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Alla scoperta del popolo Sami nella Lapponia finlandese

Caccia all’aurora boreale e gite nelle slitte trainate dai cani attorno a Inari, dove vive una minoranza che è stata misconosciuta per decenni

di Giovanna Mancini

5' di lettura

Esistono scimmie in Lapponia? No, certo: la scimmia polare, almeno a oggi, non è una specie nota agli etologi. Eppure, nella Lapponia finlandese, attorno al lago di Inari, verso il confine con la Norvegia (a Nord) e la Russia (a Est), esiste un promontorio che si chiama proprio “la collina delle scimmie”. Una svista linguistica che nasconde in realtà una triste storia di prevaricazione culturale, portata avanti per decenni dal governo di Helsinki nei confronti della minoranza Sámi, la popolazione autoctona che abita le terre del Nord della Scandinavia tra Finlandia, Svezia e Norvegia, oltre a una parte della Russia. «A Inari c’è una collina il cui nome, nella nostra lingua, è Čáháligvääri, ovvero “collina del guardiano del tesoro” – spiega Anne Karhu-Angeli, terza generazione di una famiglia locale di allevatori di renne, occupazione molto diffusa tra i Sámi –. I finlandesi non ne capivano il significato, dato che le due lingue sono diverse, e così fecero una traduzione a caso, chiamandola “collina delle scimmie”, sebbene nessuno da queste parti avesse mai visto una scimmia».

Ebbene sì, si scopre anche questo durante un viaggio al 68esimo parallelo: che nemmeno l’evoluta Finlandia, da noi tanto ammirata, è perfetta. Fino agli anni 70 del secolo scorso, il governo finlandese ha tentato in diversi modi di assimilare i Sámi (circa 10mila abitanti nel Paese, mentre sono almeno il doppio in Svezia e più del triplo in Norvegia), un popolo con la sua storia, la sua lingua e le sue tradizioni, distinte da quelle del resto del Paese. Oggi le cose vanno meglio, ma la minoranza Sámi ancora non è riconosciuta ufficialmente dal governo, a differenza di quanto accade in Norvegia e Svezia, e non ha un seggio in parlamento, mentre ne ha uno all’Onu. «Lo studio della nostra lingua non è più vietato come ai tempi dei miei genitori, ma gli insegnanti di Sámi devono fare un grande lavoro extra per tradurre i libri e i materiali didattici, perché non esistono abbastanza testi nella nostra lingua», aggiunge Anne.

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È dalla sua fattoria che iniziamo il nostro viaggio nel Nord della Lapponia finlandese, selvaggia ed estrema, lontana dalle mete più gettonate, come Rovaniemi, la città di Babbo Natale, dove si dirige la maggioranza dei flussi turistici in inverno. Perché un viaggio oltre il Circolo polare artico non è solo caccia all’aurora boreale ed escursioni sulle ciaspole, immersi in quell’atmosfera onirica e ovattata creata dalla neve altissima e dalla luce obliqua, più simile al crepuscolo o (nelle giornate limpide) al tramonto delle nostre latitudini, che al nostro giorno.

Non è solo gite sulle slitte a motore o su quelle in legno, trainate dagli husky, e poi pesca sul ghiaccio, sauna finlandese e lunghe notti trascorse guardando il cielo, all’interno di piccole cabin vetrate che vengono trasportate nel centro del lago Inari, ghiacciato in inverno (un’esperienza unica, offerta ad esempio da Lake Inari Mobile Cabins www.lakeinari.com ). Tutte attività imperdibili, per chi desidera visitare la Lapponia in inverno, ma scoprire la cultura Sámi è un modo per comprendere più a fondo questi luoghi, questo ambiente estremo in cui l’uomo ha sì portato il 5G, il teleriscaldamento e ogni comfort, ma deve comunque adattarsi e fare un passo indietro davanti a una natura che, quando decide lei, prende il sopravvento. Inari è il luogo ideale per farlo, anche perché qui ha sede il Siida Sámi Museum, che raccoglie e presenta in forma multimediale tutte le informazioni sulla storia, la lingua, la cultura e lo stile di vita di questo popolo.

Inari (raggiungibile in un’ora di auto dal piccolo aeroporto di Ivalo) è anche un luogo molto apprezzato per chi spera di vedere l’aurora boreale, sia perché si trova molto a Nord, sia perché il suo grande lago ghiacciato offre un lungo campo visivo, lontano dalle fitte foreste di betulle e dalle luci dei paesini circostanti. Ma attenzione: si tratta di un evento tutt’altro che scontato da osservare e chi va in Lapponia con questo solo obiettivo rischia di restare deluso. Se la vedrete, consideratelo un regalo, ma godetevi tutto il resto, che è pura magia. È la prima regola che ci illustra Jonas, giovane guida dell’agenzia Visit Inari (visitinari.fi), che accompagna i turisti letteralmente all’inseguimento della «Signora in verde», con app e previsioni meteo alla mano, a bordo di minivan fonriti degli immancabili biscotti allo zenzero e succo caldo. La caccia è preceduta da una lezione in cui Jonas spiega le caratteristiche fisiche e astronomiche di questo fenomeno e conclude indicando i segreti per vederla: «Sguardo al cielo e dita incrociate».

È un piccolo paese, Inari, e il suo turismo, esploso da circa una decina d’anni, è gestito come in una grande famiglia da hotel e agenzie un po’ tutti collegate tra loro, per assicurare ai visitatori un ventaglio inesauribile di attività: anche questo tutt’altro che scontato in un luogo dove in gennaio le temperature viaggiano in media tra i -20 e i -30 gradi centigradi (riscaldamento globale permettendo) e le ore di luce vanno dalle 10 circa alle 14.

Del resto, un viaggio in Lapponia d’inverno (come in generale al Polo Nord) «non è per tutti», spiega Marica Orioli, professoressa associata di Chimica all’Università Statale di Milano, ma anche blogger di viaggi (laviadelnord.com) appassionata ed esperta di Artico, che da circa un anno lavora anche come tour leader in collaborazione con l’agenzia Insafari, accompagnando piccoli gruppi in viaggio tra queste terre: «Per le persone come me, un po’ malinconiche ed emotive, è bellissimo, perché le poche ore di luce creano un’atmosfera in cui mi sento accolta e coccolata, ma qualcuno potrebbe soffrire questa situazione». Per Elisa Luzi infatti, un’italiana che da un anno vive e lavora a Inari, il periodo migliore è marzo: «È un mese fantastico – spiega –, c’è ancora tanta neve e la possibilità di vedere l’aurora, ma le giornate sono più lunghe e i prezzi più bassi rispetto a dicembre o gennaio». Originaria di Ancona, assieme al marito Matteo gestisce l’Husky Farm Ride North (ridenorth.fi), di proprietà di una famiglia Sámi che possiede anche la guesthouse Villa Lanca. «Ti innamori di un posto come questo – dice Elisa –. Il freddo, la neve, i colori, l’aurora, l’oscurità: tutto fa parte di quello che è la Lapponia». Quanto al freddo – tema che spesso spaventa gli italiani – l’importante è partire con l’abbigliamento giusto, osserva Marica Orioli, che suggerisce la regola dei tre strati: «Intimo termico, possibilmente in lana, a contatto con la pelle, sopra un maglione caldo e infine una giacca impermeabile e antivento».

Altro tema dibattuto: i prezzi. In un luogo così estremo è inevitabile che sia più costoso che altrove fare attività di un certo tipo in sicurezza. Ma si tratta di soldi ben spesi (ovviamente per chi li ha) se rapportati alla qualità dei servizi offerti e all’accoglienza delle persone. «È un viaggio che vale il suo prezzo – dice Marica Orioli –. Torni cambiata, carica di quella natura e di quella luce unica, così diversa dalla nostra».

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