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Allarme massimo mai venuto meno

di Marco Ludovico

2' di lettura

Gli arresti a raffica e le perquisizioni in tutta Italia di queste ore nel contrasto alla minaccia fondamentalista non sono un'attività straordinaria. Giungono invece al momento finale di un'azione quotidiana delle forze di polizia e di intelligence davanti al fattore più strategico e più difficile da coltivare: la prevenzione. Ogni giorno ormai al ministero dell'Interno, guidato da Marco Minniti, al Casa (Centro analisi strategica antiterrorismo) si scambiano, verificano, confrontano le segnalazioni e le informazioni di ogni fonte. In caso di attendibilità riscontrata, si passa all'attività operativa. Tra forze di polizia, servizi di informazione e sicurezza, amministrazione delle carceri.

Dal 2015 “allerta 2”, il più alto
Dopo la strage del Bataclan a Parigi l'allora ministro dell'Interno, Angelino Alfano, alzò il livello di allerta al livello 2, il più alto possibile: definisce uno scenario di “probabili o imminenti attacchi terroristici” e impone un assetto specifico e speciale delle forze di sicurezza con attività continue di posti di blocco, ricognizioni e attività informative, scambi continui tra diversi apparati. Quel livello non è mai stato abbassato - non ci sarebbe alcun motivo per farlo - né può essere alzato se non in un caso: l'attentato, cioè “l'attacco in corso”, che porta l'allerta al livello 1.

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La percezione a ondate della minaccia
La propaganda Isis si moltiplica e si amplifica fino all'inverosimile proprio quando si svolge un attentato: l'effetto mediatico raggiunge lo scopo della strategia terroristica più di ogni altra azione. Venuta meno la forza dell'Isis in quanto stato, ormai ridotto ai minimi termini, si sono invece diffuse le attività sui social network per predicare la jihad. La percezione pubblica del rischio terrorismo non corrisponde, dunque, alle condizioni effettive della minaccia: “Concreta e attuale” come scrive la relazione Dis 2017 presentata a febbraio dal prefetto Alessandro Pansa a palazzo Chigi con il premier Paolo Gentiloni.

Effetto “visibilità” dell'azione di polizia
All'avvicinarsi di Pasqua, poi, resta ovvio l'intensificarsi dell'azione di prevenzione e di repressione, compreso il meccanismo – unico in Europa – delle espulsioni con relativo rimpatrio. Ormai dall'anno scorso si viaggia alla media di un sospetto terrorista espulso ogni tre giorni, siamo già a quasi trenta dall'inizio dell'anno. Per dirla in modo banale, fare un attentato oggi in Italia non è poi così facile, anche il web viene monitorato “H24”. Ma il rischio, come dicono tutti gli addetti ai lavori, c'è ed è in salita.

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