Alla scoperta degli hotel che hanno ospitato i più grandi poeti del passato
Da Londra a Parigi, da Milano a Washington, all'Irlanda. E poi le tappe del Grand tour in Italia: Venezia, Roma, la Sicilia. Strutture dove ancora oggi si può soggiornare e regalarsi il piacere di leggere un libro di versi proprio nella stanza in cui è stato composto.
di Caterina Maconi
5' di lettura
Quando, nel 1993, Alda Merini vince il Montale, ritira il premio di 35 milioni di lire e decide di spenderlo andando a vivere all'hotel Certosa, vicino ai suoi Navigli, a Milano. Rimane finché può permetterselo: in poche settimane finisce i soldi, quasi tutti regalati agli amici e ai senzatetto. In quella stanza nasce il volume “Reato di Vita”. Nel 1845 una residenza nobiliare dei Principi Torlonia in zona piazza di Spagna, a Roma, si trasforma in un albergo, ribattezzato Hotel d'Angleterre per l'alta frequentazione dei visitatori britannici, tra cui Byron, Shelley e il poeta romantico John Keats, che lì ha trascorso gli ultimi anni della sua vita prima di essere sepolto nel cimitero Acattolico della capitale. A Parigi, quartiere Montparnasse, l'Hotel Istria ha ospitato, tra gli altri, Rilke, Tristan Tzara e Vladimir Majakovskij, come riporta una targa ancora leggibile sulla facciata: “Dans l'effervescence créatrice des années 1920, l'hôtel Istria accueillit, entre autres artistes…” e i nomi citati, e molti altri ancora.
In viaggio, in ritiro per scrivere, in missione, alla scoperta di una nuova città o terra, di passaggio oppure come residenza temporanea: esistono hotel che hanno ispirato e suggestionato i grandi poeti del passato. Stanze che hanno assecondato riflessioni, scatenato la fantasia, coccolato suggestioni, favorito intuizioni: hotel storici come pensioni modeste, sono stati casa per letterati di ogni epoca e luogo di ritrovo di circoli. In occasione della Giornata internazionale della Poesia, che ricorre il 21 marzo, ecco alcuni hotel che in passato hanno accolto poeti italiani e internazionali, e di cui è rimasta traccia.
Partiamo da una fotografia del 1878. Ritrae un giovane Oscar Wilde (il primo da destra), sui gradini dell'Ashford Castle, dove soggiornò dal 4 al 12 ottobre. Ora il castello, che ha 800 anni, è un hotel 5 stelle, ma ai tempi era la dimora di Lord e Lady Ardilaun della dinastia Guinness. La famiglia Wilde, che viveva a Merrion Square a Dublino, possedeva una casa per la villeggiatura vicino al castello e Oscar Wilde, durante l'infanzia, trascorse spesso le vacanze estive in zona. In quel periodo era in procinto di trasferirsi a Londra, dopo gli studi al Trinity College di Dublino e a Oxford.
Nella capitale presto entrò nei maggiori circoli culturali e sociali. Qui, quello che è diventato il più famoso esteta inglese dell'era vittoriana era spesso ospite del Cadogan – ora di Belmond –, dove gli riservavano la stanza numero 118, che adesso fa parte della Royal Suite. Fu proprio in questa camera che venne arrestato il 6 aprile 1895. Aveva intentato una causa per diffamazione contro il marchese di Queensbury che si era opposto alla relazione di Wilde con suo figlio, Lord Alfred Douglas. Il processo rivelò prove che portarono al suo stesso arresto e processo per atti osceni, commemorato anche in versi da John Betjeman nel 1937. Al suo rilascio dalla prigione, Wilde partì per la Francia, per non tornare mai più in Irlanda e Gran Bretagna. Oggi la “sua” suite onora ancora il personaggio: un ampio e raffinato soggiorno e sala da pranzo con soffitti alti e un caminetto, oltre a un bagno in marmo dove, dalla vasca, si possono ammirare i Cadogan Place Gardens.
Fino agli ultimi giorni la vita di Wilde fu legata agli alberghi: morì nel 1900 in una camera dell’Hôtel d'Alsace (ora l'Hôtel) in Rue des Beaux-Arts 13, a Parigi.
