Alla vigilia delle sanzioni Trump apre a sorpresa al dialogo con Teheran
di Vittorio Da Rold
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Ancora una volta il presidente americano Donald Trump ha preso in contropiede tutti gli analisti. Alla vigilia della prima ondata di sanzioni Usa all'Iran che dovrebbero scattare il 7 agosto prossimo, è arrivato il colpo di freno alle maniere forti. Dopo aver deciso di uscire dal Trattato firmato nel 2015 dal suo predecessore Barack Obama sul nucleare iraniano la Casa bianca ha improvvisamente aperto la porta alla diplomazia dicendosi pronto a discussioni dirette con il regime degli Ayatollah.
Il presidente americano, Donald Trump, è disposto a incontrare chiunque, nella leadership iraniana, «in qualunque momento» e senza precondizioni. Lo ha detto nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte.
Una mossa che sembra ripercorre il modo usato con la Corea del Nord dove a una iniziale escalation verbale e di pressioni economiche, diplomatiche e militari, è giunta l'apertura a un colloquio diretto tra i due leader i cui risultati effettivi sono però rimasti ancora tutti da chiarire.
Ora si tratterà di verificare se ci sarà una risposta simile da parte di Teheran che pare sempre più in difficoltà per il ritorno al regime delle sanzioni economiche e petrolifere. Il rial iraniano è da mesi sotto forte pressione e continua a perdere valore rispetto a dollaro e euro. Anche il bazar di Teheran, finora sempre vicino al governo, ha chiuso i battenti per tre giorni per protesta contro la perdita di valore della moneta che rende le importazioni sempre più complicate. Che il regime degli ayatollah sia in difficoltà lo dimostra il fatto che sia pronto alla clemenza e alla riconciliazione.
In Iran, Mirhossein Mussavi e Mehdi Karrubi, i leader riformisti riconosciuti dell'ondata di proteste del 2009 contro l'allora presidente Mahmud Ahmadinejad, e che passò alla storia con il nome di “Onda Verde”, potrebbero essere rilasciati dagli arresti domiciliari entro tre settimane, scrive il quotidiano iraniano Etemaad. Condannati insieme alla moglie di Mussavi, Zahra Rahnavard, erano ai domiciliari dal febbraio 2011.
Etemaad cita il figlio di Karrubi, Hossein, secondo il quale il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale (Snsc) ha di recente votato a maggioranza per la fine della loro custodia, anche se la misura di clemenza deve ancora essere approvata dalla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Approvazione che avverrà per silenzio-assenso, se il leader non si pronuncerà entro 10 giorni. Il rilascio è in linea con i recenti appelli all'unità dell'Iran, lanciati dal presidente Hassan Rohani e altri, dopo l'uscita degli Stati Uniti dal patto sul nucleare e il ripristino di sanzioni.
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