 1915 uno dei disegni astratti a carboncino dell'artista che rinunciando al colore esprime sensazioni attraverso le linee e le forme segnando la rottura con la formazione accademica ricevuta, passando per la pittura ad olio come Blue and Green Music, 1919/1921, questo lavoro sembra focalizzarsi su un particolare del soggetto formato da un assemblaggio di forme riconducibili alla struttura degli alberi che trasborda dalla tela. Il titolo si riferisce alla rappresentazione pittorica dei suoni. “White Iris”, 1930, parte della serie monumentale in cui la pittrice si focalizza su un particolare del fiore ingrandendolo esponenzialmente, per consentire agli altri di cogliere la spazialità che lei stessa vedeva. “The Shelton with Sunspots, N.Y.”, 1926. L'edificio che la O'Keeffe ha dipinto di più a New York, all'epoca il più alto del mondo che offriva la possibilità all'artista di rimodulare le diverse prospettive architettoniche nella sua arte, riproducendo in pittura gli esiti della fotografia in controluce. “Leaf Motiv, No. 1”, 1924, proveniente da una collezione privata svizzera, una foglia di quercia in primo piano che rappresenta tutto l'interesse della O'Keeffe per le tecniche della fotografia impresse negli esiti spaziali delle due foglie messe a confronto. A chiudere l'esposizione “Black Mobile with Hole”, 1954, di Alexander Calder, in questo modo si intende celebrare l'amicizia fra i due artisti. Nelle soluzioni scultoree di Calder in cui si soppesavano gravità e assenza, la O'Keeffe rivedeva le distese americane a cui era così affezionata, tanto da decidere di avere una delle sue opere.

Georgia O'Keeffe alla Fondazione Beyeler

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Georgia O'Keeffe, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, fino al 22 maggio


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