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Allarme Cina per l’auto europea: «7 miliardi di mancati profitti entro il 2030»

Da un rapporto di Allianz Trade, unità del colosso assicurativo tedesco, emerge che i veicoli elettrici di fabbricazione cinese rappresentano effettivamente il rischio maggiore per le case automobilistiche europee

di Redazione Finanza

Auto elettrica, Made in Italy e la sfida del 2035

2' di lettura

Che l'industria automobilistica cinese rappresenti un problema per i costruttori europei in termini di erosione delle quote di mercato non è una novità ormai da qualche tempo. L'elettrificazione ha cambiato completamente lo scenario, visto che la qualità dei prodotti made in China ha fatto passi da gigante e che in aspetti specifici come il software l'Europa non ha nulla da insegnare, anzi.

Ora da un rapporto di Allianz Trade, unità del colosso assicurativo tedesco, emerge che i veicoli elettrici di fabbricazione cinese rappresentano effettivamente il rischio maggiore per le case automobilistiche europee e potrebbero costare loro 7 miliardi di euro all'anno in mancati profitti entro il 2030, a meno che la politica, segnatamente l'Unione europea, non intervenga.

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I politici devono affrontare la sfida imponendo barriere economiche, dazi, sulle auto importate dalla Cina. E devono impegnarsi più a fondo per lo sviluppo delle tecnologie dedicate alle batterie.

Le case automobilistiche europee affrontano una duplice minaccia: la prospettiva di un calo delle vendite dei propri veicoli in Cina, dove i produttori locali di auto elettriche hanno aumentato la quota di mercato, e dall'aumento delle vendite di veicoli elettrici di origine cinese importati, prodotti sia da case automobilistiche cinesi (al momento una frazione) sia occidentali.

Pressing per taglio dei prezzi

Le case automobilistiche globali si sono impegnate a tornare in Cina con un gran numero di veicoli elettrici in un mercato in rapida evoluzione in cui la pressione per tagliare i prezzi sta diventando più intensa. Un mercato affollato di suv completamente elettrici in Cina sta facendo pressione sulle case automobilistiche locali affinché esportino più veicoli in Europa.

Le importazioni cinesi di veicoli elettrici potrebbero costare all'Unione europea oltre 24 miliardi di euro di produzione economica nel 2030, ovvero lo 0,15% del prodotto interno lordo del blocco, ha affermato Allianz Trade. Ma le «economie dipendenti dall'automotive come Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca potrebbero subire un colpo ancora più grande», tra lo 0,3% e lo 0,4% del Pil, afferma il rapporto, intitolato: «La sfida cinese all'industria automobilistica europea».

«La posta in gioco è alta per l'industria automobilistica europea: quattro auto su cinque vendute in Europa sono assemblate localmente», aggiunge il rapporto. “L'Europa è anche la potenza mondiale delle esportazioni nel settore, con il commercio di automobili che ha generato ogni anno tra i 70 ei 110 miliardi di euro di surplus commerciale per l'economia europea nell'ultimo decennio».

Il rapporto evidenzia che l'Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti ha reso l'Europa un obiettivo per le esportazioni cinesi, visto che per vendere in Europa, al momento, non esistono barriere, come sottolineato mesi fa dal presidente dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori, Luca de Meo. L'Europa rimane relativamente aperta ai veicoli elettrici importati - Tesla, ad esempio, rappresenta il 20% delle vendite di auto completamente elettriche in Europa - mentre gli Stati Uniti sono “destinati a diventare un mercato molto più difficile” da conquistare per i veicoli cinesi, perché l'IRA impone che le auto vendute negli Usa siano realizzate per il 50% con materie prime di origine locale, pena l’esclusione dagli incentivi fino a 7.500 dollari.

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