Allarme manodopera: la corsa ad acquisire terzisti esperti coinvolge grandi marchi e Pmi
Il reshoring attuato dai big ha “occupato” i laboratori di manifattura d’eccellenza rimasti in attività dopo la valanga del Covid. E per poter crescere, le aziende avviano anche nuovi progetti di formazione
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
Riorganizzare e rafforzare la filiera produttiva: è una delle priorità dell’industria italiana della moda in questo anno partito bene sul fronte del mercato (+21% l’export di abbigliamento uomo nei primi due mesi) ma ancora incerto negli sviluppi e caratterizzato dalle difficoltà nel trovare manodopera specializzata. Al Pitti Uomo, la più importante fiera al mondo di moda maschile (fino a domani a Firenze), l’attenzione è concentrata sulle collezioni presentate da 825 brand, per il 43% stranieri.
Per realizzare le collezioni, e per farlo nei tempi previsti, le aziende stanno rivedendo assetti produttivi consolidati, stringendo i legami con i fornitori, dando vita a nuovi reparti o potenziando quelli esistenti. Il fenomeno è guidato dai grandi marchi, che hanno acquisito concerie, pelletterie, maglifici e laboratori di cucitura, ma tocca da vicino anche i brand di piccole e medie dimensioni, che rischiano di non trovare più terzisti.
«Nel distretto di Empoli il reshoring attuato dai grandi marchi ha prodotto una saturazione dei laboratori di cucitura rimasti in attività – spiega Marco Landi, titolare del brand L’impermeabile che al Pitti ha presentato una capsule realizzata col modello Marco Castelli – e così abbiamo deciso di rafforzare la parte produttiva, creando una sartoria interna». L’operazione è promossa dall’azienda di famiglia, Landi Confezioni, nata nel 1948 e arrivata alla terza generazione, che nel 2022 ha fatturato cinque milioni: «Abbiamo già assunto una decina di giovani a cui insegniamo a cucire e vogliamo continuare in questa direzione per diventare più autonomi e con elevati, rispettando i tempi di consegna».
Ha in programma di rafforzare la parte produttiva ancheAndrea Dini, titolare del marchio lombardo Paul&Shark, 150 milioni di fatturato 2022 e un maglificio di proprietà dal 1921, che sta potenziando la tessitura con investimenti tecnologici e si sta strutturando per formare “in casa” operatori tessili. «Nel distretto di Busto-Gallarate-Varese c’erano dieci istituti tessili – spiega Dini –. Non ce ne sono più: l’ultimo ha chiuso durante il Covid. Trovare sul mercato figure specializzate è ormai impossibile, per questo abbiamo deciso di utilizzare il personale qualificato che abbiamo per formare nuove leve, magari collaborando con i nostri fornitori di macchinari tessili».
Alla creazione di una scuola, non aziendale ma di area, ha già provveduto Claudio Marenzi, patron di Herno (153 milioni di fatturato 2022, 177 milioni previsti quest’anno): l’ha creata pochi mesi fa a Novara, in collaborazione con l’Istituto Secoli e con altri brand di moda presenti nella zona come Gucci, In.Co, Versace e Zamasport, per formare prototipisti: «L’attenzione alla catena di fornitura sta diventando sempre più importante – sottolinea Marenzi – e questo significa che dobbiamo pensare a nuove modalità per trovare personale e per trattenerlo. In Sicilia, dove esistono competenze sartoriali di alto livello e dove possediamo una fabbrica abbiamo lanciato una produzione in piccoli laboratori di paese, che aiutiamo ad aprire e in cui lavorano le persone della zona». Herno oggi può così contare su diversi laboratori di cucitura sparsi nei piccoli centri del Parco naturale dei Nebrodi, da Torrenova fino a Randazzo (Catania). La ricerca di un modello produttivo sostenibile s’annuncia faticosa soprattutto per i piccoli marchi: «I grandi brand si stanno appropriando della supply chain, comprando i pezzi pregiati della filiera – conclude Marenzi – e i problemi maggiori saranno per chi ha piccole dimensioni e in futuro potrebbe rischiare di non riuscire a produrre».
Cuoio di Toscana è il consorzio leader nella produzione di cuoio da suola, con una quota del 98% del marcato italiano e di oltre l'80% di quello europeo. Ieri, in occasione di Pitti Uomo, ha presentato a Palazzo Strozzi la nuova Green Sole, svelando un’estetica inedita della suola verde, 100% ecosostenibile. Una nuova, accattivante, veste, nel pieno rispetto delle tecniche di lavorazione della concia vegetale lenta in vasca, che consente la trasformazione delle pelli grezze in un materiale durevole, riconosciuto in tutto il mondo. I principi di sostenibilità e tracciabilità sono alla base del marchio di calzature Cuoio di Toscana, creato nel 1985 per diffondere la cultura del cuoio da suola dall’omonimo consorzio, che rappresenta sette concerie dei distretti di San Miniato e Santa Croce sull’Arno (Pisa).
Consigli24: idee per lo shopping
Scopri tutte le offerteOgni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link, Il Sole 24 Ore riceve una commissione ma per l’utente non c’è alcuna variazione del prezzo finale e tutti i link all’acquisto sono accuratamente vagliati e rimandano a piattaforme sicure di acquisto online
loading...