Sardegna

Alla Vitrociset nasce il supporto logistico per i caccia F35

Negli hangar di Capo San Lorenzo dell’azienda del gruppo Leonardo parte la sfida hi-tech che va dalla cyber security all’intelligenza artificiale, fino ai big data

di Davide Madeddu

All’interno di uno degli hangar della Vitrociset a Capo San Lorenzo (in provincia di Cagliari) si costruiscono i carrelli (Carts) per il supporto logistico dei velivoli F-35 di Lockheed Martin (in foto)

4' di lettura

Dal porto di Cagliari alla cyber security continuando con i sistemi in grado di fotografare a chilometri di distanza, e un’attenzione particolare a ciò che avviene nelle orbite dei satelliti. La sfida tecnologica che unisce la ricerca e la sperimentazione militare a quella civile nasce a Capo San Lorenzo, in provincia di Cagliari. Sito immerso nel verde a poca distanza dal mare che bagna le coste della Sardegna centro sud orientale dove opera la Vitrociset. Azienda (con 150 dipendenti, di cui 30 ingegneri e 120 tecnici) del Gruppo Leonardo presente nell’isola sin dagli anni 60, quando venne realizzato il Poligono interforze di Salto di Quirra. Nei quattro hangar al centro di un compendio che si estende per 250 mila metri quadrati opera l’azienda che spazia dalla ricerca e sperimentazione in campo militare a quella in ambito civile.

Il cuore della tecnologia in cui si studiano strumenti e sistemi per affrontare la sfida del futuro che, come chiarisce Antonio Pandelli, ingegnere e direttore dello stabilimento «passa per la Cyber Security, l’Intelligenza Artificiale, i Big Data e i Data Analytics».

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Settore importante che stenta pure a trovare figure professionali: «abbiamo quattro posizioni aperte per esperti di software e programmatori in Sardegna che non riusciamo a trovare». Poi ci sono i radar e le forniture per Turchia, Spagna, Francia e Guyana. «Si tratta di strumenti di elevato valore tecnologico - argomenta - che vengono impiegati per la sperimentazione militare e spaziale e che però trovano un’applicazione concreta anche in campo civile».

Non a caso tra le attività che porta avanti Vitrociset c’è anche il supporto alla manutenzione dei sistemi Radar del controllo del traffico aereo civile e militare e sistemi di ausilio alla navigazione. Il tutto all’interno di un sistema complesso che si interfaccia con il poligono del Salto di Quirra e dove è possibile effettuare sperimentazione sia in maniera virtuale (all’interno di sale controllo all’avanguardia in cui si riescono a ricostruire elementi di disturbo e criticità elevate) sia in “live”.

«Tra le attività, anche il Servizio di Space Surveillance & Tracking (Sst) per la rilevazione dei detriti spaziali, fornito alle Istituzioni italiane e integrato nel contesto europeo SSt».

Non meno importante l’Upgrading dell’antenna Sardinian Radio Telescope (Srt), il cui contratto è stato aggiudicato superando anche la concorrenza dell’azienda tedesca Mtm che ha realizzato l’antenna. Eppoi il Gse, acronimo di Ground support equipement, legato al programma F-35, con l’obiettivo di creare i presupposti per candidare lo stabilimento in Sardegna come centro Gse di Leonardo.

All’interno di uno degli hangar si costruiscono i carrelli (Carts) per il supporto logistico dei velivoli F-35 di Lockheed Martin. «Vitrociset fornisce questi prodotti dal 2013 e attualmente - aggiunge il direttore - ha in produzione 48 Carts a cui se ne sommeranno altri 21, con prospettive di crescita importanti nel futuro in funzione dell’evoluzione del programma F35. Il valore della produzione annuo è di circa 8 milioni di euro».

Mezzi realizzati nello Stabilimento di Capo San Lorenzo «che rispondono alle più alte caratteristiche funzionali e operative richieste dal programma» e in grado di operare con temperature che vanno dai 50 gradi sotto zero a + 70 gradi. «Dai ghiacciai al deserto, questi macchinari sono testati per poter operare e dare supporto (aria ed energia) agli F35 in qualsiasi tipo di condizione estrema. Nei nostri laboratori - continua ancora Pandelli - abbiamo riprodotto i diversi scenari per validare tutti i test. Tutte le verifiche ci hanno permesso di ottenere macchine in grado di funzionare anche in condizioni di gravi difficoltà».

Nell’area poligono e in quella adiacente, dove dopo ogni esercitazione «viene eseguita la bonifica dei fondali sino a 1.500 metri recuperando tutto ciò che viene utilizzato durante le prove» si guarda con attenzione anche alla formazione. «Abbiamo attivato una serie di interlocuzioni per avviare stage formativi e collaborazioni con l’università e Centri di Ricerca con investimenti in un settore che è poi quello del futuro».

Lo studio e l’applicazione degli strumenti all’avanguardia che vengono impiegati in ambito militare, trova spazio anche nei progetti che riguardano più strettamente la sfera civile ma interessano comunque il settore della sicurezza. Oltre che quello delle merci e dell’organizzazione. In questo ambito rientrano anche i due progetti Cagliari Port e Cagliari 2020 portati avanti con il Crs4 (centro regionale studi e ricerche), l’università del capoluogo sardo, l’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna e il Distretto aerospaziale sardo. Partite che complessivamente valgono circa 32 milioni di euro «14 messi da Vitrociset» e con i propositi di istituire un sistema di interventi per lo sviluppo di prodotti o sviluppo di prodotti e servizi per la logistica e sicurezza portuale ed intermodale, sfruttando la rete dei porti sardi. Il proposito è, come chiarisce Elisabetta Meloni, referente del progetto, «mettere in rete tutte le informazione in una unica infrastruttura in cui possano dialogare tutti i soggetti titolati, sia per ragioni di sicurezza sia per motivi organizzativi ma anche commerciali».

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