ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùProfessione in crisi

Sos medici di famiglia, il governo studia la riforma: ecco cosa potrebbe cambiare

Sono sempre di meno e durante la pandemia sono stati travolti facendo emergere i limiti dei loro studi. Ecco perché una riforma non è più procrastinabile.

di Marzio Bartoloni

Sanità, confronto a distanza tra governo e medici sulla riforma

3' di lettura

Sono sempre più difficili da trovare tanto che in vent’anni se ne contano 10mila in meno costringendo gli italiani a difficili gincane per averne uno. Durante la pandemia sono stati travolti facendo emergere i limiti dei loro studi: troppo isolati rispetto agli ospedali. Ecco perché la riforma dei medici di famiglia ormai non è più procrastinabile come chiede anche l’Europa in vista del decollo della nuova Sanità territoriale su cui il Pnrr investe 7 miliardi. Il Governo ci sta riflettendo e sul tavolo ci sono due strade che potrebbero essere percorse insieme: da una parte assumere i giovani generalisti nelle nuove Case di comunità e dall’altra potenziare gli studi con apparecchiature e strumentazioni per consentire ai medici di famiglia di prescrivere anche i ricoveri riducendo l’affollamento dei pronto soccorso.

L’allarme carenza è sempre più pesante

La grande emorragia dei medici di famiglia continuerà almeno fino al 2025 quando - secondo le stime dell’Agenas - ce ne saranno a disposizione degli italiani soltanto 36628 (erano oltre 46mila nel 2002 e 40mila nel 2021). Questi numeri spiegano bene le difficoltà di tanti italiani a trovare il proprio dottore di fiducia che spesso si vede costretto all'over booking e cioè a superare quel massimale di 1.500 assistiti fissato dai tetti. Si tratta di una vera e propria desertificazione cominciata da tempo e che si è acuita in questi ultimi anni a causa del maxi esodo di camici bianchi che vanno in pensione in massa con i “ricambi” che non sono sufficienti a riempire i buchi lasciati da chi è uscito. Una boccata d'ossigeno per invertire questa tendenza è attesa con la formazione delle nuove leve che potranno sfruttare le 900 borse in più all'anno approvate dal precedente Governo coni fondi del Pnrr che si sommano ai finanziamenti ordinari: per tre anni e cioè fino al 2025 le borse passano da 1.879 a un totale di 2.779.Il concorso è partito lo scorso marzo (in forte ritardo) e potrebbe non aver riempito tutti i posti.

Loading...

La nuova Sanità territoriale e il nodo del personale

Nel Pnrr si stanziano oltre 15 miliardi per la Sanità di cui circa la metà per il territorio e in particolare 3 miliardi per costruire entro il 2026 oltre 1350 Case di comunità - una sorta di maxi ambulatorio sul territorio per prime cure e diagnosi per arginare il sovraffollamento dei pronto soccorso - e circa 400 Ospedali di comunità, strutture dove ricoverare pazienti cronici che non hanno bisogno delle cure ad alta intensità di un ospedale normale. Tra i nodi principali emersi subito c’è quello del personale da far lavorare dentro le nuove strutture: oltre a qualche specialista e agli infermieri - anche loro difficilissimi da trovare - ìl’idea è far lavorare anche i medici di famiglia nelle Case di comunità. Ma come? il precedente Governo Draghi aveva pensato di vincolarli un certo numero di ore da lavorare nelle nuove strutture, ma il progetto è naufragato con la caduta dell’Esecutivo. Ora l’idea a cui lavora il ministero della Salute è consentire ai giovani generalisti appena specializzati di essere assunti come dipendenti mentre chi vuole resterà in convenzione (oggi il rapporto è infatti libero professionale) sia lavorando nei nuovi spazi delle Case di comunità che restando nei propri studi come accade oggi.

Medici di famiglia come alternativa al pronto soccorso

L’altra strada è quella di provare a fare dei medici di famiglia anche un importante snodo per i Pronto soccorso ed arrivare a prevedere un percorso accademico per la loro formazione, al fine di rendere più attrattiva questa professione, passando dall'attuale corso di formazione in Medicina generale post laurea di durata triennale gestito dalle Regioni a una specializzazione universitaria della durata minima di 4 anni. La revisione del modello degli studi punterebbe invece a consentire al medico di poter prescrivere il ricovero ove necessario, in modo che il cittadino possa saltare l'attesa in Pronto soccorso ed entrare subito in reparto. Una sperimentazione in tal senso si è fatta in Lombardia con l'istituzione di un 'codice blu «ma il problema è che per poter fare questo il medico dovrebbe essere messo in grado di effettuare esami diagnostici completi, a partire da elettrocardiogrammi e test cardiologici, ma ad oggi - rileva il segretario della Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg), Silvestro Scotti - i nostri studi ancora non hanno la strumentazione diagnostica necessaria. I fondi per la dotazione diagnostica sono previsti dal 2019, ma le Regioni non hanno avviato le procedure necessarie».

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti