Alla Triennale di MIlano una doppia retrospettiva su Giovanni Gastel
L'estetica e il garbo elegante di un fotografo che ha scritto la storia della moda e del ritratto. E anche un pezzo prezioso di storia di How to Spend it.
di Redazione
2' di lettura
“Un sofisticato ritrattista del mondo. Non solo visi, ma corpi, mode, gioielli,tessuti, ambienti. Con un sorriso, faceva sembrare facile il gesto infallibile epreciso di un grande fotografo”. Con queste parole Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano spiega l'omaggio al fotografo Giovanni Gastel, scomparso lo scorso anno.
Due le mostre: The People I Like, in collaborazione con il MAXXI e I gioielli della fantasia, in collaborazione con il Museo di Fotografia ContemporaneaLa prima esposizione, a cura di Uberto Frigerio, è una rassegna di oltre 200 ritratti, che sono altrettanti incontri: personaggi del mondo della cultura, del design, dell'arte,della moda, della musica, dello spettacolo, della politica. Giovanni Gastel racconta la storia contemporanea e il mondo attraverso i volti di Barack Obama e Bebe Vio, Ettore Sottsass e Roberto Bolle, Mimmo Jodice e Monica Bellucci.
Non semplici rappresentazioni fisionomiche, ma finestre sulla complessità psicologica dei singoli, narrati attraverso l'espressione, il gesto, lo sguardo. Tutti ritratti sono in grande formato, la maggior parte in bianco e nero, mentre nella parte finale del percorso espositivo trovano spazio 80 immagini della serie dei colli neri.
La seconda esposizione, raccoglie 20 immagini di un più ampio progetto commissionato a Gastel da Daniel Swarovski Corporation nel1991 per l'omonimo libro e la mostra di gioielli del XX secolo, entrambi curati da Deanna Farneti Cera. Una reinterpretazione fantastica e immaginaria di monili e pietre in un dialogo sincretico tra il mondo degli oggetti e quello della figura umana, l'ironia, il corpo e la maschera, il travestimento e la metamorfosi.
“Il lavoro di Giovanni Gastel si è intrecciato più e più volte con i percorsi di Triennale”, spiega ancora Boeri. “a cui ha regalato idee, progetti e ispirazioni. Con queste due mostre la nostra istituzione rende il primo doveroso omaggio a questo genio generoso e scanzonato che Milano e l'arte hanno perso, troppo presto”.
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