Altra città amata dai poeti è Venezia, tappa obbligata del Grand Tour europeo intrapreso da molti letterati. John Ruskin, che è stato anche poeta, ha trascorso a Palazzo Swift – ora The Gritti Palace, parte di Marriott – da settembre 1851 a giugno 1852 in compagnia della moglie Effie (qui scrisse la maggior parte del secondo e terzo volume di The Stones of Venice). All'epoca il palazzo era semplicemente la residenza privata della baronessa Wetzler.
Ruskin aveva un rapporto privilegiato con Venezia e con molti dei suoi intellettuali e artisti, tra cui Tintoretto; trascorse in Laguna lunghi periodi anche nel biennio 1849-50, successivamente nell'inverno 1876-77, ma non mancò visite assidue e più brevi negli anni precedenti e a seguire.
Le stanze principali del palazzo della baronessa Wetzler affacciavano sul Canal Grande, quasi di fronte alla Salute, ma la porta d’ingresso era in Campo Sta Maria Zobenigo. Oggi la struttura ospita una suite di 82 metri quadri dedicata proprio a Ruskin.
Ispirata allo studio di un gentiluomo del XIX secolo, è arredata con opere originali e pezzi d'antiquariato restaurati per creare un rifugio che promette un salto indietro nel tempo. Il soggiorno dà su Venezia e sul Canal Grande, a disposizione degli ospiti c'è una raccolta di opere letterarie di Ruskin, tra cui una preziosa copia originale di un suo componimento risalente al 1891. Un'antica scrivania laccata e decorata con motivi orientali dipinti a mano è l'ideale per chi vuole dedicarsi alla scrittura.
Altra tappa veneziana degna di menzione è l'attuale hotel Aman. Antonio Papadopoli, erede della famiglia proprietaria del Palazzo, era amico di molti letterati, tra cui Giacomo Leopardi. Le evidenze che abbiamo a disposizione oggi dimostrano senz'altro il passaggio nella struttura, nel tardo Ottocento, di Gabriele D'Annunzio. Il conte Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga – attuale proprietario del Palazzo – ha ritrovato una lettera scritta proprio da D'Annunzio e indirizzata a sua nonna, Vera Papadopoli Aldobrandini – che portò il Palazzo in dote al suo sposo, il Conte Giberto Arrivabene –, con la quale aveva stretto una forte amicizia durante i suoi viaggi a Venezia. Si legge, sotto a una foto del poeta, “alla contessa Vera, questa imagine d'un lontanissimo adolescente che si sarebbe ucciso per i Suoi occhi”, firmato Gabriele D'Annunzio. Il Palazzo è ricco di opere d'arte: negli anni, alcuni importanti artisti italiani, tra i quali Jacopo d’Antonio Sansovino e Giovanni Battista Tiepolo hanno contributo a renderlo un vero museo, non da ultimo anche grazie alla decorazione interna del piano nobile affidata dalla famiglia Papadopoli a Michelangelo Guggenheim.
Rimanendo in Italia, altra meta ambita dai poeti e dai letterati è sempre stata la Sicilia, e una menzione d'onore va a Taormina. D. H. Lawrence ha soggiornato al Grand Hotel Timeo (ora di Belmond) passando il tempo su quella che ora è la Literary terrace che con la sua superba vista sull'Etna e sulla costa sottostante, ha ispirato più di un letterato – ci sono passati anche Tennessee Williams e Truman Capote. Adesso, sulla terrazza, gli ospiti hanno la possibilità di cenare o bere un drink in uno dei tavoli con vista.
Infine, per l'ultima tappa, ci spostiamo negli Stati Uniti, a Washington, DC, dove sorge dal 1847 l'InterContinental the Willard: negli anni ha ospitato – oltre a presidenti Usa e personaggi di spicco della politica e del jet set – moltissimi letterati e poeti, su tutti due grandi come Walt Whitman ed Emily Dickinson. Il padre di quest'ultima fu eletto al Congresso degli Stati Uniti e per un periodo lavorò da Washington. La figlia Emily, quando andò a fargli visita, soggiornò all'InterContinental the Willard non molti anni dopo la sua apertura. Per la sua posizione, influenza e rilevanza, Roald Dahl disse, diversi anni dopo: “Questo hotel può essere definito il centro di Washington e dell’Unione ancor più che il Campidoglio, la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato”.
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